Il successo del Regno del Bahrain che vince alla Biennale Architettura 2025
Va al progetto “Canicola” del Bahrain il Leone d’Oro della Biennale Architettura 2025. Ad attribuirlo la giuria presieduta da Hans Ulrich Obrist, in una cerimonia aperta dal toccante e inequivocabile messaggio della professoressa Donna Haraway, seguita dai ricordi di Italo Rota e Ricardo Scofidio e dal sostegno ai partecipanti dalle recenti manifestazioni in Serbia

“When the cats and dogs agree, the fascists flee” è uno dei passaggi più incisivi del memorabile messaggio letto dalla professoressa Donna Haraway, Leone d’Oro alla Carriera della 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, in occasione della cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Architettura 2025. Con le parole dell’affermata docente statunitense, seguite dal premio alla memoria al compianto Italo Rota, ha preso il via l’atto conclusivo della preview della kermesse lagunare, che inizia ufficialmente oggi il suo semestre di apertura.
Il Bahrain vince il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale
Il riconoscimento più rilevante, il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale, va al Regno del Bahrain che all’Arsenale espone Canicola. Il progetto – che avevamo incluso nella nostra top ten – presenta una soluzione pratica alla necessità di fronteggiare temperature sempre più alte. A curarlo è l’architetto Andrea Faraguna: formatosi proprio a Venezia, dal palco il curatore ha voluto ricordare il suo maestro, l’architetto Francesco Venezia. Quella in mostra è una metodologia di intervento che “può essere impiegata negli spazi pubblici e nei luoghi in cui le persone devono vivere e lavorare all’aperto in condizioni di calore estremo. Il padiglione utilizza metodi tradizionali di raffreddamento passivo tipici della regione, che richiamano le torri del vento e i cortili ombreggiati”, indica la giuria composta da Hans Ulrich Obrist (presidente, Svizzera), Paola Antonelli (Italia) e Mpho Matsipa (Sudafrica).






Il Leone d’Oro al laboratorio per preparare il caffè con l’acqua della laguna di Venezia
“Volevamo portare consapevolezza sull’acqua, senza essere troppo didattici”, racconta un’emozionatissima Elizabeth Diller spiegando il progetto Canal cafè con cui si è aggiudicata il Leone d’Oro per la miglior partecipazione alla mostra Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. A svilupparlo, oltre al suo studio – Diller Scofidio + Renfro – anche Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky e lo chef italiano Davide Oldani. Risale al 2008, anno della Biennale Architettura Out There. Architecture Beyond Building curata proprio da Betsky, l’avvio dell’iter del progetto premiato, approdato infine alla Biennale di Ratti nella forma di un bar-laboratorio in cui il caffè si prepara con l’acqua purificata della laguna di Venezia. Secondo la motivazione si tratta della “dimostrazione di come la città di Venezia possa fungere da laboratorio per immaginare nuovi modi di vivere sull’acqua, offrendo al contempo un contributo concreto allo spazio pubblico veneziano. Il progetto invita inoltre a future riflessioni speculative sulla laguna e su altre lagune. Rappresenta anche una traiettoria parallela significativa nella pratica di DS+R sin dagli inizi, una traiettoria ricca di sperimentazione transdisciplinare”. Immancabile un tributo all’architetto Ricardo Scofidio, compagno di vita e nella professione di Diller, recentemente scomparso.

Il premio alla partecipazione promettente della Mostra Internazionale Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva
È un appello a non collaborare con i regimi oppressivi che, ovunque nel mondo, limitano ogni forma di libertà quello rivolto agli architetti internazionali dal docente serbo Vladan Joler, che con la ricercatrice statunitense Kate Crawford firma Calculation Empires: A Genealogy of Technology and Power Since 1500. Al progetto, tra i primi esposti alle Corderie dell’Arsenale, va il Leone d’Argento per una promettente partecipazione. Ai suoi autori, i giurati riconoscono di aver reso “visibile l’invisibile, attraversando lo spazio e il tempo. Questo manifesto visivo di grande formato illustra come le infrastrutture digitali e sociali si siano sviluppate in modo interdipendente nel corso dei secoli. Oggi più che mai è essenziale comprendere gli intrecci tra potere e tecnologia—colonialismo, militarizzazione, automazione e recinzione. L’opera offre una profonda genealogia della tecnologia contemporanea. Questo straordinario diagramma si configura come uno strumento per decifrare il presente e immaginare futuri alternativi”.

Le quattro menzioni speciali della Biennale Architettura 2025
Generosa in termini di riconoscimenti, la giuria ha infine scelto di attribuire tutte le possibili menzioni. Di conseguenza la Santa Sede e la Gran Bretagna vengono segnalate tra le migliori partecipazioni nazionali. In particolare, secondo la commissione, il Padiglione Opera Aperta presentato della Santa Sede – eredità di Papa Francesco, di cui ora raccoglie simbolicamente il testimone il pontefice eletto proprio nei giorni dell’anteprima della Biennale Architettura 2025 – “invita il visitatore a partecipare alla produzione di significato. Questa menzione speciale riconosce la creazione di uno spazio di scambio, negoziati e riparazione. “Opera aperta” ridarà vita a una chiesa sconsacrata esistente, con un processo di restauro che avverrà su diversi livelli e coinvolgerà un’ampia gamma di competenze e mestieri”. Alla Gran Bretagna va il merito di aver promosso “un dialogo tra il Regno Unito e il Kenya sul tema della riparazione e del rinnovamento. Il Padiglione rivela un’architettura definita dall’estrazione, che genera disuguaglianze e degrado ambientale. La Giuria rileva il tentativo di immaginare una nuova relazione tra architettura e geologia. La Giuria segnala inoltre il programma Venice Fellowship come un’iniziativa significativa di scambio di conoscenze tra i tre Paesi: Venezia, Unito e Kenya”.
Dai mattoni in sterco di elefante delle Thailandia ai rifiuti in Lagos
Con riferimento quindi alla mostra curata da Carlo Ratti, le menzioni speciali sono state riconosciute ad Alternative Urbanism: The Self-Organized Markets of Lagos dell’architetta nigeriana Tosin Oshinowo, per il suo focus sui mercati di trattamento dei rifiuti dell’economia industrializzata, e alla scenografica Elephant Chapel di Boonserm Premthada. L’architetto tailandese è artefice di “una struttura in mattoni durevoli utilizzando biomateriali”, a partire dallo sterco di elefante, “per ridurre al minimo l’uso di altri materiali, in un approccio profondamente integrato con l’ambiente”. Prima della versione esposta a Venezia, nel Paese natale del progettista è stato completato il santuario all’aperto Elephant World realizzato con la medesima tecnica.
Valentina Silvestrini
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