Nel giardino di Palazzo Farnese ora c’è un padiglione per riscoprire la storia di Roma e dei suoi reperti dimenticati
Progettato dallo studio francese Materra-Matang, il Pavillon des Jardins recupera pezzi di storia riscoperti nei sotterranei di Palazzo Farnese, a Villa Medici e presso la Chiesa di San Luigi dei Francesi. E anche gli arredi sono realizzati a partire da tesori ritrovati. Sarà uno spazio dedicato al co-working

Un palazzo palinsesto, nel gergo dell’architettura, è un edificio che conserva in sé tracce e stratificazioni di diverse epoche storiche, quasi a diventare supporto per raccontare un viaggio nel tempo attraverso le aggiunte e le modifiche che hanno portato a definirne l’articolazione attuale. Nel centro di Roma – essa stessa città palinsesto per eccellenza – Palazzo Farnese, dal 1936 sede dell’Ambasciata di Francia in Italia, ne è un esempio calzante. Progettato da Antonio da Sangallo il Giovane per volere di Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III), fu completato nel corso del Cinquecento, con l’intervento di diversi celebri architetti del tempo, da Michelangelo al Vignola, a Giacomo della Porta. L’edificio poggia su antiche fondamenta risalenti al I Secolo, e fu parzialmente costruito con travertino recuperato nell’area del Colosseo.



Il progetto dello studio Materra-Matang che omaggia la storia di Roma
E proprio su materiali di recupero provenienti dai sotterranei di Palazzo Farnese, Villa Medici e la Chiesa di San Luigi dei Francesi – luoghi che in città qualificano la longevità dei rapporti tra Roma e la Francia – si fonda il nuovo progetto architettonico sviluppato dallo studio Materra-Matang a partire da uno studio sulla mura antiche di Roma nell’ambito di una residenza artistica tenuta tra il 2023 e il 2024 a Villa Medici, che dall’inizio dell’Ottocento è sede romana dell’Accademia di Francia.
Con questi materiali che raccontano l’evoluzione della città, gli architetti francesi hanno realizzato il padiglione ribattezzato Pavillon des Jardins, che valorizza l’eredità del passato attualizzandola sulla base delle ricerche e delle esigenze contemporanee.
Il Pavillon des Jardins a Palazzo Farnese e le spolia di Roma
Il padiglione nasce ed è stata realizzato nei giardini di Palazzo Farnese – visibili solo attraversando il grande cortile rinascimentale dell’edificio, sul retro di quella che è oggi la facciata principale su Piazza Farnese – a partire da una struttura in legno e con pareti in muratura che utilizzano pietre e resti antichi nello stile delle facciate decorate con spolia dell’Antica Roma. Non certo per riabilitare la pratica abusata delle spoliazioni che per secoli ha caratterizzato l’edilizia romana, ma anzi per ridare vita a materiali “preziosi” nascosti e abbandonati, scartati in passato: frammenti di cornici e balaustre in travertino scolpite da Michelangelo, piastrelle in terracotta risalenti al Cinquecento, sampietrini in granito utilizzati come pavimentazione esterna fin dalla Roma del Settecento. Un’operazione di riscoperta fondata sul prendersi cura della memoria collettiva.




Il recupero dell’antico nel Pavillon des Jardins
“Come utilizzare questi frammenti senza snaturarli? Come preservarne l’identità associandoli a una nuova architettura?”, si sono chiesti gli architetti Ophélie Dozat e Lucien Dumas, che lo studio Materra-Matang l’hanno fondato nel 2022.
Il risultato riflette tanto sul piano concettuale che pratico il background di Dozat – che a lungo ha studiato la funzione estetica dei muri di contenimento – e Dumas, che condividono un passato da ebanisti. Non a caso, anche il mobilio interno del Padiglione è stato realizzato ex novo a partire da elementi di recupero, come la corda del campanile di San Luigi dei Francesi o i gradini di marmo della chiesa, le piastrelle cinquecentesche del Palazzo (usate per i paralumi) e frammenti di travertino, reinterpretati per progettare una libreria, una panca da esterno, dei tavolini, i tavoli da lavoro a cavalletto.

Gli spazi e gli arredi del Pavillon des Jardins
Il Pavillon des Jardins è stato collocato nell’angolo sud-ovest del giardino, con il supporto della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma per garantire una piena integrazione nel contesto storico del sito, e in collaborazione con archeologi che hanno monitorato tutto l’iter progettuale e realizzativo. Per la fase operativa è stata coinvolta anche la Tecni.Pro Service degli architetti Laura Pistoia e Gabriele Baronio.
Si è scelto, inoltre, di rendere la struttura completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie a un sistema di raffreddamento passivo per l’estate (con l’ausilio dello studio Transsolar) e all’installazione di pannelli fotovoltaici e di un camino solare sul tetto. Lo spazio – che sui lati lunghi è caratterizzato da vetrate continue affacciata sul verde – sarà d’ora in avanti utilizzato come ambiente di co-working (70 metri quadri di superficie a disposizione) da chi frequenta e lavora nel Palazzo. All’interno è stata installata anche una cucina in acciaio e rovere massello, ma ciò che colpisce è l’esposizione “museale” dei reperti riscoperti e valorizzati, per l’occasione catalogati cronologicamente, dai pezzi più antichi – frammenti di anfore, foglie di acanto, marmi – alle terrecotte rinascimentali, agli oggetti per i quali non è stato possibile individuare una datazione, tra ossa di animali, fondi di bottiglia, stoviglie.
Livia Montagnoli
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