La prima abitazione a Roma di Pier Paolo Pasolini diventa casa-museo. Nasce un nuovo presidio culturale a Rebibbia
Casa Pasolini inaugura a 50 anni dalla morte del poeta e regista friulano che a Rebibbia trasse ispirazione per i suoi “Ragazzi di vita”. Il progetto reso possibile dalla donazione dell’appartamento al Ministero della Cultura da parte di Pietro Valsecchi
In piazza Lino Ferriani – Rebibbia – una targa installata nel 1998 ricorda Pier Paolo Pasolini, che “in questa borgata è vissuto negli anni dal 1951 al 1953”. Pochi metri più in là, in Via Giovanni Tagliere 3, un cancelletto introduce a quella che fu la sua prima abitazione romana, al primo piano di una bassa palazzina in cortina.

Pier Paolo Pasolini a Roma. I primi anni a Rebibbia
Nel 1950, Pasolini si era trasferito a Roma da Casarsa, insieme a sua madre, appoggiandosi inizialmente in un appartamento affittato da suo zio in piazza Costaguti, al Ghetto, in pieno centro città. Nei suoi venticinque anni romani traslocherà più volte (da Monteverde all’Eur), ma la prima residenza affittata a suo nome porta a Rebibbia. Di quegli anni, la poesia Il pianto della scavatrice (1956) – fotografia cruda e vivida di una “stupenda e misera città” – si fa ricordo dolce-amaro: “Povero come un gatto del Colosseo, vivevo in una borgata tutta calce e polverone, lontano dalla città e dalla campagna […] tra strade di fango, muriccioli, casette bagnate di calce e senza infissi, con tende per porte […] Era il centro del mondo, com’era al centro della storia il mio amore per esso”. Ormai in un nuovo quadrante della città, dall’abitazione di via Fonteiana, Pasolini canta lo nostalgia dei suoi primi anni romani: “Ah giorni di Rebibbia, che io credevo persi in una luce di necessità, e che ora so così liberi!”.
Nell’appartamento di Rebibbia, Pasolini, che in quegli anni insegnava in una scuola privata di Ciampino, scrisse Ragazzi di vita e la raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci: “Abitammo in una casa senza tetto e senza intonaco, una casa di poveri, all’estrema periferia, vicino a un carcere. C’era un palmo di polvere d’estate, e la palude d’inverno. Ma era l’Italia, l’Italia nuda e formicolante, coi suoi ragazzi, le sue donne, i suoi odori di gelsomini e minestre povere”, avrebbe scritto diversi anni più tardi in Poeta delle ceneri (1966).
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La prima abitazione romana di Pasolini diventa museo
L’idea di aprire al quartiere e alla città la prima abitazione di Pasolini, per contestualizzare la sua storia e farne un presidio della sua eredità intellettuale aspettava di concretizzarsi da molti anni. Nel 2013, il Comune di Roma avrebbe voluto farne una Casa Internazionale della Poesia, ma il progetto non si concretizzò per mancanza di risorse, e l’immobile restò a lungo abbandonato a se stesso, prima di finire all’asta. Nel frattempo, i comitati e le associazioni culturali di quartiere si sono molto spese per spingere le istituzioni a interessarsi del problema.
Ma la svolta è arrivata grazie al produttore cinematografico e televisivo Pietro Valsecchi, che nel 2022 – nell’anno del centenario della nascita di Pasolini – ha acquistato all’asta l’appartamento, con l’intenzione di donarla al Comune. Il produttore racconta oggi il suo legame indiretto, ma molto intenso, con Pasolini, maturato grazie alla vicinanza con l’attrice, poetessa e cantante Laura Betti – che con Pasolini intrattenne un lungo sodalizio artistico e intellettuale – che nel 1977 aveva chiesto il suo aiuto per reperire documenti utili alla stesura del libro Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione, morte.
Nel 2024 la donazione dell’immobile si è concretizzata in favore del Ministero della Cultura (e non più del Comune di Roma), che tramite la Direzione Generale Musei ha preso in carico la riqualificazione dell’appartamento, per farne una casa-museo aperta al pubblico e un presidio culturale di e per la periferia, oltre che uno spazio di valorizzazione della creatività.

Casa Pasolini a Rebibbia: un presidio culturale di periferia
Ora Casa Pasolini apre nell’alveo della rete museale dell’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei
nazionali della città di Roma, diretta da Luca Mercuri, che già comprende al suo interno diverse case-museo romane (Andersen, Boncompagni Ludovisi, Mario Praz e Giacomo Manzù): “L’apertura di Casa Pasolini è il risultato di un gesto di liberalità civile che oggi ci permette di condividere con tutti un patrimonio materiale e immateriale di grande rilevanza” sottolinea Massimo Osanna “La sfida è stata quella di rendere fruibile l’appartamento secondo gli standard di sicurezza museali odierni, senza però snaturarlo, e anzi restaurando elementi originali, come la tappezzeria delle pareti o la piastrelle della cucina. La storia di Casa Pasolini è stata travagliata, ma questo luogo è stato sempre sentito come luogo identitario della comunità: dovrà essere laboratorio vivo, con attività, reading, proiezioni di film”. Il progetto è stata finanziato dal MiC nell’ambito del Piano Olivetti per la Cultura, che mira a rigenerare le periferie e le aree svantaggiate attraverso iniziative culturali. La casa-museo sarà aperta quattro giorni a settimana, dal giovedì alla domenica (solo al mattino il giovedì e il venerdì, dalle 10 alle 18 il sabato e la domenica), e avrà accesso gratuito. Viste le dimensioni dell’appartamento, 73 metri quadri in tutto, è però obbligatoria la prenotazione online sull’app o sul portale Musei italiani: le visite guidate in loco saranno condotta dall’associazione Passo Civico – Comitato per Roma, che gestirà anche la programmazione delle attività.

Le attività di Casa Pasolini a Rebibbia
Casa Pasolini è anche biblioteca tematica, con la possibilità di consultare la raccolta in fase di ampliamento delle diverse edizioni degli scritti pasoliniani. Si svolgeranno, inoltre, iniziative legate alla formazione e alla ricerca, progetti in collaborazione con il carcere di Rebibbia e borse di studio per giovani artisti. Centrale sarà l’attività per le scuole, e diverse iniziative in fase di programmazione potranno essere seguite in streaming.
Per i primi sei mesi, inoltre, l’appartamento ospita la mostra fotografica La verità non sta in un solo sogno ma in molti sogni. Le case di Pier Paolo Pasolini a Roma, a cura di Matilde Amaturo e Sabrina Corarze. Pietro Valsecchi e sua moglie Camilla Nesbit seguiranno da vicino la programmazione culturale del sito, perché possa affermarsi come hub culturale di relazioni e promozione dei talenti: “Mi piacerebbe portare a Casa Pasolini poeti, artisti, cineasti, che qui possano esprimersi con libertà e caricarsi dell’energia del luogo, trasmettendola a propria volta alla comunità”, spiega Valsecchi. Che sia l’auspicio migliore per il nuovo inizio di Casa Pasolini.
Livia Montagnoli
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