Un bivacco in mezzo alle nuvole nelle Alpi Orobie diventa un presidio culturale
Lontano dalle architetture tradizionali, il Bivacco Aldo Frattini si presenta come una tenda alpina tecnologica e reversibile, un rifugio d’emergenza permanente dal design minimale e dall’impatto ambientale ridotto
C’è un nuovo bivacco tra le vette bergamasche, ma non è solo un riparo per alpinisti. È un piccolo presidio culturale, un esperimento architettonico. Si tratta del Bivacco Aldo Frattini, inaugurato ufficialmente in Val Seriana, a 2.300 metri d’altitudine, lungo l’Alta Via delle Orobie. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e la sezione bergamasca del Club Alpino Italiano, nell’ambito di Pensare come una montagna – Il Biennale delle Orobie, il programma diretto da Lorenzo Giusti che pone in dialogo arte, ambiente e comunità umane e non umane.

Che cos’è il Bivacco Aldo Frattini
A firmare il bivacco è EX., laboratorio di ricerca e progettazione che lavora al confine tra arte, paesaggio e tecnologia sostenibile, che ha dato forma a una struttura tanto leggera quanto innovativa: un piccolo spazio di sosta e contemplazione, capace di fondersi con l’ambiente e di dialogare con esso. Lontano dalle architetture tradizionali, il Bivacco Frattini, infatti, si presenta come una tenda alpina tecnologica e reversibile, un rifugio d’emergenza permanente dal design minimale e dall’impatto ambientale ridotto. Realizzato in collaborazione con l’azienda di attrezzature tecniche Ferrino, è rivestito da una pelle tessile ad alte prestazioni, resistente alle intemperie e completamente smontabile.
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La prima architettura tessile d’emergenza stabile in ambiente alpino
Con un peso di appena 2.500 chili e una base d’appoggio di 2,5 metri quadrati, la struttura rappresenta la prima architettura tessile d’emergenza stabile in ambiente alpino. All’interno, uno spazio compatto ma accogliente, rivestito in sughero naturale per garantire isolamento e comfort, che può ospitare fino a nove persone. Infatti, le panche perimetrali si trasformano in letti o, in caso di necessità, in barelle d’emergenza, confermando la doppia natura del luogo: rifugio per chi sale e strumento di sopravvivenza per chi affronta la montagna.

Il Bivacco Aldo Frattini è anche un osservatorio scientifico
Ma il bivacco è anche un osservatorio scientifico. Grazie a una rete di sensori, raccoglie dati ambientali in tempo reale, che vengono poi trasmessi alla sede della GAMeC in città. Così, tra il paesaggio montano e quello urbano si instaura un flusso continuo di informazioni, trasformando il rifugio in un punto di contatto tra natura e arte contemporanea. L’idea alla base del progetto affonda le radici in Shelter (1973) di Lloyd Kahn e Bob Easton, libro che celebrava forme di abitare leggere, autocostruite e provvisorie, e nelle teorie di Stewart Brand e Frank Duffy, che immaginano l’architettura come un organismo in evoluzione, fatto di parti modificabili e adattabili. Non un oggetto finito, dunque, ma una presenza capace di mutare insieme al territorio che la ospita.
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