Cultura: il vuoto delle idee è bipartisan. Una replica all’editoriale di Ernesto Galli della Loggia

Dopo l’editoriale di Galli della Loggia uscito sul Corriere venerdì 11 luglio, una riflessione sulla condizione di stallo in cui versa la cultura e da cui è necessario uscire al più presto per tornare a proporre un racconto del presente e, soprattutto, una direzione per il futuro

Ernesto Galli della Loggia ha pienamente ragione nel denunciare, nel suo editoriale uscito venerdì 11 luglio sul Corriere della Sera, l’assenza di un vero “scatto culturale” da parte della destra italiana. Ma sarebbe ingenuo pensare che la sinistra, sullo stesso terreno, possa oggi permettersi di ergersi a maestra. La realtà è che in Italia la cultura soffre un’inedita carestia di visione che attraversa l’intero arco politico. È il deserto delle idee, non solo la desertificazione della Rai.
Le ultime opere culturali di rilievo nelle nostre città risalgono, nella migliore delle ipotesi, ai primi anni Duemila. A Roma, le realizzazioni più simboliche sono ancora l’Auditorium di Renzo Piano o il MAXXI di Zaha Hadid: tutte nate da visioni sviluppate nella stagione di Rutelli e Veltroni, ormai vent’anni fa. Da allora, salvo qualche intervento di maquillage urbano o festival acchiappa-consensi, il nulla.

Tra destra e sinistra, la situazione di stallo in cui versa la cultura italiana

La destra ha preso il potere, ma non ha prodotto cultura. La sinistra, che dovrebbe custodirne l’anima, si è rifugiata in battaglie di retroguardia, priva com’è di un pensiero nuovo. Dopo il primo mandato di Dario Franceschini – l’ultimo ministro a proporre una strategia, almeno per l’audiovisivo e il patrimonio – tutto si è ridotto a mera gestione dell’esistente, conservazione degli incarichi e coltivazione di feudi.

Il Ministro Dario Franceschini
Il Ministro Dario Franceschini

Egemonia culturale come capacità di proporre una direzione per il futuro

Il punto è che “egemonia culturale” non è sinonimo di occupazione di posti – come giustamente ricorda Galli della Loggia – ma è la capacità di proporre un racconto del presente e una direzione per il futuro. Da destra e da sinistra, questo racconto oggi manca. Come diceva Pasolini, “la mancanza di ideologia porta alla mancanza di forma”. E la nostra forma culturale, oggi, è quella dell’amministrazione, non della creazione.

I giovani: l’unica speranza per la cultura

Eppure, una speranza resta: i giovani. Nelle periferie, nelle scuole, nei collettivi indipendenti e nei nuovi linguaggi digitali si muove un’energia che la politica ignora ma che resiste. Sono loro, con visioni ibride e transnazionali, a sperimentare nuove forme di cultura, spesso fuori dai canali ufficiali. Se la politica avesse coraggio, dovrebbe ascoltarli e scommettere su di loro.

Una sintesi possibile tra AI e intelligenza umana

Come ha ricordato Papa Francesco, “la cultura non si occupa, si abita”. In un tempo segnato da trasformazioni epocali — tra intelligenza artificiale e intelligenza umana — è urgente riflettere sul concetto di intelligenza culturale: una sintesi tra le due, una visione di futuro che metta al centro l’umano e le sue connessioni. Serve una progettualità trasversale che coinvolga istituzioni, territori e comunità. In un mondo che vive ormai in uno stato di guerra permanente, la cultura deve ergersi a costruttrice di ponti, laddove si alzano muri. Non può e non deve diventare essa stessa uno strumento di lotta identitaria, ma farsi spazio di riconoscimento, dialogo e speranza.

Cultura: la base da cui ripartire per costruire il futuro

Il sapere e il gusto del bello rappresentano da sempre l’elemento di evoluzione dell’uomo. L’incapacità della politica di comprendere che attraverso la cultura si innalza l’identità dell’essere umano come soggetto pensante ha finito per svilirne il valore stesso. Le esperienze millenarie di chi ha costruito, attraverso le opere d’arte, la storia dell’umanità, segnano ancora oggi il punto di diversità e di progresso: basti pensare ai graffiti delle grotte di Altamira, testimonianza originaria di un bisogno espressivo e simbolico profondo.
Quando Galli della Loggia evoca l’Enciclopedia Italiana, richiama in realtà la necessità di dare sistematicità alla complessità dei saperi. Ma la questione è ancora più ampia: in un tempo segnato dalla contrapposizione e dalla distruzione, la cultura deve ritrovare il coraggio di essere il cemento tra i popoli, la base comune da cui ripartire per ricostruire senso e futuro.

Angelo Argento

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Angelo Argento

Angelo Argento

Avvocato patrocinante in cassazione e dinanzi alle giurisdizioni superiori. Docente di Legislazione dei Beni Culturali presso l'Accademia Nazionale di Belle Arti di Brera. Presidente di Cultura Italiae, associazione riconosciuta quale ONG UNESCO.

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