Hampi Art Labs, in India un nuovo grande centro per l’arte contemporanea

A febbraio 2024 mostre e residenze accompagneranno l’apertura di Hampi Art Labs. Sorto su iniziativa della JSW Foundation, emanazione della potente holding industriale e finanziaria indiana JSW Group, il centro offrirà agli artisti strutture per la creazione di opere d’arte contemporanea

Nato con l’idea di costruire un’istituzione interdisciplinare ispirata all’antica città indiana di Hampi, dove l’arte, l’architettura e la letteratura fiorirono dal XIV al XVI secolo, il nascente Hampi Art Labs è descritto dalla sua direttrice artistica – Tarini Jindal Handa di JSW Foundation – come un “centro inclusivo”. Un santuario culturale che, incoraggiando un approccio interdisciplinare alla creazione artistica, si pone l’obiettivo di contribuire a preservare il patrimonio della regione, con il suo bagaglio di sapienze manuali, celebrando al contempo la scena artistica contemporanea del subcontinente. La sua apertura è prevista a febbraio 2024.

Hampi Art Labs in India. Il progetto

Progettato dallo studio sP+a, di base a Mumbai e guidato dall’architetto Sameep Padora, la sede di Hampi Art Labs rende omaggio all’ambiente naturale dello stato indiano del Karnataka attraverso le sue forme organiche e l’uso di materiali di provenienza locale come terra, pietra e acciaio. Sorgerà all’interno di un vasto parco di oltre 70.000 metri quadrati, e una volta aperto offrirà agli artisti diversi ambienti dove poter produrre ed esporre opere d’arte, oltre a studi e appartamenti per le residenze, e spazi per attività didattiche e laboratori per le scuole del territorio; tra i servizi generali, anche una caffetteria. Il centro mira non solo a fungere da centro culturale ma anche a stabilire collaborazioni internazionali con altre istituzioni e, attraverso i suoi programmi di residenza, con gli artisti stessi. Negli intenti della fondatrice Sangita Jindal, – filantropa, mecenate e collezionista, nonché presidente della JSW Foundation, che sostiene l’operazione – Hampi Art Labs darà “un contributo importante alle infrastrutture artistiche nel Paese”, e sarà “una destinazione culturale per visitatori sia locali sia stranieri”.

Hampi Art Labs, 2023. Courtesy JSW Foundation
Hampi Art Labs, 2023. Courtesy JSW Foundation

Hampi Art Labs. La mostra inaugurale e le prime residenze

La mostra inaugurale, Right Foot First, riunirà opere della Collezione Jindal dal 1998 al 2023, e metterà in relazione artisti e autori appartenenti a generazioni diverse (fra cui Andy Warhol, Ai Weiwei, Atul Dodiya fino al pluripremiato architetto Balkrishna Vithaldas Doshi, scomparso a gennaio 2023) con l’arte contemporanea indiana nell’ultimo quarto di secolo e le sue fasi salienti. In omaggio alla peculiare conformazione del sito, la mostra è stata progettata per fornire ai visitatori un’esperienza fluida, consentendo loro di attraversare lo spazio in una modalità capace di richiamare il flusso dei sistemi fluviali che circondano l’antica Hampi. Un approccio progettuale che mira a evocare la comprensione che il tempo, la storia e il processo creativo non sono rigidamente lineari. Per il primo programma di residenze sono stati selezionati Bhasha Chakrabarti, Sharbendu De, Madhavi Gore, Promiti Hossain e Anirudh Singh Shaktawat.

Il sito di Hampi. Il carro dedicato a Garuda. Foto Valentina Silvestrini – Gennaio 2013
Il sito di Hampi. Il carro dedicato a Garuda. Foto Valentina Silvestrini – Gennaio 2013

Il sito UNESCO di Hampi e il suo travagliato passato

Patrimonio mondiale UNESCO dal 1986, l’area archeologica di Hampi sorge sulle rive del fiume Tungabhadra, nello Stato del Karnataka, nell’India sud-occidentale. Già nel X secolo la città era un noto centro di attività religiose e culturali sotto la dinastia indù dei Chalukya: un’iscrizione datata 1199 d.C. attesta che divenne in quell’anno la seconda residenza reale. Al dominio dei Chalukya subentrò l’impero Hoysala che però, all’inizio del XIV secolo, fu a sua volta distrutto dagli eserciti musulmani calati dal nord dell’India, e venne sostituito dal brevissimo impero di Kampili. Caduto anche questo, ancora per mano musulmana nel 1336, la città fu assorbita dall’impero Vijayanagara (l’ultimo di una certa importanza prima della conquista britannica dell’India) e in quello stesso anno Hampi cambiò il nome in Vidyanagara: nel tentativo di proteggerla dalle distruzioni delle frequenti guerre, venne infatti messa sotto la diretta protezione di Vidyaranya, dodicesimo Jagadguru dello Sringeri Sharada Peetha, uno dei quattro più importanti templi dell’induismo. Secondo le testimonianze lasciate dai mercanti portoghesi e persiani, la città aveva le dimensioni di una metropoli, ed era considerata una delle più belle dell’India. Ma nel 1565, nel corso dell’ennesima guerra fra i sultanati musulmani e l’impero Vijayanagara, la città fu saccheggiata e devastata, dopo di che venne abbandonata.

Hampi Art Labs, 2023. Courtesy JSW Foundation
Hampi Art Labs, 2023. Courtesy JSW Foundation

Il rilancio di Hampi e l’arte contemporanea

Di quel grandioso passato rimangono i resti di circa 1600 edifici, i più grandiosi dei quali sono il complesso del tempio di Krishna, il monolite Narasimha, il gruppo di templi di Hemakuta, il complesso del tempio di Achyutaraya, il complesso del tempio di Vitthala, il complesso del tempio di Pattabhirama, il complesso del Lotus Mahal. A caratterizzarli, l’architettura dravidica che fiorì appunto nell’impero Vijayanagara, nota anche per l’adozione di elementi dell’architettura indo-islamica, le imponenti dimensioni degli edifici e il largo uso delle torri. “Ho avuto una grande affinità con l’antica città di Hampi da quando l’ho visitata per la prima volta nel 1983, e sono felice di poter ora collegare l’arte contemporanea con il suo patrimonio e la natura”, ha dichiarato Sangita Jindal, motivando così la scelta della sede del nascente hub.

Niccolò Lucarelli

https://www.hampiartlabs.com/

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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