La prima fiera collaterale dell’Art Week di Torino inaugura fuori Torino: report da Paratissima a Moncalieri
A Torino l'Art Week è ufficialmente partita. A dare il via sono le altre fiere collaterali alla principale (Artissima) disseminate in città ma quest’anno anche fuori città. Fra queste vi è l’immancabile Paratissima, che inaugura a Moncalieri tra spunti e perplessità
Tutto pronto per l’attesissima settimana dell’arte torinese: una tradizione che per una settimana invade il capoluogo piemontese con mostre, eventi, progetti diffusi e fiere di ogni tipo. Una delle prime manifestazioni ad inaugurare è Paratissima, piccola fiera d’arte contemporanea indipendente giunta alla sua 21esima edizione. Ecco come andata tra qualche spunto e alcune perplessità.
Il cambio di location di Paratissima: Moncalieri
Anche quest’anno la manifestazione rivela la sua natura nomade cambiando nuovamente location: una scelta che, seppur adatta per scoprire e riscoprire determinati luoghi, rischia di penalizzare la rassegna obbligando i visitatori a spostarsi addirittura al di là di Torino in un momento in cui l’offerta culturale in città non manca. Sede di Kosmos – questo il titolo di Paratissima 2025 – è infatti lo storico Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri: un maestoso edificio del XVIII Secolo ricco di fascino, e di stanze da esplorare. La struttura è suggestiva, ma quello che dovrebbe contare più di tutto è la proposta che – come è normale per fiere collaterali come questa – procede tra alti e bassi.
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Il percorso espositivo di Paratissima
Con più di 450 artisti distribuiti su 12mila mq di spazio, il percorso espositivo si snoda in maniera caleidoscopica lungo piani e corridoi nei quali le opere sembrano essere inserite senza particolari linee curatoriali. Ci si addentra così in una sorta di labirinto dove non mancano pareti senza intonaco, didascalie volanti, e allestimenti che non sempre restituiscono giustizia ai lavori esposti.
Oltre ai vari progetti inseriti nella cornice del Real Collegio (più di una trentina), trovano spazio pure sei mostre principali: Disobbedienza Formale, Del colore della lavanda – Visioni liminari, Algoritmi, Liquida Winter Edition – Dark Matter, Nice & Fair / Contemporary Visions, e Unpredictable – Untitled, rispettivamente a cura di Martina Ghignatti, Margherita Caselli, Valeria Cirone, Laura Tota, e Francesca Canfora.
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Il progetto Share Festival a Paratissima 2025
Tra le opere non di rado ingenue, dove il figurativo accademico predomina, vi sono anche progetti di un certo spessore. Oltre all’installazione Just to hit di Andrea Papi (raffigurante un machete con tanto di payoff che ammicca all’iconico logo della Nike), degna di nota è la sezione dedicata allo Share Festival: un contenitore che azzarda un po’ di più proponendo non solo allestimenti ragionati, che invitano all’interazione del pubblico, ma soprattutto progetti con un taglio puntuale nei confronti delle nuove tecnologie del nostro tempo.
Fra questi ricordiamo Share Campus – Mockumentary dal 2050 (progetto multimediale che ha coinvolto alcuni studenti dell’Accademia Albertina nell’ideazione e nella produzione di video realizzati con IA per promuovere avveniristiche app del futuro), e The Arquà manuscript tapestry del duo creativo BGGB Studio nel quale un finto arazzo medievale, sempre prodotto con l’ausilio di intelligenze artificiali, ci interroga sulla forma che avranno gli animali dei secoli a venire.
Quale futuro per Paratissima?
Malgrado da quanto annunciato dal suo presidente Andrea Schiavo, la fiera Paratissima continua a preferire più un focus sulla quantità che sulla qualità. Questo le impedisce di diventare un definitivo punto di riferimento tra le fiere collaterali e di trasformarsi nel laboratorio di creatività che dovrebbe essere. Le scelte curatoriali e allestitive sono migliorabili e auguriamoci che lo siano nel 2026.
Valerio Veneruso
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