Il tavolo è per Domenico Parisi (Palermo, 1916 – Como, 1996) l’asse attorno al quale ruota la convivialità domestica all’interno della casa. E nel Belvedere, alla Villa Reale di Monza, eco di una libertà progettuale indiscussa e a lungo dimenticata, sono presentati sette tavoli realizzati da Parisi fra il 1948 e il 1955. Nel 1947 Parisi e la moglie Luisa fondano La Ruota, luogo di progettazione ma anche d’arte, di esposizione e di cultura. Nel 1952, su sollecitazione dell’amico Alberto Sartoris, Parisi riceve la laurea in Architettura presso l’Institut Aetheneum di Losanna. E, sempre a partire dai primi Anni Cinquanta, la sua attività si fa sempre più prolifica. Ico assume, come base metodologica all’operare, il concetto, già proprio di Carlo Belli e di Alberto Sartoris, di “integrazione delle arti”: solo lo stretto coinvolgimento di pittori e scultori nel lavoro di progettazione potrà portare a un nuovo modo di fare architettura. Alcuni esempi di questo metodo sono riscontrabili in casa Carcano a Maslianico (Como) del 1950, che, per la prima volta, vede coinvolti artisti quali Mario Radice e Fausto Melotti.

NON SOLO ARCHITETTO
Ico Parisi, alla Villa Reale di Monza, si rivela architetto, designer, art director, fotografo, regista cinematografico, pittore e artista puro. Ritrovare Ico Parisi rende un primo omaggio al suo lavoro, rispettando punti cronologici e tipologici – attraverso la presentazione dei numerosi ed eterogenei materiali esistenti – destinati ad approfondire uno fra i creativi che hanno maggiormente interagito con il territorio allargato di Monza e Brianza. La mostra, infatti, proviene dall’infaticabile attività dell’Archivio del Design di Ico Parisi di Como.
I curatori hanno selezionato un paesaggio allestitivo composto da selezionatissimi lavori del designer di origine palermitana, prodotti al termine degli Anni Cinquanta, e un’unica tipologia, il tavolo (accompagnata da diversi esempi di sedute). Le isole strutturali che contengono e sostengono, come cortine invisibili, gli arredi, rendono un tributo minimale alla costanza e all’inventiva con cui Parisi ha sviluppato la struttura trilitica del tavolo, considerandolo una sorta di radice, di origine dell’architettura.

IL TAVOLO E LA VITA DOMESTICA
I sette tavoli in mostra sono stati raramente visibili tutti assieme, come progetti appartenenti a un’unica branca del sapere, riunito in uno stesso oggetto-simbolo. Il tavolo, nelle svariate accezioni, che vanno dalla vera e propria mensa alla scrivania, dalla consolle al coffee table e al carrello di servizio, è un argomento tipologico che accompagna Parisi fin dagli inizi della sua vicenda progettuale ed è un terreno su cui l’architetto comasco dimostra una fantasia progettuale che indaga soluzioni organiche e al tempo stesso vagamente astrattiste, sperimentando materiali studiati presso gli artigiani e gli industriali canturini. Ogni tavolo, infatti, incarna le forme di una storia diversa, fatta di cura e di sperimentazione a favore della vita domestica.
Ginevra Bria