Work, body, leisure: l’Olanda si prepara alla prossima Biennale di Architettura di Venezia

In quale modo l’architettura si misura con le sfide lanciate dalle tecnologie emergenti nell’automazione del lavoro? Già curatrice della Oslo Architecture Triennale 2016, Marina Otero Verzier dell’Het Nieuwe Instituut coordinerà il padiglione olandese. Lanciata anche un’open call.

Marina Otero Verzier, architetto a capo del Dipartimento di Ricerca dell’Het Nieuwe Instituut di Rotterdam, è stata nominata “creative mediator” del padiglione con cui i Paesi Bassi si presenteranno sulla scena internazionale nel semestre di apertura di Freespace, al via a Venezia il prossimo 26 maggio. Esaminando le intersezioni tra Work, body, leisure –i tre concetti chiave riuniti nel titolo -, la partecipazione olandese si concentrerà sulle implicazioni dell’automazione nell’ambiente costruito e sui nuovi paradigmi sociali risultanti, in un’ottica estesa anche alle “alterazioni nell’etica e nelle condizioni di lavoro”. I contenuti presentati in occasione della Mostra Internazionale di Venezia saranno frutto dell’associazione tra i contributi di singoli individui o di organizzazioni – non a caso, proprio come avvenuto per il Padiglione Italia di Mario Cucinella, è stata lanciata un’open call –, e i risultati raggiunti nell’ambito di Automated Landscapes, un progetto di ricerca, a lungo termine, lanciato dal Het Nieuwe Instituut nel 2017. Work, body, leisure sarà dunque un progetto corale, aperto alla collaborazione e al confronto.

Anthopometric Data Crane Cabin Operator vs Remote Control Operator. Drawing by Het Nieuwe Instituut 2017

Anthopometric Data Crane Cabin Operator vs Remote Control Operator. Drawing by Het Nieuwe Instituut 2017

I NUOVI PARADIGMI GENERATI DALL’AUTOMAZIONE DEL LAVORO

Considerando i Paesi Bassi come un terreno preferenziale per la nascita e lo sviluppo di nuove visioni, non solo architettoniche, il tema trae esplicita ispirazione dall’opera dell’architetto e artista olandese Constant Nieuwenhuys (1920-2005). A lui si deve l’ideazione e l’elaborazione di New Babylon, la “città per l’homo ludens” che finalmente è stato svincolato dalla schiavitù del lavoro dall’automazione della produzione: viene considerata “la prima utopia nomade della storia dell’architettura”. A partire da quanto sta avvenendo a Rotterdam, dove infrastrutture altamente automatizzate nel porto stanno incidendo nella ridefinizione del paesaggio fisico e sociale, il prossimo padiglione olandese cercherà di porsi come “luogo di incontro” per ragionare attorno a una specifica gamma di “Freespace”, tra cui gli spazi che “sfidano” le canoniche distinzioni tra lavoro e tempo libero fino a quelli nei quali si compie l’interazione tra uomo e macchina.

IL PADIGLIONE COME RISULTATO DI UN PROGETTO DI RICERCA COLLETTIVO

Ricercatori, professionisti, gruppi di lavoro sono invitati a presentare proposte critiche, rispondendo alla call lanciata lo scorso 21 settembre da Het Nieuwe Instituut e da Creative Industries Fund NL. In questo modo le due istituzioni puntano a rafforzare la dimensione collaborativa del progetto; i contributi selezionati confluiranno nella “rete di ricerca” che include il team curatoriale e tutti i soggetti coinvolti nel programma Work, body, leisure. Obiettivo dell’operazione è infatti attivare un “dibattito globale, a lungo termine, su modi alternativi di vita, intersecando lavoro, corpo e tempo libero”.

– Valentina Silvestrini

https://hetnieuweinstituut.nl/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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