Arte e partecipazione per la rigenerazione culturale della Montagna Fiorentina

Con la recente presentazione delle opere di Andrea Grasselli, Chiara Gambirasio, Gaia Coals, Martina Cioffi e Samuel Rosi (Muz) si è conclusa “A dimora”, la prima residenza d'artista della Montagna Fiorentina. Con la curatrice Martina Aiazzi Mancini un bilancio dei primi tre anni di questa esperienza

Domenica 14 settembre, intorno alle 21:30, la scritta al neon del dismesso cinema di Londa, chiuso dal 2020 nel piccolo comune della città metropolitana di Firenze, è tornata a illuminare via Don Tommaso Salvi. Una temporanea riaccensione, positivamente accolta dalla comunità locale, legata alla proiezione dell’opera Cinema sospeso di Andrea Grasselli, uno dei lavori realizzati nell’ambito della terza edizione di A dimora, il progetto di residenza d’artista che dal 2023 si svolge sulla Montagna Fiorentina. Promossa dai Comuni di Londa e San Godenzo, finanziata dal PNRR Cultura (M1C3 Attrattività dei borghi storici) e co-finanziata dal progetto europeo Future DiverCities (Creative Europe) e sviluppata da LAMA Impresa Sociale, nell’arco di un triennio l’iniziativa ha rappresentato un esempio virtuoso di azione rigenerativa a base culturale in un contesto afflitto dalle vulnerabilità tipiche delle aree interne italiane. A tracciare un bilancio dell’esperienza, sottolineando le novità introdotte nel 2025, è la curatrice Martina Aiazzi Mancini, coordinatrice per LAMA Impresa Sociale di A dimora fin dal suo debutto.

La residenza d’artista A dimora: intervista alla curatrice Martina Aiazzi Mancini

A settembre 2024, raccontando la seconda edizione di A dimora, auspicavi l’organizzazione di un’open call per la terza e residenza. Com’è andata?
Era un nostro grande desiderio. Siamo riusciti a coronarlo e i risultati sono stati sorprendenti. Sono arrivate quasi 200 domande di partecipazione, sia da parte di collettivi che di artisti singoli. Un numero elevato, anche in considerazione del fatto che oltre al curriculum avevamo chiesto di immaginare ai candidati un possibile progetto artistico che tenesse conto delle ricerche artistiche individuali e delle peculiarità di A dimora, come l’inclinazione verso le pratiche partecipative. 

Un interesse che vi ha spinti anche a ragionare sulle prime due edizioni?
Sì, di fatto ci ha fornito un feedback su come stava andando il progetto A dimora, su quanto e come era conosciuto e percepito. Abbiamo avuto la conferma che il suo valore è stato compreso. Rispetto ad altre residenze, abbiamo deciso di lasciare aperta la possibilità di sperimentare e attivare un processo a base culturale in un territorio che attraversa una fase di rigenerazione: quindi sì a medium diversi, a sguardi diversi, a immaginari diversi per capire come, attraverso la produzione artistica, può cambiare un luogo. Dall’altra parte, in un anno come il 2025 che è stato carente per le residenze artistiche retribuite, da queste applicazioni emerge anche il bisogno di tale format per permettere agli artisti di lavorare.

A dimora 2025. Ph. Eleonora Saviozzi
A dimora 2025. Ph. Eleonora Saviozzi

Come commenti il lavoro della giuria?
Per noi era soprattutto importante che la giuria fosse l’espressione, nella sua composizione, delle tante anime di A dimora. Ne ha fatto parte l’artista e performer Luca Boffi (Alberonero), che in quanto residente della prima edizione per noi rappresentava la “legacy” del progetto. Quindi abbiamo coinvolto Angelo Milano di Studio Cromie, che desideravamo contribuisse dato il suo lavoro sulla comunità e sull’arte urbana. Con noi anche Bruno Barsanti, direttore artistico Fondazione Elpis, e Lucia Giardino, curatrice e founder di GAP (Guilmi Art Project), che operano in territori simili ai nostri e conoscono le peculiarità delle aree interne. Abbiamo invitato Alessia Zabatino, economista dell’arte e PhD in Pianificazione territoriale, Marina Mussapi di Moleskine Foundation (ente con cui abbiamo una relazione collaborativa da tanti anni) e Grazia Mappa del collettivo Post Disaster, una realtà che stimiamo molto e con la quale sentivamo la necessità di collaborare. 

Tutti loro, insieme, hanno scelto Andrea Grasselli, Chiara Gambirasio, Gaia Coals, Martina Cioffi e Samuel Rosi (Muz), che nell’estate 2025 hanno lavorato a Londa. Qual è il loro lascito nel territorio?
Innanzitutto si tratta di artisti che ci hanno consentito di avere una bella commistione di linguaggi e pratiche, da sempre un nostro obiettivo. Inoltre hanno background e profili diversi e sono in fasi distinte delle loro carriera, altro aspetto per noi centrale. Soprattutto in confronto con il primo anno, che ha avuto la quasi totalità di opere a carattere performativo e non permanente, quest’anno sono stati realizzati interventi scultorei e site specific, una proiezione e un video documentario presentato davanti al cinema di Londa.

A dimora 2025. Ph. Eleonora Saviozzi
A dimora 2025. Ph. Eleonora Saviozzi

Rigenerazione urbana a base culturale nella Montagna Fiorentina: il progetto A dimora

In questo triennio, quali cambiamenti hai rilevato nella relazione tra comunità e artisti in residenza? 
C’è stata un’evoluzione da entrambe le parti. Gli artisti hanno progressivamente avvertito la necessità di radicarsi, di lasciare una traccia a Londa e sono diventati più autonomi. E, come testimonia la scultura di Martina Cioffi – Un guscio rotto da un dolore antico, bianco germoglio – sono sorti anche dei connubi imprevedibili: quest’opera, infatti, che è stata pensata e allestita in una piccola radura, prossimamente sarà installata, per volere del Comune, sul lago di Londa, nei pressi di una struttura (il cosiddetto “Chalet”) ora in ristrutturazione. Altrettanto inaspettata è stata la spontaneità con cui hanno risposto gli abitanti, con un crescente desiderio di accoglienza e maggiore riconoscimento. Anno dopo anno si sono in un certo senso abituati alla presenza degli artisti e hanno partecipato ai vari processi. L’apice è stata la restituzione del 14 settembre, molto partecipata e appagante.

Insomma, una terza edizione nel segno della piena maturità?
Assolutamente e per varie ragioni. Il modo in cui sono stati coordinati il budget e il processo che ci ha permesso di fare tre A dimora diverse: il proposito era proprio che si passasse da un’edizione pilota a una versione “senior”. E infatti siamo arrivati a cinque artisti, alla giuria, ad avere risorse maggiori per la produzione, a un crescente supporto per gli artisti anche in termini di disseminazione, comunicazione, catalogo. Un altro tema è poi quello degli spazi.

A dimora 2025. Ph. Luisa Costa
A dimora 2025. Ph. Luisa Costa

Ovvero? 
Quest’anno abbiamo investito in uno studio, riuscendo a riabitare la piazza principale di Londa, che è un luogo storico, molto bello, ma progressivamente è stato privato delle attività economiche, che si sono spostate in un’area più facilmente raggiungibile. Per A dimora abbiamo preso in affitto l’ex negozio della parrucchiera. Un semplice atto che ha aiutato, anche la comunità, ad avere un punto di riferimento fisico per capire le varie fasi del progetto. E questo avveniva in un’area del paese a cui tutti sono legati.

Verso la rigenerazione degli spazi della Riottosa a Firenze

E ora?
Stiamo lavorando a un piccolo compendio, una raccolta di ciò che è stato A dimora in questi tre anni. Lo immaginiamo come uno strumento per riflettere su quanto fatto, ma anche per continuare a ragionare sulle aree interne – attorno a temi come comunità, servizi, beni civici –, oltre che sulla rigenerazione a base culturale. A continuare, poi, è il grande “contenitore per la rigenerazione” di Montagna Fiorentina, che è un progetto PNRR; include anche un festival che raccoglie gli enti del terzo settore e tante realtà attive nei comuni di Londa e San Godenzo 

A dimora 2025. Ph. Eleonora Saviozzi
A dimora 2025. Ph. Eleonora Saviozzi

Oltre al lavoro su questo territorio, come prosegue nell’area fiorentina, l’impegno di LAMA nella rigenerazione urbana a base culturale?
Stiamo lavorando a un’altra attivazione in contatto diretto con le premesse e gli obiettivi di A dimora: un progetto che prosegue la nostra riflessione sui temi del presente e sul ruolo della cultura come strumento di rigenerazione dei luoghi. L’iniziativa si svolgerà a Firenze, nel quartiere del Galluzzo, presso lo spazio “Riottosa”, negli ex orti della Certosa concessi in gestione a LAMA. A partire da questo autunno, avvieremo la fase di co-progettazione che includerà lo sviluppo di interventi artistici e performativi e la costruzione di una solida rete di partner, in vista delle attività previste per la prossima primavera ed estate.

Valentina Silvestrini

La residenza d’artista A dimora si inserisce nell’ambito di “Montagna Fiorentina”, progetto dei Comuni di Londa e San Godenzo coordinato da LAMA Impresa Sociale, finanziato da Unione Europea – Next Generation EU PNRR Cultura e co-finanziato da Progetto Europeo Future DiverCities (Creative Europe).

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "ArtribuneRender", dedicata alla rigenerazione urbana a base culturale. Ha studiato architettura all’Università La Sapienza…

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