Storia della fabbrica medievale sull’Arno che ospita uno studio d’artista (e potrebbe diventare museo)
Alle porte di Firenze, l’opificio medievale destinato alla lavorazione della lana è una testimonianza unica in Europa di protoindustria tessile. Oggi in abbandono, resta in vita grazie all’impegno di un artista. Ma un nuovo finanziamento potrebbe finalmente trasformare il sito in museo

Un ponte con il passato e una visione per il futuro. Su questo duplice binario sembra destinata a incanalarsi la progettualità per la rinascita delle Gualchiere di Remole, prossime a una riqualificazione che, dopo molti anni di abbandono, dovrebbe garantire da un lato la messa in opera di una piccola centrale idroelettrica, dall’altro la creazione di un museo per raccontare la storia del sito.
L’operazione può contare al momento su 3 milioni di euro che la Regione Toscana stanzierà nel bilancio di previsione 2026, con l’obiettivo di avviare almeno una parte dei lavori per la realizzazione del museo, propiziando così la restituzione delle Gualchiere, oggi di proprietà del Comune di Firenze, alla collettività.

La storia delle Gualchiere di Remole sull’Arno. Un longevo opificio tessile
Nel tratto d’Arno che scorre tra Firenze e Pontassieve, le Gualchiere di Remole costituiscono un monumento di archeologia industriale che è testimonianza preziosa del periodo medievale. Si tratta, infatti, dell’unico complesso superstite dei numerosi opifici che all’epoca sorsero lungo le rive dell’Arno per sfruttare il funzionamento della ruota idraulica nella protoindustria tessile: attraverso la follatura, detta anche gualcatura, i panni di lana acquisivano compattezza, morbidezza, ma anche resistenza e impermeabilità. Posto sulla riva sinistra dell’Arno, pochi chilometri a monte di Firenze, il complesso era strutturato in modo da sfruttare al massimo la forza motrice generata dalle acque del fiume: la sua costruzione risale alla metà del Trecento, anche se la prima notizia certa è datata 1425. A Remole, le gualchiere, appartenute fino al 1541 alla ricca famiglia fiorentina degli Albizi e poi divenute proprietà dell’Arte della Lana (fino al 1728), sono rimaste in attività per oltre cinque secoli – fino all’alluvione del 4 novembre 1966 – e questo le ha preservate integre, ancora conservate nelle architetture e negli annessi idraulici: un unicum nel panorama dell’archeologia preindustriale europea.

L’abbandono delle Gualchiere di Remole
Gli ultimi decenni sono però trascorsi tra degrado e proposte di rigenerazione mai andate a buon fine, con l’interessamento dell’Unesco e una serie di progetti di recupero abbozzati – e puntualmente accantonati – per farne un museo e un parco culturale (o un Borgo dei Saperi, centro di alta formazione e ricerca). Così, dopo alcune brevi parentesi come mulino e colorificio, il complesso giace in disuso dal 1980. Si conservano il corpo di fabbrica principale caratterizzato da due torri merlate, una pescaia, le cateratte per indirizzare l’acqua verso la gora. L’alluvione del ’66 ha invece distrutto il porticciolo per l’approdo del traghetto che portava i panni alla Nave ai Martelli, prima che partissero per Firenze a dorso d’asino. Il tutto era, un tempo, circondato da mura, che insieme alle torri merlate hanno sempre conferito all’opificio l’aspetto di una piccola fortezza.

Uno studio d’artista alle Gualchiere di Remole. L’atelier di Piero Gensini
Fino agli Anni Sessanta, inoltre, il piccolo borgo costituitosi all’interno delle mura è stato abitato, dotato anche di una scuola elementare. Oggi, unico custode del sito è rimasto lo scultore Piero Gensini, che alle Gualchiere ha allestito nel 1992 il suo atelier (pagando regolare affitto al Comune) e da molti anni si prende cura del luogo, aprendo lo studio al pubblico in occasione di mostre o eventi (il 4 ottobre 2025 si apre in occasione della XXI Giornata del Contemporaneo) o facendosi cicerone durante le visite guidate all’esterno del complesso.
La rinascita delle Gualchiere di Remole come museo?
Intanto si spera che il nuovo interessamento della Regione porti finalmente a un risultato concreto. Nel 2020 la Soprintendenza aveva chiesto a Palazzo Vecchio un progetto di restauro dell’immobile (che in passato il Comune ha più volte provato a vendere all’asta, senza successo): ennesimo nulla di fatto. L’ultimo sopralluogo congiunto del presidente Eugenio Giani con l’Assessore al patrimonio del Comune di Firenze e i sindaci di Pontassieve e Bagno a Ripoli autorizza a essere fiduciosi. Prima dell’estate, un finanziamento di 340mila euro del Fondo Sviluppo e Coesione ha permesso di mettere in sicurezza le coperture e consolidare le murature; e lo stanziamento di 3 milioni servirà a realizzare il primo embrione del Museo delle Gualchiere. Il sito diventerà, però, anche polo d’innovazione sostenibile, grazie alla conversione in centrale idroelettrica capace di creare energia rinnovabile dall’Arno. L’obiettivo ambizioso è quello di fare delle Gualchiere di Remole un parco metropolitano fluviale, porta d’ingresso a Firenze. Dall’acqua.
Livia Montagnoli
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