Franco Festival, l’evento che ha messo la cultura al centro della rigenerazione urbana. Ecco com’è andato

“Generare nuove occasioni di incontro e scambio” è l’obiettivo dell’iniziativa nata dall’omonimo forum dedicato alla rigenerazione a base culturale. All’ex Cartiera di Marzabotto, in provincia di Bologna, si è svolta la sua prima edizione

La prima edizione di FRANCO Festival segna l’evoluzione del forum regionale sulla rigenerazione urbana a base culturale in un momento pubblico di confronto, partecipazione e sperimentazione. Tra talk, premiazioni e performance artistiche, il festival ha riunito per due giorni progettisti, comunità e istituzioni attorno a un obiettivo condiviso: trasformare spazi e territori attraverso la cultura. Ospitata a Lama di Reno (Bologna), nell’ex Cartiera di Marzabotto, un luogo-simbolo di rinascita, l’iniziativa guarda già al futuro con nuovi percorsi di lavoro e una visione chiara sul ruolo dei luoghi rigenerati per l’Appennino di domani. Ne abbiamo parlato con Martina Lodi e Ambra Lombardi di ART-ER, responsabili dell’iniziativa FRANCO.

Dal forum al festival: intervista alle organizzatrici di FRANCO Festival

L’iniziativa FRANCO nasce da un’esperienza di osservazione delle realtà culturali attive nei comuni dell’Emilia-Romagna: cosa vi ha spinto a trasformarla in un festival?
Il 2024 è stato l’anno di avvio di FRANCO, il forum dedicato alla rigenerazione urbana a base culturale. Per mesi abbiamo attraversato la regione, visitando luoghi rigenerati e osservando da vicino come la cultura possa diventare un motore di trasformazione. Dopo un primo anno “in movimento”, abbiamo sentito il bisogno di concentrare energie, storie ed esperienze in un unico luogo e in un momento condiviso. La dimensione del forum – inteso come occasione di confronto e dialogo – rimane centrale, ma prende la forma di un evento aperto, partecipato, collettivo.

Qual è la missione principale del vostro progetto per rigenerare gli spazi e coinvolgere le comunità locali?
L’obiettivo è duplice: da un lato, ascoltare e mettere in rete le esperienze che in Emilia-Romagna stanno già trasformando edifici dismessi, spazi pubblici e luoghi fragili in centri di produzione culturale, sociale e civica. Dall’altro, creare dialogo tra queste esperienze, le istituzioni e i decisori pubblici per costruire politiche più efficaci, più trasversali e più vicine alla realtà dei territori.

Il meglio della prima edizione di FRANCO Festival

Com’è andata questa prima edizione del festival? Quali sono stati, secondo voi, i momenti più significativi?
È andata molto bene: grande partecipazione, ottima risposta del pubblico e contenuti di alto livello. Il primo giorno ha registrato un’affluenza sorprendente, mentre il secondo è stato ricchissimo di riflessioni, soprattutto sul tema delle aree interne.

Qualche esempio?
Tra i momenti più intensi c’è stato il talk curato da BAM! Strategie Culturali, dedicato alla riqualificazione di ex manicomi, ospedali psichiatrici e carceri. Sono stati presentati progetti come La Città dei Matti, Ecosistema Palazzo d’Avalos e Olinda, e a fine incontro è stato registrato un podcast per diffondere ulteriormente le riflessioni emerse.

Oltre ai dibattiti, c’è stata anche un’occasione per discutere sulle strategie per finanziare questi progetti.
Sì, molto partecipato è stato anche il talk “Finanziare la rigenerazione culturale in Appennino”, un confronto sugli strumenti di sostegno economico per le aree interne, dal crowdfunding al supporto di banche e fondazioni. Con la metafora del Monopoli, proposta da Martina Bacigalupi, che ha curato l’incontro, si è riflettuto su come ogni progetto di rigenerazione culturale debba affrontare imprevisti, opportunità e scelte strategiche, proprio come in una partita.

Il festival è stato inoltre occasione di premiazioni: quali progetti si sono distinti?
Durante l’evento sono stati consegnati gli attestati ai vincitori del Premio NEB Emilia-Romagna 2025 – Rigenerare con la cultura. Per i “Progetti consolidati” ha vinto Manualetto di Studio Doiz APS: un festival che riattiva spazi della Darsena di Ravenna con arti performative e architetture effimere. Per i “Nuovi progetti” è stato premiato Sottoponte di Cinqueminuti APS, che trasformerà un cavalcavia percepito come insicuro in un luogo di socialità, arte e partecipazione. Menzioni speciali a Confiscata, sgangherata, vissuta di Libera Bologna e Danzando con Salus di Eta Beta.

Non solo talk e tavole rotonde. L’ex Cartiera di Marzabotto ha ospitato anche un programma culturale, con installazioni, musica e attività artistiche. Quali i punti di forza?
Abbiamo scelto Parsec APS per la curatela della parte artistica che ha selezionato professioniste accomunate da un focus sul rapporto tra montagna, paesaggio e pratiche di prossimità, in coerenza con il contesto che ci ospitava. La mostra Field Diary ha raccolto i lavori di Iside Calcagnile, Caterina Gobbi e Irene Cassarini, che hanno indagato paesaggi, memorie e processi di trasformazione. Uno dei momenti più suggestivi è stata Dröm, la live performance generativa di Cassarini che ha condotto il pubblico attraverso un ecosistema visivo e sonoro in continua mutazione.

Oltre il festival: il futuro di FRANCO Festival e dell’ex Cartiera di Marzabotto

Quali saranno gli sviluppi di FRANCO?
Per noi il Festival è stato un momento importante di networking e di restituzione pubblica, ma il lavoro del Forum prosegue. Ad esempio stiamo lavorando a livello regionale e interregionale per rafforzare le politiche di rigenerazione e sperimentare strumenti e misure innovative.

L’ex Cartiera di Marzabotto, che nel corso degli anni ha attraversato fasi di prosperità e periodi di abbandono, è un luogo particolarmente significativo dal punto di vista della rigenerazione urbana. Come immaginate il suo futuro?
È promettente. L’abbiamo scelta per ospitare la prima edizione del festival perché rappresenta un simbolo di rigenerazione. Il suo percorso di rinascita, infatti, è iniziato prima del festival – anche grazie ai finanziamenti PNRR –  e continuerà anche oltre. In questi giorni si è chiusa la manifestazione di interesse per individuare il nuovo gestore del complesso. Gli spazi ospiteranno un mix di funzioni: coworking, residenze, bar, auditorium, sale espositive, aree sportive e culturali. Ci auguriamo quindi che l’ex Cartiera possa diventare un nuovo polo di comunità, cultura e innovazione per l’Appennino.  

Carolina Chiatto

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Carolina Chiatto

Carolina Chiatto

Cresciuta in provincia di Potenza, si laurea in Scienze dell’Architettura presso l’università di Roma Tre. Dopo aver vinto una borsa di studio con l’università di Cagliari per partecipare a un corso di formazione per giovani imprenditori, si appassiona al mondo…

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