Non solo vetro e acciaio. Tour nella Chicago dell’Art Déco: l’architettura del New Deal
Incubatore di innovazioni che ha visto all’opera alcuni dei più grandi architetti della modernità, Chicago è un saggio di storia dell’architettura del Novecento. Con l’ausilio del Chicago Architecture Center, nel centenario dell’Art Déco, vi proponiamo un tour tra gli edifici ispirati dal gusto importato dall’Europa nell’America in uscita dalla crisi del 1929

Nel cortile della Robert J. Quinn Fire Academy, dove ora si addestrano i vigili del fuoco di Chicago, la scultura in bronzo alta oltre 10 metri, realizzata da Egon Weiner nel 1961, rappresenta una fiamma che si alza verso il cielo. L’indirizzo, il 558 di West DeKoven Street (nell’area che fu la Little Italy cittadina), non è casuale. Leggenda vuole che, poco distante, nella notte dell’8 ottobre 1871, una mucca rovesciò una lampada nel fienile della casa di Catherine O’Leary, dando inizio all’evento passato alla storia come il Grande Incendio di Chicago.
Il Grande Incendio di Chicago e la rinascita architettonica della città
A causa della siccità e dei forti venti, le fiamme divamparono fino alle prime ore del 10 ottobre, distruggendo quasi 9 chilometri quadrati di città: più di 300 persone persero la vita e un terzo della popolazione rimase senza casa (gran parte degli edifici, all’epoca, erano costruiti in legno). L’incendio fu uno dei più grandi disastri americani dell’Ottocento, ma diede immediato impulso alla ricostruzione. E se da quasi 150 anni Chicago è considerata uno dei più incredibili laboratori di architettura al mondo, le origini sono da rintracciarsi proprio in quella tragedia. L’approccio innovativo degli architetti del tempo – da Dankmark Adler a Daniel Burnham e Louis Sullivan – e di chi li seguì – Frank Lloyd Wright in testa, senza dimenticare Ludwig Mies van der Rohe, che in città emigrò dalla Germania nel 1938, assumendo la direzione del dipartimento di architettura dell’Illinois Institute of Technology, facendo evolvere un’idea di modernismo tutto vetro e acciaio – regalò a Chicago diversi primati. Nel 1885, la costruzione dell’Home Insurance Building – 42 metri sostenuti da una struttura in acciaio – segnava la nascita del primo grattacielo della storia.
Proprio per la capacità di captare e rielaborare molti degli spunti in arrivo dall’Europa in balia delle turbolenze della prima metà del Novecento, Chicago si farà anche manifesto dell’architettura Art Déco, recependo quell’estetica – affermatasi nel Vecchio Continente nei ruggenti Anni Venti – che nel 2025 celebra il suo centenario.

L’architettura Art Déco oltre l’Atlantico. Il modello Chicago
Nell’era del New Deal, Chicago condivide con altre città americane l’entusiasmo per il gusto Art Déco importato dall’Europa, che ben si presta a rappresentare la rincorsa alla ripresa industriale e al progresso. Ma nella Windy City il fenomeno si esprime e si diffonde con caratteristiche peculiari. È Adam Rubin, Senior Director of Public Engagement del Chicago Architecture Center, fondazione culturale che dagli Anni Sessanta promuove il valore del design e dell’architettura nell’interpretazione della realtà, a raccontarci di più, partendo da un avvenimento che segnò ulteriormente lo sviluppo urbanistico e commerciale della città.
Che impatto ebbe la Century of Progress Exposition del 1933-34 sulla diffusione a Chicago dell’Art Déco?
I progettisti della Century of Progress Exposition del 1933-1934 – la seconda Esposizione Universale di Chicago – adottarono un’estetica moderna per riflettere la crescita e il potere di Chicago. Questi stili sarebbero poi stati conosciuti come Art Déco e Modernismo. Gli edifici costruiti per l’Esposizione presentavano linee pulite, materiali sintetici e vivaci tocchi di colore: non sono sopravvissuti, ma lo stile Art Déco ha pervaso l’architettura cittadina dell’epoca, di cui ancora abbiamo ampia testimonianza.
E quanto a lungo si sentirono in città gli effetti del gusto Art Déco?
La golden age dell’Art Déco qui si concluse negli Anni ’40, ma lo stile non è mai tramontato del tutto. Gli architetti contemporanei fanno ancora riferimento a quel sistema, per esempio adottando forme geometriche o recuperando intricate lavorazioni in metallo. Credo che l’Art Déco non passerà mai del tutto di moda per quello che rappresenta nell’immaginario collettivo: prosperità e progresso.
Infatti, che società rappresentava, all’epoca, l’architettura Art Déco?
A Chicago l’Art Déco rappresentava una società ottimista, moderna e proiettata al futuro. Questo si rifletteva in edifici dalle linee eleganti, simbolo di progresso e raffinatezza. L’Art Déco mirava a rendere accessibile la bellezza, con soluzioni di design e l’applicazione delle arti decorative a grattacieli che ospitavano uffici o condomini.

Alla scoperta della Chicago Art Déco
Possiamo individuare elementi distintivi dell’Art Déco di Chicago, rispetto ad altre città americane?
Chicago vanta innumerevoli, piccole gemme Art Déco nascoste nei diversi quartieri della città, soprattutto in edifici residenziali a cui spesso non si presta attenzione. Spesso si tratta di elementi decorativi utilizzati sui portali o negli atri, combinati con altri stili architettonici. A differenza di città come Miami o zone di New York, dove interi isolati sono stati totalmente improntati all’Art Déco, Chicago ha integrato lo stile nel suo skyline.
Chi furono i principali interpreti dell’Art Déco in città?
I Burnham Brothers progettarono l’iconico Carbide & Carbon Building; Holabird & Root furono gli ideatori del Chicago Board of Trade e del Chicago Motor Club Building, entrambi esempi magistrali dell’eleganza Art Déco. E sebbene Burnham & Root siano venuti prima, il loro lavoro su The Rookery contribuì a gettare le basi per la stagione decorativa dell’Art Déco.
Il tour tra gli edifici simbolo della Chicago Art Déco
Un itinerario tra gli edifici simbolo dell’architettura Art Déco, in gran parte concentrati nella zona centrale del Loop, può svolgersi prevalentemente a piedi, o con l’ausilio dell’efficiente rete di trasporto pubblico su rotaia (e a Chicago qualche corsa sulla mitica L è d’obbligo!). Aiuterà camminare con il naso all’insù e curiosare in quelle che oggi sono diventate le lobby di grandi alberghi o gli atri di accesso di grattacieli di uffici.
Chicago Board of Trade

Gli architetti Holabird & Root, grandi protagonisti della stagione Art Déco, firmano nel 1930 uno degli edifici simbolo della City finanziaria. Al 141 di W Jackson Boulevard, il Board of Trade Building si innalza per 45 piani, con le facciate rivestite in pietra calcarea grigia dell’Indiana e le finestre scure a contrasto. Un sistema di pennacchi contribuisce a slanciare il grattacielo, disegnato come fosse un trono: le decorazioni esterne sono geometriche e astratte, come vuole il gusto Art Déco. Sul tetto piramidale dell’edificio si erge una statua in alluminio, senza volto, di Cerere, opera dell’artista John Storrs, che conferisce alla dea dell’abbondanza un aspetto austero e solenne. Dalla metà dell’Ottocento, il Board of Trade regolava le negoziazioni e le transazioni sui prezzi delle materie prime, principalmente dei cereali in arrivo dalle praterie. E gran parte delle decorazioni richiamano questo ruolo, dalle modanature dei soffitti alle grate dei balconi, agli stipiti delle porte con motivi legati al mondo rurale del grano e del mais. Tra gli Anni Trenta e Settanta, il palazzo è stato anche l’osservatorio panoramico più alto della città.
Old Chicago Post Office

Una breve deviazione oltre il River che circonda il Loop ci conduce al vecchio edificio delle Poste, oggi ripensato come collettore di uffici (all’interno c’è anche una food hall, sul rooftop una spazio verde attrezzato per lo sport). Imponente nel suo compatto volume squadrato, il palazzo fu inaugurato nel 1932 dopo una lunga gestazione, e si deve dunque a più progettisti (Graham, Anderson, Probst e White). Lo stile è una fusione tra il Beaux-Arts agli ultimi stralci e l’ondata montante dell’Art Déco, che si può apprezzare soprattutto nell’atrio principale, dove aquile e pannelli dorati in bassorilievo, con ornamenti stilizzati che celebrano le ferrovie, decorano le pareti rivestite di marmo. Molto apprezzato da Hollywood, l’edificio è stato set di numerosi film, tra cui Batman Begins nel 2004.
Il Field Building e il ONe North LaSalle Building in LaSalle Street

Rientrati nel Loop, raggiungiamo dapprima il Field Building (nuovamente Graham, Anderson, Probst e White, 1934), oggi Bank of America Building. Qui l’Art Déco si apprezza soprattutto nei dettagli: i due ingressi all’edificio sono incorniciati in granito nero lucido con pilastri scanalati in marmo bianco; gli interni evocano una sobrietà elegante con pareti in marmo bianco e beige e ponti a specchio che collegano le balconate che costeggiano l’atrio sviluppato in lunghezza. Al numero 1 di North LaSalle Street si incontra il secondo grattacielo, progettato nel 1930 da Vitzhum & Burns. Il portone di ingresso è un’opera di cesello in ottone, con un fitto intreccio di motivi geometrici e vegetali; all’interno la hall conferma l’opulenza promessa, tra marmi verdi, griglie in bronzo, aquile stilizzate che sostengono lampade in vetro smerigliato e figure femminili stilizzate (il Successo e la Reputazione) sopra le porte dell’ascensore. All’esterno, all’altezza del quinto piano, 17 pannelli in rilievo rappresentano la Giustizia, i capi indiani, Atlante e molti dei più famosi esploratori americani.
Carbide & Carbon Building

Si giunge così all’edificio che più testimonia l’estro degli architetti Art Déco e la fiducia riposta al tempo verso il futuro. L’edificio nasce su impulso della Carbide and Carbon Company, che aveva sviluppato la prima batteria a secco e necessitava di un prestigioso quartier generale per la sua attività in rapida espansione: il grattacielo avrebbe dovuto essere un’attrazione e comunicare il successo della compagnia. I fratelli Burnham, che completarono la struttura nel 1929, seppero dare una forma efficace a queste ambizioni. La facciata rivestita in granito nero lucidato, terracotta verde e oro e foglia d’oro con finiture in bronzo, è ancora oggi una delle più preziose e affascinati di Chicago. Non da meno è l’accesso su Michigan Avenue (al 230 N), che oggi accoglie gli ospiti del Pendry Hotel (dopo un restauro da oltre 100 milioni di dollari). Mentre la sommità dell’edificio è decorata con autentico oro 24 carati, sebbene steso in una sfoglia sottilissima. Leggenda vuole che la forma e i colori del grattacielo, alto 37 piani, siano ispirati a una bottiglia di champagne.
Chicago Motor Club Building

Proprio accanto, al 68 E di Wacker Place, il Chicago Motor Club Building, oggi sede di un lussuoso hotel, fu completato nel 1928 da Holabird & Root come sede del club nato all’inizio del Novecento per promuovere l’avvento dell’automobile. La facciata in pietra calcarea grigia è spezzata dal monumentale portale tripartito in vetro e acciaio, e da numerosi elementi decorativi geometrizzanti (fiori e piante, zig zag, raggi di sole, vortici). Ma la vera sorpresa si scopre all’interno, tra nicchie e mezzanini, finestre decorate con motivi vegetali, lampadari in stile Art Déco e un murale cartografico degli Stati Uniti, opera di John Warner Norton, che raffigura le rotte automobilistiche transcontinentali degli Anni Venti. Per trasmettere l’idea di un lusso incarnato dalla modernità.
Il Merchandise Mart

Dopo un passaggio rapido sotto la Century Tower (un tempo Trustees System Service Building, completato nel 1929) in N Wells Street, è sufficiente raggiungere la Riverwalk per apprezzare l’imponenza del Merchandise Mart (oggi semplicemente The MART). Quando inaugurò, nel 1930, l’edificio ottenne il primato di più grande al mondo, con una superficie di oltre 370mila metri quadri alla confluenza dei due bracci del Chicago River (sul sito che in passato era stato una stazione di posta dei Nativi Americani). Realizzato per i magazzini all’ingrosso di Marshall Field su progetto di Alfred P. Shaw per Graham, Anderson, Probst e White, presenta una struttura in acciaio rivestita in pietra calcarea, terracotta e bronzo, torri ottagonali, finestre incassate e molte decorazioni in stile Art Déco, come il popolare zig zag. Per oltre 50 anni, dal 1945, è stato proprietà della famiglia Kennedy. Oggi è segnalato tra le attrazioni turistiche della città per il programma gratuito di proiezioni di arte digitale (sulla grande facciata sul fiume) Art on The MART: le sere d’estate dal giovedì alla domenica.
L’Art Déco oltre il Loop

Due rapide divagazioni dal Loop permettono di scoprire angoli Art Déco meno attesi. In direzione nord, nell’Historic District di Astor Street (fuori tema: passaggio consigliato anche alla Charnley-Persky House, banco di prova di un giovane Frank Lloyd Wright), sulla Gold Coast, l’Edward P. Russell House fu progettata da Holabird & Root tra il 1928 e il 1929. L’edificio è un esempio di come gli stilemi dell’Art Déco potessero applicarsi anche all’edilizia residenziale e piacessero molto alla borghesia del tempo. Tutt’altro contesto ci conduce all’Adler Planetarium situato sulla punta nord-orientale di Northerly Island, sul lago Michigan. Fondato nel 1930 da Max Adler, fu il primo planetario moderno dell’Emisfero Occidentale ed è tutt’ora aperto al pubblico. L’edificio fu progettato da Ernest A. Grunsfeld Jr in stile Art Déco e decorato con pannelli in bronzo raffiguranti i segni zodiacali dallo scultore italiano Alfonso Iannelli, emigrato negli Stati Uniti.
Livia Montagnoli
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