Uno storico teatro di Firenze riparte dopo la riqualificazione. Rischiava di diventare un centro benessere
A gennaio 2026, tornerà ad alzarsi il sipario dello storico Teatro Nazionale situato a due passi da Piazza della Signoria. Negli anni scorsi l’immobile è stato acquistato e quindi restaurato su iniziativa dell’architetto Marco Casamonti. La storia
Quasi sul finire dell’anno segnato dalla querelle attorno al cosiddetto “Cubo nero”, a Firenze arriva una notizia in controtendenza. Una sorta di promemoria, utile a ricordare che all’uso del patrimonio immobiliare ereditato dalle precedenti generazioni per finalità turistiche esistono sempre alternative. Nel capoluogo toscano, come ovunque. Intendiamoci, nessuna illusione che l’imminente riapertura del centralissimo Teatro Nazionale (attesa a gennaio 2026, intanto per uso privato; poi, una volta ottenuti i necessari nullaosta, la sala accoglierà anche spettacoli pubblici) sia di per sé sufficiente per arginare la fuga dei residenti dal nucleo storico di Firenze o per sciogliere quel groviglio di fenomeni, quotidianamente denunciato dalla comunità locale, riassumibili nel concetto di “progressiva perdita dell’identità”. Nello stesso tempo, però, non si può neppure ignorare che, almeno questa volta, la città non ha perso uno spazio culturale a favore di una spa. Dopo essere intervenuta sotto al Piazzale Michelangelo, in una galleria impiegata durante la Seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo e dal 2022 rinata come Rifugio Digitale (e da allora dedicata alla promozione artistica), la famiglia Casamonti ha scelto di scendere in campo e di promuovere un intervento che, di fatto, ha ribaltato le sorti di uno storico edificio poco distante da Palazzo Vecchio.
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Marco Casamonti acquista e restaura un teatro nel centro storico di Firenze
Si deve infatti all’architetto Marco Casamonti l’acquisto per 2 milioni di euro del manufatto del Teatro Nazionale, sito all’angolo tra Via dei Cimatori e Via dei Cerchi: in disuso dagli Anni Ottanta, vanta una storia secolare e stratificata. Con la sua acquisizione, che sarebbe avvenuta circa sei anni fa, per la struttura sorta sul finire del Seicento si è interrotto l’iter che avrebbe dovuto renderla un centro benessere, così com’era inizialmente previsto dalla vendita alla società Bl Consulting da parte degli allora proprietari. L’investimento complessivo dell’architetto e del suo socio ha negli anni raggiunto quota 15 milioni di euro, somma necessaria per assicurare all’edificio, sottoposto a tutela, l’improcrastinabile consolidamento strutturale e l’adozione di tutte quelle misure essenziali per la piena leggibilità del suo impianto: quello di un teatro all’italiana, con platea a ferro di cavallo e quattro ordini di palchi. La sala teatrale dispone oggi di 300 posti e 50 palchi, associata a uno spazio libreria-caffetteria.

Storia breve del Teatro Nazionale di Firenze
Il cambio di destinazione d’uso appartiene al DNA dello stabile in questione, eretto intorno al 1650 su iniziativa privata come ricovero per bambini e ragazzi in difficoltà. Conosciuto anche come il “riformatorio dei monellini”, divenne poi un ospedale e quindi un teatro, assumendo più denominazioni e accogliendo varie configurazioni architettoniche. Dopo aver ospitato anche il debutto della maschera di Stenterello, negli anni Trenta del Novecento divenne quindi il Nazionale, con una programmazione in cui gli spettacoli dal vivo lasciarono progressivamente posto alle proiezioni cinematografiche. Saltuarie, infine, e legati a puntuali eventi, sono state le sue aperture negli ultimi quattro decenni. Si arriva quindi all’annunciata riapertura, a inizio 2026, e all’avvio di una nuova fase, con un piano di gestione in via di definizione. Un ruolo chiave è stato affidato al pianista canadese Hershey Felder, già alla direzione artistica del più antico teatro di Firenze – il Teatro Niccolini, fondato a sua volta nel 1650 e situato nei pressi di Santa Maria del Fiore. Presumibilmente, per almeno sei mesi, sarà lo stesso studio Archea a occuparsi degli spazi del teatro.

Lo studio Archea Associati restaura uno storico teatro fiorentino
Il progetto di recupero e valorizzazione del Teatro Nazionale è stato anch’esso curato dallo studio Marco Casamonti /Archea Associati, che si è misurato con un immobile in condizioni anche critiche. Al consolidamento della struttura ha fatto seguito il restauro degli apparati decorativi – stucchi, dorature, capitelli – eseguito con materiali e metodi artigianali e reso possibile grazie al coinvolgimento di maestranze locali. Tra la novità introdotte si segnala la realizzazione di una nuova sala per eventi e incontri, sopra il quarto ordine di palchi, dotata di un tetto scorrevole come coronamento e con vista sui monumenti di Firenze, e l’inserimento di impianti tecnologici all’avanguardia (dal grande schermo led automatizzato all’impianto acustico Dolby Atmosphere), in grado di supportare le esigenze degli spettacoli dal vivo. Per Marco Casamonti, il risultato è “un’architettura che parla del tempo, che unisce l’eredità del passato alla sensibilità del presente, che restituisce a Firenze un teatro, ma anche un simbolo di rinascita e di speranza”.
Valentina Silvestrini
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