Il primo edificio “net carbon zero” di Milano apre accanto al Pirelli Hangar Bicocca

Dieci minuti a piedi separano la sede espositiva dal nuovo Open 336. Progettato da Park Associati, il complesso per uffici si inserisce nel quartiere milanese dalla storica vocazione industriale come un volume permeabile, con soluzioni high-tech per ridurre il proprio impatto

Non è una novità: gli edifici in cui si svolgono le nostre vite consumano energia e il loro (significativo) contributo in termini di emissioni nell’ambiente ha da tempo imposto all’architettura contemporanea un cambio di rotta. Di conseguenza, la sostenibilità – concreta, presunta, esibita, auspicata – è entrata con forza nel dibattito interno alla disciplina, coinvolgendo i progettisti, ma anche i soggetti che, a vario titolo, operano nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture. Le soluzioni oggi disponibili riflettono visioni eterogenee, a tal punto che la loro adozione alimenta anche divergenze e contrasti fra i professionisti. Uno scenario in evoluzione, nel quale emergono anche figure che, più di altre, sembrano incarnare un nuovo paradigma. Fra queste, si può citare la pluripremiata architetta e attivista tedesca Anna Heringer (che in questi giorni è alla preview della Milano Arch Week e il prossimo 8 ottobre terrà una lectio magistralis al Teatro Farnese di Parma), particolarmente nota per l’uso di materiali low-cost, reperibili nei singoli luoghi d’intervento, e per il coinvolgimento di maestranze locali. Quella da lei proposta è una delle possibili vie, per un settore nel quale verosimilmente continueranno a coesistere metodi e posizioni diversi, pur nel comune obiettivo di approdare al traguardo delle “emissioni zero”. Così, mentre da più parti si assiste a un rinnovato interesse verso le pratiche dell’architettura vernacolare, non si arresta lo sviluppo di tecnologie (che spesso “replicano” innate capacità della natura), sistemi e processi sofisticati e avanzati.

IL PROGETTO DELL’EDIFICIO PER UFFICI OPEN 336 A MILANO

Può essere associato a questa seconda “categoria” l’appena inaugurato Open 336, un complesso per uffici la cui realizzazione è stata promossa dalla società di investimento americana Barings Real Estate, con Savills Investment. Progettato dallo studio di architettura Park Associati, l’edificio occupa un’area di complessivi 8.700 mq nel quartiere Bicocca, un secolo fa popolato dai metalmeccanici degli stabilimenti Breda. Realizzato nell’arco di un biennio, insiste con i suoi cinque piani fuori terra (cui si aggiungono i due interrati, riservati ai parcheggi) in un lotto rettangolare, stretto e allungato, al civico 336 di viale Marca. Dall’esterno, il volume risulta caratterizzato dall’alternarsi fra generose vetrate (in vetro selettivo, che assicura un’adeguata trasmissione di luce agli ambienti di lavoro tenendo sotto controllo la diffusione del calore solare) e una successione di lesene e marcapiani, variamente inclinati e in fibrocemento. La colorazione arancio-rosata di questo materiale intende richiamare quella del mattone, in un più generale proposito di recepire, attualizzandolo, l’abaco materico di quest’area urbana. La permeabilità delle facciate si accompagna poi alla scelta di “svuotare” sia parte del piano terra, con l’apertura di un passaggio pedonale affiancato da quinte vegetali, e sia una porzione dell’ultimo livello, occupato per 380mq da un terrazzo. Negli interni prevale l’impostazione propria degli open-space, in nome della flessibilità e adattabilità degli spazi al variare delle esigenze. Per Michele Rossi, partner di Park Associati, “Open 336 si pone in dialogo e in continuità con il quartiere reinterpretandone gli elementi fondativi nella ripetizione modulare delle ampie specchiature vetrate, incorniciate nella matericità cromatica dei rivestimenti di facciata. Abbiamo pensato a un edificio visivamente aperto verso l’esterno, caratterizzato per il suo volume disegnato sulla longitudinalità dei fronti, svuotato e alleggerito al piano terra, permeabile alla luce filtrante delle ampie superfici vetrate ai piani di lavoro”.

Open 336. Credit ph: Mondadori Portfolio/Marta Carenzi

Open 336. Credit ph: Mondadori Portfolio/Marta Carenzi

OBIETTIVO: DIVENTARE IL PRIMO NET CARBON ZERO DEL QUARTIERE BICOCCA

Al progetto Open 336 ha preso parte il Gruppo Fervo, società che opera nell’ambito del “Facility ed Energy Management”, con soluzioni per l’efficientamento energetico e la sostenibilità ambientale degli immobili. Nel caso specifico, fra le tante scelte compiute in fase progettuale (fra cui un impianto fotovoltaico), è stato previsto l’impiego di un filtro, realizzato con materiale organico e biodegradabile, che “cattura C02” e consente di far entrare nell’edificio aria più pulita. L’anidride carbonica accumulata viene recuperata e riutilizzata in altri processi. Questo impianto di trattamento dell’aria, infine, è connesso a una piattaforma in grado di “leggere” in tempo reale, tramite algoritmi di intelligenza artificiale, tutti i parametri di consumi e funzionamento, così da evidenziare anomalie o malfunzionamenti. Spiega Alessandro Belloni, CEO del Gruppo Fervo: “Immaginiamo che il palazzo sia un albero: se le fondamenta rappresentano le radici e la struttura la corteccia, il filtro Eco2Air® ne costituisce finalmente le foglie. Pensate che 10 kg di materiale filtrante, a ciclo continuo, hanno una capacità di assorbimento della CO2 dalle 10 alle 15 volte superiore a quella ad esempio di una magnolia o di un pino. La nostra tecnologia Eco2Air® consente quindi di ridurre le emissioni e i consumi durante tutte le fasi che caratterizzano l’edificio, per la realizzazione di un vero e proprio Net Carbon Zero Building, trasformando un elemento critico per l’ambiente come la C02 in una risorsa”.

Valentina Silvestrini

https://www.open336.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

Scopri di più