La fiera Roma Arte in Nuvola alla sua quinta edizione. Intervista
140 gallerie, molti visitatori e tanti progetti in mostra per una fiera nata nel periodo immediatamente post Covid nella Capitale
“Finalmente vedo la fiera come la volevo io”, è il commento di Alessandro Nicosia, presidente di Roma Arte in Nuvola, la fiera della Capitale che nel 2025 giunge alla sua quinta edizione. Un tempo abbastanza ampio per fare bilanci di una manifestazione che nelle parole del suo ideatore cerca di differenziarsi dal panorama delle “sorelle” del nord, nascendo peraltro (la prima edizione è del 2021) nel periodo immediatamente successivo all’annus horribilis della pandemia.

La fiera a Roma nel 2025
Quella che si apre oggi è una fiera che ha fatto dei passi in avanti: gli spazi della Nuvola di Massimiliano Fuksas sono ben congegnati, gli espositori 140, con una forte partecipazione della Capitale, tanti i progetti speciali, tra mostre, installazioni, e partecipazioni istituzionali all’interno della fiera. A partire dall’ingresso, dove i visitatori sono accolti da una minimostra dedicata a Gino Marotta, Universo Naturale-Artificiale (in Nuvola), curata dal “vicino di casa”, il direttore del MUCIV (anch’esso all’EUR) Andrea Viliani o dalla mostra Tra acqua e luce, curata dalla direttrice artistica della fiera Adriana Polveroni e dedicata a un artista importante per l’arte italiana come Mario Airò, che trasforma gli spazi all’ingresso quasi in un giardino dalla delicatezza orientale.

Le mostre in fiera a Roma Arte in Nuvola
I progetti non mancano anche tra i corridoi, dall’installazione Referendum della giovane artista Giorgia Errera che invita i visitatori a votare utilizzando vere e proprie schede elettorali, ma senza un preciso quesito, interrogandosi e interrogandoci sul tema della partecipazione alla cittadinanza (lo spoglio tra sì e no avverrà domenica 23 novembre), al focus dedicato alla Corea (Fever State), quest’anno Paese ospite dell’iniziativa, fino alla bella mostra di Mario Cresci sul tema della “cura”, promossa dalla DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e alla ben strutturata rassegna, con opere di artisti quali Adrian Paci, Francesco Zizola, Irene Kung, Alessandra Spranzi, Mustafa Sabbagh, Antonio Biasucci, intitolata Immagini Impossibili, che interroga sotto la cura di Arianna Catania la fotografia contemporanea. Aspettando l’azione direttamente “dalla luna” che vedrà Filippo Riniolo confrontarsi con il giornalista Corrado Formigli.

Gli stand di Arte in Nuvola a Roma
Generosa la presenza delle gallerie romane e delle loro proposte nei due piani che segnano a livello temporale una netta divisione tra moderno e contemporaneo. Da Eddart di Elena Del Drago, con Carla Accardi, Giosetta Fioroni e Nanda Vigo tra gli altri, alla bellissima parete di Flavio Favelli da Norberto Ruggeri (Studio SALES), allo stand composito di Ex Elettrofonica che porta testimonianze delle ultime mostre in galleria, spiccando Julie Polidoro e Gabriele Picco. O ancora Marotta che ritorna nel bello stand di Richard Saulton, insieme alle opere di Marta Roberti e Beatrice Pediconi o i frammenti di Maddalena Pamio da Sara Zanin e alla splendida teoria di Enrico Tealdi da Francesca Antonini. Gli Emilio Isgrò monumentali e la cartolina di Balla da Tornabuoni e uno Chagall da 450,000 euro da Studio d’arte Campaiola. I primi quadri di Johnny Depp da Deodato Arte. Fino alla Galleria La Nuova Pesa che lascia il piano “inferiore” della fiera per andare tra i “contemporanei” per presentare una bipersonale di due giovani artiste Sveva Angeletti e Francesca Cornacchini, lavorando su “tuono” e “marea”, volgendo alla monocromia.

Ma ci sono anche l’Accademia di Belle Arti di Sassari con uno splendido progetto dedicato allo scrittore sardo Sergio Atzeni, scomparso 20 anni fa, con opere di studenti e docenti e mappe impossibili a cura di Nicolas Martino. O ancora – uno dei booth più ragionati della fiera – il progetto di Primo Marella (Milano) che porta artisti provenienti da contesti emergenti in una piccola mostra con opere di Abdoulaye Konaté, Tegene Kunbi, Godwin Champs Namuyimba, Kelechi Nwaneri tra gli altri e il progetto After the Pandemic di Samuel Nnorom, opera vincitrice del Saatchi Art Gallery Global Art Prize for Change. E ancora l’elegantissimo stand di Michela Rizzo da Venezia, la personale del pittore dello Zimbabwe, classe 1985, Tafadzwa Tega da Mimmo Scognamiglio (Milano) e la fotografia lieve di Paolo Leonardo da Raffaella De Chirico, e ancora i “corpi in bilico” di Greta Pilana e Silvana DI Blasi da Momart a Matera.

Le parole del presidente Alessandro Nicosia
Cinque anni sono un tempo abbastanza ampio per fare un bilancio per quello che è un progetto culturale ma anche una impresa…Cosa è successo dal 2021 a oggi?
Se un’intrapresa così difficile e particolare arriva dopo cinque anni a essere così attesa vuol dire che gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono andati a buon segno. All’inizio il progetto non era stato del tutto compreso: noi non volevamo fare una operazione omologa alle fiere del nord, per le quali ho il massimo rispetto. Ma il contesto romano, che conosco molto bene, non era in grado di recepire una operazione totalmente commerciale, classica da fiera, e infatti altri tentativi analoghi nella Capitale in passato non sono andati in porto. Avendo io una esperienza quarantennale di “mostrarolo” volevo creare una esposizione strutturata che avesse comunque come core business le gallerie, ma con un’offerta intorno tale da recuperare i target romani e dell’Italia centrale e più popolare, pur mantenendo una proposta alta.
Lei prima diceva che non “voleva fare una fiera come quelle del nord Italia”. Cosa distingue Roma Arte in Nuvola da quei progetti?
Ognuna di queste fiere ha una sua metodologia costruttiva. La lettura che mi ha spinto a creare una cosa nuova che quest’anno arriva a una sua maggiore definizione è quella di confrontarsi con i pubblici della Capitale che è una città difficilissima – e la conosco bene, ci ho fatto 500 mostre! – . Una operazione solo di stand e di offerte commerciali Roma non l’avrebbe retta. Ho costruito un prodotto che potesse recuperare interessi diversi, e target diversi, in cui entra il valore arte-cultura. I galleristi avevano qualche perplessità ma poi quando hanno visto la grande quantità di visitatori (38.000 nel 2025) hanno capito che questo tornava utile anche a loro.
Ma la fiera a livello commerciale è sostenibile per le gallerie?
Sì, due mesi fa ho finito gli stand, evidentemente funziona. Quest’anno portiamo 250 collezionisti da tutta Europa.

In questi cinque anni è cambiata la politica, a Roma e nel sistema Paese. È cambiato il mondo. Questo ha influito sul progetto, ha mutato i vostri orizzonti, traiettorie, strategie?
Non ho padrini né appartengo a partiti politici e nel corso della mia carriera ho lavorato con tutti. Talmente piace poi Roma Arte in Nuvola che le istituzioni di un colore o di un altro mi hanno sempre risposto e sostenuto. E qui in fiera si vede, con la Direzione Generale, con l’Istituto della Grafica, con gli Archivi, i musei come Maxxi o GNAMC o il MUCIV che partecipano.
In effetti la presenza delle istituzioni, i progetti, le mostre, le gallerie romane in fiera si vede, è tangibile. Quello che poi però sembra non succedere è che la città risponda fuori dai corridoi, con aperture, opening e una programmazione condivisa collaterale e integrata, salvo alcuni casi come Albumarte. Secondo lei perché? È tra i suoi prossimi obiettivi?
Roma ha una dispersione che pochi capiscono da fuori. A Roma esistono Sovrintendenze, Ministero, spazi pubblici, privati, fondazioni, spazi del comune e soprattutto esiste una grande proliferazione di offerta del contemporaneo diffusa. Abbiamo provato venti anni fa quando avevo in gestione il Vittoriano a cercare di creare un calendario comune di venti realtà e non ci siamo riusciti. Solo stamattina a Roma c’erano contemporaneamente quattro conferenze stampa. Le lascio immaginare la difficoltà di realizzare un discorso unitario.
Adriana Polveroni sarà riconfermata alla direzione artistica anche il prossimo anno?
Sicuramente Adriana Polveroni ci sarà e l’obiettivo è anche una maggiore internazionalizzazione nei contenuti e qualificare sempre di più, mantenere un ampio pubblico e fare cose belle. Poi sicuramente stiamo valutando di ampliare le nostre collaborazioni, con nuovi inserimenti. E già ho molte proposte per nuove mostre e progetti per le prossime edizioni…
Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati