Come sono andate le vendite alle fiere Frieze e Frieze Masters 2025 a Londra?

Alla chiusura di queste edizioni delle fiere di Londra, il mercato dell'arte della capitale si è mostrato in netta ripresa, con vendite robuste per le gallerie e collezionisti presenti, ma più riflessivi sugli acquisti e sulle spese

Si avviano alla chiusura, mentre scriviamo, le fiere di Londra Frieze London e Frieze Masters del 2025. Sotto gli iconici tendoni tirati su a Regent’s Park, nel mezzo di un perfetto autunno londinese, la capitale britannica ha mostrato di che ottima pasta è fatta, scrollandosi di dosso ogni profezia apocalittica sulla tenuta del suo mercato dell’arte e nonostante gli effetti negativi della Brexit che ancora si fanno sentire, così come di una situazione fiscale non troppo favorevole per i ceti più facoltosi, ha offerto alle gallerie internazionali la possibilità di esporre in un contesto pensato, curato e produttivo e di trovare interlocutori qualificati per le proposte artistiche delle scuderie. Numerose le vendite registrate e raccontate sin dal giorno di preview, mercoledì 15 ottobre, e protrattesi fino alle ultime ore di domenica 19 ottobre 2025, per un parterre di espositori che ha portato a Londra la varietà dell’arte, dall’antichità al contemporaneo, trovando un bilanciamento efficace tra la necessità di assecondare i trend di mercato e la capacità di sostenere il valore culturale della nuova ricerca artistica. 

La ripresa di Londra alla Frieze Art Week 2025

Energia rinnovata, presenza e attenzione dei collezionisti, vendite numerose e solide, seppure con una maggiore riflessività rispetto al passato e in range di prezzi più contenuti, accessibili anche per le nuove generazioni di collezionisti. Così si è andata configurando la settimana delle fiere targate Frieze per il 2025. In modo non dissimile dagli andamenti delle aste che si sono tenute negli stessi giorni.“L’arte è del mondo intero”, sembrava dire compatta Londra, durante questa Frieze Art Week, e sia le fiere che le mostre istituzionali della città – dalla sezione di Frieze London intitolata Echoes in the Present alla grande retrospettiva della Tate Modern Nigerian Modernism e alla ricerca di Kerry James Marshall alla Royal Academy – mettevano in luce riflessioni e dialoghi aperti di un Paese, dal passato coloniale, con la propria attualità e il futuro che si vuole disegnare, anche attraverso l’arte e la cultura e una nuova attenzione per l’arte diasporica e indigena, che ci è sembrata la vera protagonista di questi giorni. Mentre già si pensa anche alla nuova edizione di Frieze London che nel 2026 debutterà ad Abu Dhabi. E se è vero che spesso, anche per il mercato dell’arte, si ragiona e si lavora attraverso andamenti ciclici, la scena di Londra sembrava essere tornata per molti versi quella sperimentale e propositiva che negli Anni Novanta ne fece il cuore e la capitale dell’arte. 

Le prime vendite alle fiere Frieze di Londra 

A entrambe le fiere della città le vendite del primo giorno sono state robuste, dal sold out di Gagosian dei lavori di Lauren Halsey a quello della galleria emergente Ginny on Frederick, che ha venduto un’installazione di Alex Margo Arden al The Arts Council Acquisition Fund (£20.000-30,000). Lehmann Maupin ha venduto più di 15 opere dell’artista coreano Do Ho Suh, protagonista anche di una mostra alla Tate Modern. Ha venduto quasi tutto anche Timothy Taylor, dal suo stand monografico dedicato a Daniel Crews-Chubb (£70.000-£95.000), così come Kurimanzutto, con i dipinti di Ana Segovia ($25.000-60.000) nella sezione Artist-to-Artist. Sempre nei corridoi di Frieze London, Thaddaeus Ropac ha riportato la vendita di Polls (1987) di Robert Rauschenberg per $850.000.

Le vendite delle gallerie a Frieze Masters

A Frieze Masters, invece, la galleria David Aaron di Londra ha realizzato almeno una dozzina di vendite il primo giorno di apertura, compresa una testa di triceratopo fotografatissima e virale a £650.000. Hauser & Wirth, presente sia a Frieze London che a Frieze Masters, ha riportato la vendita di circa 30 opere solo nel primo giorno di fiera, tra cui la più costosa, per quanto ne sappiamo, di tutta la settimana, Der blaue Garten (Mein Gartentor) di Gabriele Münter, del 1909, che a Frieze Masters è stata venduta per circa 3 milioni di dollari, come pure Le domaine enchanté di René Magritte ($1,6 milioni) e Paul Klee, Befestigter Ort (€1,4 milioni). Sul fronte dell’arte contemporanea, invece, successo per il dipinto Lost Boccioni (2025) di Avery Singer, comprato per 800 mila dollari.

Le vendite di arte contemporanea a Frieze London 

A Frieze London 2025 la direttrice Eva Langret ha confermato la sua intenzione di promuovere le gallerie emergenti e mid attraverso un percorso preciso le dislocava nelle aree più vicine all’ingresso in fiera e più centrali, favorendo così il passaggio di collezionisti e addetti ai lavori diretti verso i nomi più consolidati e le mega-gallerie.“La mia galleria ha partecipato a Frieze dalla prima edizione, nel 2003”, ci ha raccontato Tommaso Corvi-Mora, che sulla nuova geografia degli stand in fiera continua: “Il nuovo layout ha marcato un vero e proprio cambiamento di passo, e quest’anno mi è sembrato anche meglio dell’anno scorso: più democratico ed inclusivo, meno rigidamente gerarchico rispetto ad altre fiere, svizzere e parigine. Le vendite sono state sostenute, anche sul fronte istituzionale per Lynette Yiadom-Boakye, Jennifer Packer, Jem Perucchini, Sam Bakewell, Matthew Warner, Tomoaki Suzuki ed altri”

Le vendite delle gallerie italiane a Frieze London  

Concorda sull’efficacia della fiera e dei nuovi posizionamenti e della nuova organizzazione dei flussi dei visitatori anche la galleria P420:“Quest’anno abbiamo trovato l’edizione di Frieze London particolarmente vivace ed energica. Il nuovo layout sembra aver funzionato e anche il lavoro fatto dal dipartimento VIP per portare un pubblico di alta qualità tutti i giorni della fiera”, è il commento della galleria bolognese, che festeggia l’ingresso delle opere dei suoi artisti in collezioni importanti internazionali e istituzionali, riportando a casa “riscontri positivi praticamente su tutti gli artisti esposti, sia in termini di vendite che di incontri con i vari professionisti del mondo dell’arte incontrati” e diverse transazioni concluse dunque per Shafei Xia (€5.000-30.000), Francis Offman (€5.000-22.000) e Adelaide Cioni (€3.500-15.000€), che “si confermano molto amati dal pubblico di Frieze London”. Buona l’accoglienza anche per la nuova serie di opere Riccardo Baruzzi e i lavori su acetato di Alessandro Pessoli, così come hanno trovato interlocutori interessati e interessanti le proposte delle artiste più consolidate della galleria, come Laura Grisi e Irma Blank. 

Le vendite italiane a Frieze Masters

Con una proposta monografica dedicata a Marina Apollonio, era nella sezione Spotlight di Frieze Masters la galleria milanese 10 A.M. ART, di ritorno a Londra anche quest’anno, dopo la scorsa edizione in cui aveva esposto, invece, le opere di Lucia Di Luciano. Numerose le vendite a collezionisti italiani, francesi, venezuelani e dagli Emirati Arabi per le opere della storica artista italiana, datate tra la metà degli Anni Sessanta e la metà dei ’70 (in un range di prezzo da €8.500 a oltre €40.000), ma ha registrato un ritmo più lento rispetto al 2024 e una maggiore necessità di riflessione da parte della domanda d’arte. Non è stato poi solo l’avvio di fiera, quest’anno, a portare interlocutori qualificati nello stand: una delle vendite più significative, per un’opera di Marina Apollonio esposta alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia lo scorso anno e con un asking price superiore a €40.000, è stata conclusa, per esempio, al sabato, quando è arrivato a conquistarla un importante collezionista di Ginevra. E a questo punto, intanto, è arrivato il momento di fare o rifare le valigie e spostarsi in un’altra capitale europea dell’arte e farsi trovare pronti a Parigi, perché, mentre questo articolo uscirà e voi lo leggerete, al Grand Palais si starà già finendo di montare e allestire tutto il necessario per la nuova edizione di Art Basel Paris.

Cristina Masturzo

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna "Economia e Mercato dell'Arte" e "Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni" al Master Accademico in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia…

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