Al via la Biennale Architettura 2025: guida a 20 padiglioni dei paesi europei
Rigenerazione del patrimonio esistente, difesa dei confini territoriali, risvolti del cambiamento climatico su campagne e ambiente costruito sono tra i temi dei padiglioni europei alla Biennale Architettura 2025

Cosa aspettarsi dai Paesi europei presenti alla 19esima Biennale di Architettura di Venezia? Dopo le principali partecipazioni dal Medio Oriente, prosegue la nostra ricognizione con una panoramica su 20 tra gli Stati del continente europeo in mostra ai Giardini, all’Arsenale e in giro per Venezia. Oltre all’invito al coinvolgimento attivo dei visitatori e alla sollecitazione di tutti i sensi, tanti gli affondi sull’attualità: tra rigenerazione urbana, venti di guerra, questione di genere, intelligenza vegetale, padiglioni-cantieri.
Santa Sede – Opera Aperta

Realizzato da Tatiana Bilbao ESTUDIO, di base a Città del Messico, e MAIO Architects, con sede a Barcellona, studi accomunati dalle esperienze sul fronte della costruzione responsabile e della cura collettiva, il padiglione agisce “come un cantiere, come un processo in corso a cui tutti sono invitati a collaborare” spiega Sua Eminenza Cardinal José Tolentino de Mendonça. È stato infatti concepito come uno spazio in continuo divenire, che accoglie i contributi di associazioni e realtà di base a Venezia.
Curatori: Marina Otero Verzier, Giovanna Zabotti
Sede: Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, Fondamenta S. Gioacchin, Castello 450
Francia – Living With / Vivre Avec

Chiuso per ristrutturazione, il padiglione francese si “irradia” nelle sue immediate vicinanze con una declinazione temporanea che incarna il concetto espresso dal titolo. Il cantiere, il giardino e il canale finiscono così per divenire parte integrante dell’esperienza architettonica e sensoriale offerta ai visitatori, incoraggiati ad aprirsi al contesto circostante e, più in generale, alla natura con lo scopo di mutare il proprio atteggiamento verso l’ambiente.
Curatori: Dominique Jakob e Brendan MacFarlane, Éric Daniel-Lacombe, Martin Duplantier
Sede: Giardini
Gran Bretagna – GBR: Geology of Britannic Repair

Esito del lavoro corale di un team multidisciplinare che ha unito Regno Unito e Kenya, il progetto espositivo esamina la connessione tra architettura e colonizzazione, intesi come “sistemi paralleli e interconnessi”. Il proposito è contribuire a smantellare il principio che privilegia una visione estrattiva della pratica architettonica, favorendone la riaffermazione come atto di riparazione, restituzione e rinnovamento.
Curatori: Owen Hopkins, Kathryn Yusoff, Kabage Karanja, Stella Mutegi
Sede: Giardini
Irlanda – Assembly

È un “paesaggio sonoro da abitare e uno spazio da ascoltare” il padiglione irlandese 2025: ad attendere i visitatori sono una pluralità di suoni, incluso quello relativo a un’asta di bestiame, al canto degli uccelli, allo scorrere di un fiume, ai partecipanti a un festival all’aperto. Aprendo il significato di “assemblea” agli aspetti politico, poetico e partecipativo, il progetto ripensa il modo in cui è possibile stare insieme. L’obiettivo, secondo la curatrice Louise Cotter, è far capire che “l’architettura lavora in tandem con altri mestieri e forme di conoscenza – dalla lavorazione del legno, ai tessuti, alla poesia, all’arte e alla musica, fino all’ecologia e alla politica – in modo da creare un ambiente sensoriale ricco che incoraggi la consapevolezza di noi stessi e degli altri come esseri fatti di carne e ossa”.
Curatori: Cotter & Naessens Architects
Sede: Arsenale
Germania – Stresstest

Persone, animali, piante e infrastrutture: tutti, con modalità distinte, saremo a malapena in grado di tollerare i livelli che le temperature raggiungeranno nel prossimo futuro. Il grido d’allarme del padiglione tedesco è un invito all’azione immediata. Perché, come evidenzia la mostra, l’architettura è decisiva per cambiare le sorti di città e comunità, sempre più spesso flagellate da eventi meteorologici estremi.
Curatori: Nicola Borgmann, Elisabeth Endres, Gabriele G. Kiefer, Daniele Santucci
Sede: Giardini
Spagna – Internalities: Architectures for Territorial Equilibrium

Selezionato tramite un’open call, il progetto curatoriale esplora possibili soluzioni per capire come l’architettura possa contribuire a ridurre le emissioni associate all’estrazione, produzione, distribuzione, installazione e decostruzione delle architetture che abitiamo. Sotto la lente di ingrandimento finisce anche il lavoro di una nuova generazione di architetti spagnoli, attivi tra ecologia ed economia.
Curatori: Roi Salgueiro Barrio, Manuel Bouzas Barcala
Sede: Giardini
Portogallo – Paraíso, Hoje. (Paradiso, oggi.)

Un’installazione interattiva e un atlante di immagini scandiscono il percorso del progetto portoghese, che prova a introdurre un punto di vista ottimista sul nostro convulso presente. Anche attraverso un programma di talk e raccogliendo gli esiti di un’open call lanciata nei mesi scorsi, il padiglione incoraggia i visitatori a “considerare come il nostro ‘mondo in fiamme’ abbia, ancora oggi, una dimensione paradisiaca, visto che viviamo un momento storico dove le condizioni di vita sono le migliori che l’umanità abbia conosciuto”, affermano i curatori.
Curatori: Paula Melâneo, Pedro Bandeira, Luca Martinucci
Sede: Fondaco Marcello
Svizzera – ‘Endgültige Form Wird von der Architektin am Bau Bestimmt.’ (La forma finale è determinata dall’architetta sul cantiere)

Fulcro della partecipazione svizzera sono le tematiche di genere e l’inclusione nella professione architettonica. A indirizzare verso questa ricognizione è il focus su Lisbeth Sachs, una delle prime architette registrate in Svizzera; fu autrice della Kunsthalle all’Esposizione Svizzera del Lavoro Femminile (SAFFA) del 1958, a Zurigo. Completa il progetto, che insiste sulla storica assenza delle donne nell’architettura dei padiglioni dei Giardini, un’installazione sonora immersiva, concepita per ridurre le distanze tra le epoche.
Curatori: Elena Chiavi, Kathrin Füglister, Amy Perkins, Axelle Stiefel, Myriam Uzor
Sede: Giardini
Lettonia – Paesaggio di difesa

Qual è il rapporto tra la difesa militare e il territorio lettone? La prossimità geografica con alcune aree di conflitto in corso in Ucraina sta comportando il rafforzamento delle fortificazioni lungo il confine tra Lettonia, Russia e Bielorussia. A Venezia ispira una riflessione di respiro geopolitico sulla necessità di provvedere alla difesa nazionale, equiparata dalla curatrice Liene Jākobsone a “un processo continuo, da riconoscere e accettare”.
Curatori: Liene Jākobsone, Ilka Ruby
Sede: Arsenale
Polonia – Lari e Penati: sul costruire un senso di sicurezza in architettura

Punta a indagare l’architettura adottando il punto di vista di chi la abita il progetto polacco che, prendendo le distanze dai supporti digitali, porta in mostra una pluralità di oggetti ritrovati o riprodotti e interpretati in scala 1:1, in una scenografia essenziale. Come spiega la curatrice e storica dell’arte Aleksandra Kędziorek, “i Lari e i Penati erano le divinità romane che avevano il compito di proteggere il focolare domestico e in molte lingue ancora oggi ci si riferisce ad essi come a dei garanti della sicurezza all’interno della casa. (…) ci ispiriamo ai lari e penati come a un codice universale derivato dalla tradizione del mondo antico e che fa parte di un’intelligenza collettiva profondamente umana”.
Curatori: Aleksandra Kędziorek, Krzysztof Maniak, Katarzyna Przezwańska, Maciej Siuda
Sede: Giardini
Granducato di Lussemburgo – Sonic Investigations

Cosa accade quando un padiglione sposta l’attenzione della dimensione visiva a quella uditiva? È questo l’invito lanciato dalla partecipazione del Lussemburgo, con un progetto dichiaratamente ispirato alla silent song 4’33’’1 di John Cage. Un ribaltamento percettivo con cui riesplorare il denso territorio del Lussemburgo e fare spazio ai suoi “panorami uditivi”. ll tutto restituito con un allestimento minimo, basato su materiali facilmente riutilizzabili.
Curatori: Valentin Bansac, Mike Fritsch, Alice Loumeau
Sede: Arsenale
Repubblica del Kosovo – Lulebora nuk çel më. Emerging Assemblages

Addio grano e fagioli: kiwi e fichi mettono radici nelle campagne del Kosovo, definendo un cambiamento storico, che non ha riverberi solo nell’agricoltura. Stanno infatti venendo meno stimoli sensoriali e marcatori stagionali su cui gli agricoltori hanno fatto affidamento per decenni. Muovendosi su un pavimento ricoperto da una varietà di suoli, provenienti da due importanti pianure kosovare, i visitatori sperimentano uno speciale “calendario olfattivo”, che spinge a prestare maggiore attenzione a ciò che sfugge alle misurazioni, ma può essere solo “percepito”.
Curatrice: Erzë Dinarama
Sede: Arsenale, sestiere Castello, Campo della Tana 2169/F
Ucraina – DAKH (ДАХ): Vernacular Hardcore

Esaminando l’intersezione tra l’architettura tradizionale e vernacolare e quella di emergenza, emersa in tempo di guerra, il progetto reimmagina le politiche della ricostruzione tra urgenze e memoria culturale. Punto di partenza è “dakh”, ovvero il “tetto”, il più elementare archetipo architettonico nonché sinonimo di basico riparo.
Curatori: Bogdana Kosmina, Michał Murawski, Kateryna Rusetska
Sede: Spazio Thetis, Arsenale Nord
Belgio – Building Biospheres

Per sei mesi, il padiglione belga diventa un laboratorio per testare come l’intelligenza naturale delle piante possa essere utilizzata per “verificare se le piante siano in grado di creare e controllare attivamente il clima interno di un edificio”, spiega l’architetto paesaggista Bas Smets che ha lavorato al progetto con il neurobiologo italiano Stefano Mancuso. Il comportamento delle piante sarà oggetto di monitoraggio; dai dati raccolti dipenderanno irrigazione, luminosità e ventilazione.
Curatori: Bas Smets, Stefano Mancuso
Sede: Giardini
Paesi Bassi – Sidelined: A Space to Rethink Togetherness

Nello spazio espositivo, progettato da Koos Breen e Jeannette Slütter, i visitatori possono giocare (o guardare altri giocare) a due sport di squadra alternativi che ridefiniscono – letteralmente – le regole e gli spazi dei giochi convenzionali. Adottando lo sport come ambito di analisi, si mira così a esaminare come gli spazi costruiti possano essere ostili o ospitali al vivere collettivo e individuale.
Curatrice: Amanda Pinatih
Sede: Giardini
Finlandia (Padiglione Aalto) – Il padiglione – Architecture of Stewardship

Architetti, ingegneri operai edili, restauratori, manutentori, addetti alle pulizie: tutte figure essenziali nella realizzazione e manutenzione dell’ambiente costruito, che è sempre l’esito di uno sforzo condiviso, mai di quello di un singolo artefice. A tutte loro vuole intende dare visibilità il padiglione finlandese, ovvero uno dei edifici progettati dal leggendario architetto Alvar Aalto in Italia (nonché l’unico completato mentre era in vita). L’edificio porta con sé un mito che ne ha rafforzato la conservazione e garantito la notorietà, finendo però per oscurare i contributi che dal 1956 in poi hanno reso possibile il suo utilizzo.
Curatori: Ella Kaira, Matti Jänkäl
Sede: Giardini
Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia) – Industry Muscle: Five Scores for Architecture

Architettura, corpo, collasso ecologico: questi i tre epicentri del progetto che abita il padiglione progettato da Sverre Fehn nel 1962, destinato a divenire un palcoscenico in cui ogni visitatore mette in scena la propria performance. Cinque le “partiture speculative” presenti, intese come istruzioni per i performer, che fungono da altrettanti spunti critici per l’architettura futura.
Curatrice: Kaisa Karvine
Sede: Giardini
Estonia – Let Me Warm You (Lascia che ti riscaldi)

Per un semestre, la tradizionale facciata di un edificio veneziano viene ricoperta con gli stessi pannelli isolanti impiegati nell’edilizia di massa in Estonia. Una provocazione promossa per ragionare sul modo in cui intendiamo gli interventi di isolamento a livello europeo: possono essere un’opportunità per migliorare la qualità spaziale e sociale dei grandi quartieri residenziali oppure finiscono spesso solo per rispondere a parametri dell’UE?
Curatrici: Keiti Lige, Elina Liiva e Helena Männa
Sede: Castello 1611, Riva dei Sette Martiri
Austria – Agency for Better Living

Due città, Vienna e Roma, e un comune traguardo: definire regole che garantiscano a tutti di vivere meglio. Come? Attraverso il lavoro dell’Agency For Better Living, che opera nel cortile del padiglione rendendolo uno spazio di lavoro e negoziazione, in cui modelli, processi e approcci possono essere sviluppati e testati anche insieme ai visitatori (e nel corso di un ricco programma di eventi).
Curatori: Michael Obrist, Sabine Pollak, Lorenzo Romito
Sede: Giardini
Danimarca – Build of Site

È dal ripensamento e riutilizzo di edifici e risorse esistenti che si possano affrontare le sfide più urgenti dell’architettura: questo il punto di partenza del padiglione danese, che trasforma la canonica partecipazione in un’esperienza pratica di manutenzione dell’edificio disegnato da Carl Brummer del 1932 e ampliato da Peter Koch del 1958. Come? Attraverso un approccio che evidenzia il potenziale dei materiali precedentemente considerati rifiuti. Del resto, afferma il curatore Søren Pihlmann, “abbiamo già creato tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Ecco perché dobbiamo imparare a comprendere e a trovare valore in ciò che già esiste“.
Curatori: Soren Pihlmann – pihlmann architects
Sede: Giardini
Valentina Silvestrini
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