Yona Friedman – Meuble Plus
Triennale Milano presenta nel Giardino Giancarlo De Carlo Meuble Plus, installazione dell’architetto franco-ungherese Yona Friedman (Budapest, 1923 – Parigi, 2020), donata dalla Fondazione Friedman a Triennale e ora entrata nella collezione dell’istituzione.
Comunicato stampa
Triennale Milano presenta nel Giardino Giancarlo De Carlo Meuble Plus, installazione dell'architetto franco-ungherese Yona Friedman (Budapest, 1923 – Parigi, 2020), donata dalla Fondazione Friedman a Triennale e ora entrata nella collezione dell’istituzione. Il progetto è a cura di Maurizio Bortolotti. Emilio Genovesi e Rodrigo Rodriquez hanno reso possibile la realizzazione di questa opera in occasione dell’edizione 2018 della Design Week e ne avevano previsto la collocazione in Triennale per renderla disponibile alla città di Milano.
Afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “Siamo molto felici di arricchire la collezione di Triennale Milano con un’opera così significativa come Meuble Plus di Yona Friedman, ostinato, acuto, dolce, visionario di una città leggera e reticolare nutrita di rapporti umani e accelerazioni artistiche. Siamo grati alla Fondazione Friedman e il nostro ricordo va a Emilio Genovesi e Rodrigo Rodriquez che fortemente hanno voluto la collocazione di questa installazione proprio in Triennale come dono alla città".
Il progetto, che era stato appositamente ideato da Friedman per i rifugiati, costituito da tre moduli abitativi e realizzato con materiali riciclati, sintetizza la ricerca dell’architetto e urbanista sul tema dell’“architettura mobile”, costituita da un'infrastruttura immateriale e da elementi “domestici” mobili simili ad arredi dai costi molto contenuti.
Pratica e poetica di Friedman sono caratterizzate da una sperimentazione radicale in grado di travalicare i limiti della disciplina architettonica per entrare in dialogo con arte, biologia, cibernetica, antropologia, psicologia e sociologia. Nel 1958 Friedman fonda a Parigi il Gruppo di studio per l’architettura mobile influenzando con il suo lavoro gruppi d’avanguardia come gli inglesi Archigram o i Metabolisti giapponesi. Con opere seminali, dal progetto della Ville spatiale (1959–1960) allo studio delle agricolture urbane, dalle proposte di autocostruzione da parte delle popolazioni dei paesi sottosviluppati a quelle per una edilizia sostenibile – esemplare in questo senso il Museum of Simple Technology a Madras del 1987, realizzato impiegando materiali locali come il bambù – alle riflessioni sulla partecipazione attiva dal basso, Friedman ha sempre proposto una propria personale lettura del Modernismo, spesso basata sul paradosso e sull’ossimoro. Nei suoi progetti Friedman propone “utopie realizzabili”, come titola il suo omonimo testo del 1974, rovesciando così ogni paradigma e infondendo un messaggio di speranza e positività. L’architettura di Friedman non è mai impositiva, si concentra sul preesistente, sulla comunità e sulle esigenze del singolo individuo, in modo tale che anche il soddisfacimento di un bisogno personale possa essere foriero di miglioramento per l’intera collettività.
I Partner Istituzionali Eni e Lavazza e il Technical Partner ATM sostengono Triennale Milano anche per questo progetto.