100 anni di Bauhaus. Un itinerario di viaggio in 6 tappe

Un percorso a tappe nella storia della più celebre scuola di arte e design del Novecento. Si comincia da Weimar.

WEIMAR

Bauhaus Museum, Weimar, vista interna. Photo Andrew Alberts, © heike hanada laboratory of art and architecture, 2019

Bauhaus Museum, Weimar, vista interna. Photo Andrew Alberts, © heike hanada laboratory of art and architecture, 2019

Un viaggio nell’eredità architettonica della più rilevante scuola di arte e design del XX secolo non può che prendere il via dal luogo che ha assistito alla sua genesi ufficiale. Qui si può visitare la Haus am Horn, il prototipo di abitazione realizzato su progetto dell’insegnante del Bauhaus Georg Muche, in occasione dell’esposizione della scuola del 1923, situato ai margini del Park an der Ilm. Nella città della Turingia, il 6 aprile è in programma il taglio del nastro del nuovo Bauhaus Museum of the Klassik Stiftung Weimar: al concorso per la sua realizzazione, indetto nel 2011, hanno inviato la propria proposta oltre 530 studi di architettura. L’edificio vincitore, realizzato dall’architetta Heike Hanada con l’ingegnere Benedict Thonon, si presenta come un “cubo di cemento” sviluppato su cinque livelli e definito da pannelli in vetro satinato.

www.bauhausmuseumweimar.de/

DESSAU

Bauhaus Museum, Dessau, vista notturna dallo Stadtpark. Photo © Gonzalez Hinz Zabala, 2016

Bauhaus Museum, Dessau, vista notturna dallo Stadtpark. Photo © Gonzalez Hinz Zabala, 2016

La storica sede del Bauhaus e le adiacenti Meisterhäuser sarebbero già sufficienti per mettersi in viaggio e raggiungere questa località nella Sassonia-Anhalt. Trasferita qui nel 1925, la scuola fondata da Walter Gropius è alla base della decisione di istituire il nuovo Bauhaus Museum Dessau, anch’esso prossimo all’apertura nell’anno del centenario (a settembre). Il nuovo edificio, opera dello studio spagnolo addenda architects, che si è aggiudicato il concorso bandito nel 2015, andrà ad aggiungersi alla costellazione di luoghi testimoni di quell’esperienza: dal Kornhaus Restaurant, progettato da Carl Fieger tra il 1929 e il 1930, all’Employment Office e alla Masters’ Houses Dessau, entrambi di Gropius, e la più recente Masters’ Houses Dessau (Haus Gropius) dello studio berlinese Bruno Fioretti Marquez Architekten, ultimata nel 2014. Dessau, infine, va tenuta d’occhio anche per la possibilità di alloggiare nelle stanze del Prellerhaus.

www.bauhaus-dessau.de

BERLINO

Bauhaus Archiv – Museum für Gestaltung, Berlino. Primo premio per il Bauhaus Archiv, Staab Architekten GmbH, Berlino, prospettiva © H. J. Wuthenow

Bauhaus Archiv – Museum für Gestaltung, Berlino. Primo premio per il Bauhaus Archiv, Staab Architekten GmbH, Berlino, prospettiva © H. J. Wuthenow

L’eccellente Bauhaus-Archiv Museum für Gestaltung è solo uno dei motivi per raggiungere la capitale tedesca sulla scia del fascino esercitato dalla celebre scuola. L’edificio, progettato da Walter Gropius, Alex Cvijanovic e Hans Bandel e realizzato tra il 1976 e il 1979, è attualmente al centro di un intervento di ristrutturazione, che prevede anche l’aggiunta di una nuova struttura, selezionata con un concorso internazionale. Secondo il piano, il vastissimo archivio detenuto dall’istituzione – il più corposo su scala mondiale – sarà conservato nell’architettura storica, mentre nello stabile concepito dai berlinesi Staab architects troverà nuova collocazione il museo. Nell’attesa della conclusione di questo processo, è facile consolarsi: per tutto il 2019 Berlino ospiterà numerose iniziative promesse in occasione del centenario, mentre edifici come l’AEG Turbinenfabrik di Peter Behrens o la Neue Nationalgalerie dell’ultimo direttore della scuola, l’architetto Ludwing Mies van de Rohe, incarnano rispettivamente le premesse teoriche e le evoluzioni di alcune delle idee sostenute nella scuola.

www.bauhaus.de/

TEL AVIV

y-13, 15 Mikwe Israel, 1936, architetto Emanuel Helbert © Bauhaus Center Tel Aviv

y-13, 15 Mikwe Israel, 1936, architetto Emanuel Helbert © Bauhaus Center Tel Aviv

In fuga dalle persecuzioni del regime nazista, gli architetti ebrei di origine tedesca contribuirono a rendere Tel Aviv la città la più ricca di edifici in stile Bauhaus a livello mondiale, con circa 4mila architetture riconducibili a quell’esperienza. Un primato che non è sfuggito neppure all’Unesco: nel 2003, infatti, la cosiddetta Città Bianca è stata inserita nella lista Patrimonio dell’Umanità. Nella zona meridionale del centro di Tel Aviv, le strutture costruite a partire dagli Anni Trenta, nel rispetto dei principi insegnati nella scuola, balzano agli occhi, così come il precario stato di conservazione di alcune di esse. In città è possibile prendere parte a tour tematici, mentre il Bauhaus Center Tel Aviv for architecture and design, istituito nel 2000, ospita mostre e promuove iniziative culturali tematiche.

www.bauhaus-center.com/

ULM

© Stiftung Hochschule für Gestaltung HfG Ulm. Photographer Martin Rudau

© Stiftung Hochschule für Gestaltung HfG Ulm. Photographer Martin Rudau

Si può raggiungere la School of Design Ulm, nell’omonima città tedesca, per apprezzare l’edificio scolastico progettato da Max Bill, tra il 1950 e il 1955. L’architetto, che fu anche il primo direttore dell’istituto, aveva conosciuto personalmente il fermento degli anni del Bauhaus di Weimar ed era desideroso di non disperderne l’eredità. Non a caso, la sede della Hochschule für Gestaltung – un edificio dai volumi puri, con finestre a nastro e privo di decorazioni – fu inaugurata dallo stesso Gropius, che in quell’occasione tenne anche un discorso. Dal 2011 è sede dell’HfG-Archiv.

https://hfg-archiv.museumulm.de/

LÖBAU

Haus Schminke © Stiftung Haus Schminke. Photo Ralf Ganter

Haus Schminke © Stiftung Haus Schminke. Photo Ralf Ganter

Artefice dell’iconica Philharmonie Berlin, l’architetto Hans Scharoun ha progettato la Schminke House nella città sassone di Löbau, annoverata tra i primi esempi di residenze del Movimento Moderno, corrente intimamente connessa con il Bauhaus. Eretta tra il 1930 e il 1933 per l’omonima famiglia, l’abitazione dispone di facciate bianche e sinuose, di finestre a oblò, di terrazze e di un corpo scala esterno: tutti elementi che le hanno permesso di conquistare il titolo di “opera rivoluzionaria” fin dalla sua ultimazione. Attualmente gestita da una fondazione, è accessibile non solo grazie a visite guidate tematiche. Può infatti essere prenotata anche per eventi o pernottamenti: un ottimo modo per sperimentarne le qualità architettoniche senza filtri.

www.stiftung-hausschminke.eu/

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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