A Parigi una serie di colazioni dedicate ai grandi nomi della storia dell’arte. Da Morandi a Campigli

La Galleria d'Arte Maggiore dedica una grande mostra a Massimo Campigli, celebrando il legame con la Ville Lumière. A valorizzare e promuovere la ricerca dell'artista italiano e di Giorgio Morandi saranno delle “Petit – Dèjeneur” organizzate in occasione della settimana dell'arte parigina

Una sensibilità arcaica intrisa di echi mediterranei”: così potremmo definire la ricerca di Massimo Campigli (Berlino, 1895 – Saint – Tropez, 1971), dove le suggestioni antiche venivano tradotte in immagini che, a tutt’oggi, non perdono di attualità. 
Annoverato tra gli artisti più importanti del XX Secolo, Campigli è protagonista di Le radici arcaiche della contemporeità, la mostra ospitata negli spazi di Galleria d’Arte Maggiore di Parigi (e più precisamente al 208 Boulevard Saint Germain), a cura di Alessia Calarota e visibile sino al 16 ottobre. 
In occasione dell’apertura di Art Basel, ospitata negli spazi del Grand Palais di Parigi (dal 24 al 26 ottobre), la Galleria ha deciso di organizzare delle Petit Dèjeneur sull’arte, valorizzando e promuovendo la ricerca di Campigli e di Giorgio Morandi.

Le “Petit – Déjeneur” sull’arte di Galleria d’Arte Maggiore a Parigi

Attorno alla mostra dedicata a Campigli, la Galleria d’Arte Maggiore ha deciso di organizzare delle Petit – Déjeneur sull’arte, ponendo un focus sulla ricerca di uno dei maggiori artisti del XX Secolo, in programma il 22 e il 23 ottobre nella sede parigina della Galleria (dalle 10.30 alle 12). 
A questo si aggiunge anche l’appuntamento di sabato 25 ottobre, dedicato a Giorgio Morandi (dalle 10.30 alle 12). A condurre i talk di approfondimento sugli artisti sarà Alessia Calarota, titolare della Galleria Maggiore gam e vicepresidente di ACP Palazzo Franchetti della Fondazione Calarota e Federica Fruttero, storica dell’arte specializzata in stampe e già project manager del Musée Yves Saint Laurent di Parigi. 

La spiaggia, 1930. Massimo Campiglia alla Galleria d'Arte Maggiore a Parigi
La spiaggia, 1930. Massimo Campiglia alla Galleria d’Arte Maggiore a Parigi

La mostra di Massimo Campigli alla Galleria d’Arte Maggiore a Parigi 

Le opere in mostra ripercorrono alcuni dei soggetti più amati dall’artista, come le sue architetture ispirate alle opere di Gio Ponti, suo grande amico con cui Campigli collabora in più occasioni, come per la sede dell’Università di Padova o per la grande pittura realizzata per l’edificio di Ferrania a Milano di cui in mostra è possibile vedere La Spiaggia (1937) tela bozzetto del grande dipinto. Ma l’architettura è sempre presente sia in maniera più realista come nella scena del dipinto Theatre / La Scala / Teatro (1951) sia in forme elementari di quadrati e cerchi come nell’opera Medaglioni (1962), evocando entrambe una dimensione collettiva e senza tempo. Altro tema amato è quello della figura femminile che è un archetipo, mai ridotto a semplice rappresentazione naturalistica ma che ricorda le immagini e le pose di idoli, cariatidi e totem. In opere come Donna con anfora (1930) o Idole au Corsage rouge (1962), figure solenni e ieratiche, colte in posture rituali e scandite da linee ritmiche e strutture geometriche, appaiono sospese nel tempo e nello spazio in un’eternità che sancise la loro metamorfosi dalla condizione umana a quella divina. Presente in mostra anche il tema del gioco con Pallavolo, realizzata nel 1931. 

Donna con anfora, 1930. Massimo Campiglia alla Galleria d'Arte Maggiore a Parigi
Donna con anfora, 1930. Massimo Campiglia alla Galleria d’Arte Maggiore a Parigi

Il legame tra Massimo Campigli e Parigi 

La decisione dedicare un progetto espositivo a Massimo Campigli nella sede di Parigi vuole rendere omaggio al ruolo cruciale che la città ebbe nella formazione dell’artista a partire dal 1919, quando l’artista frequentò gli ambienti intellettuali e artistici in cui il primitivismo dominava. Realizzare una mostra nella città che segnò in maniera così determinante il suo percorso assume dunque un valore non solo simbolico, ma anche storico: un ritorno ideale nei luoghi che contribuirono a plasmare la sua voce più autentica. 

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