William Kentridge – Self-Portrait as a Coffee-Pot

Informazioni Evento

Luogo
ARSENALE INSTITUTE FOR POLITICS OF REPRESENTATION
Castello 1430/A Riva dei Sette Martiri 30122 , Venezia, Italia
Date
Dal al

Pre-apertura: 15–16 aprile 2024 dalle 11.00 alle 19.00
Anteprima per la stampa alla presenza dell’artista: 16 aprile 2024 dalle 15.00 alle 17.00
Apertura al pubblico: 17 aprile – 24 novembre 2024 dalle 10.00 alle 19.30

Vernissage
16/04/2024

ore 15

Artisti
William Kentridge
Curatori
Carolyn Christov-Bakargiev
Uffici stampa
STILEMA
Generi
arte contemporanea, personale
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Per la sua nuova mostra all’Arsenale Institute for Politics of Representation di Venezia, William Kentridge, artista sudafricano noto negli ultimi quarant’anni per i suoi cortometraggi animati, le sue sculture e le sue produzioni di teatro e opera, in collaborazione con la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev, amica e autrice della fondamentale monografia sui suoi lavori pubblicata nel 1998, presenta in anteprima la suggestiva nuova serie di video in nove episodi intitolata Self-Portrait as a Coffee-Pot.

Comunicato stampa

Per la sua nuova mostra all'Arsenale Institute for Politics of Representation di Venezia, William Kentridge, artista sudafricano noto negli ultimi quarant’anni per i suoi cortometraggi animati, le sue sculture e le sue produzioni di teatro e opera, in collaborazione con la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev, amica e autrice della fondamentale monografia sui suoi lavori pubblicata nel 1998, presenta in anteprima la suggestiva nuova serie di video in nove episodi intitolata Self-Portrait as a Coffee-Pot. Questa mostra, strutturata in brevi episodi da trenta minuti e pensata originariamente per essere fruita come una serie online, ai cellulari o alla televisione, rappresenta un esperimento di incarnazione fisica e di esperienza fenomenologica del reale nell'era digitale, oltre che una riflessione su ciò che oggi potrebbe accadere nel cervello e nello studio di un artista.

 

L'innovativa casa di distribuzione di cinema d'essai MUBI ha acquisito i diritti di streaming globali per la serie di nove episodi, creata e diretta da William Kentridge, prodotta da Rachel Chanoff e Noah Bashevkin di The Office Performing Arts + Film, da Joslyn Barnes di Louverture Films e dal William Kentridge Studio, e a cura di Walter Murch, Janus Fouché e Žana Marović.

 

Girate nel suo studio durante e dopo la pandemia di Covid-19 del 2020-22 e completate nel 2023, queste opere saranno visibili in un ambiente denso, unico, che ricrea parzialmente lo studio di Johannesburg in cui sono stati realizzati. “Le riprese sono iniziate durante il primo lockdown e lo studio imitava gli spazi chiusi del Covid” afferma William Kentridge, “ma lo studio è anche una testa espansa, una camera di pensieri e riflessioni dove tutti i disegni, le foto e i residui sulle pareti dello studio diventano questi stessi pensieri".

 

Come spazio espositivo fisico, delle stesse dimensioni del suo studio, l’installazione diventa un luogo vissuto tra uno spazio privato e uno pubblico; tra lo studio di un artista solitario profondamente immerso nell’autoriflessione e lo spazio gioioso del gioco infantile e di collaborazione con altri. Queste opere, destinate essenzialmente alla fruizione online, su dispositivo mobile o televisivo, sono un inno alla libertà artistica, e al contempo rilevano profeticamente la mancanza di libertà tipica dei nostri spazi chiusi nell’era digitale. Mettono inoltre in risalto il modo in cui la stessa attività del lasciare segni con i materiali costruisce il sé nel processo di creazione. Inoltre, il rapporto tra pittura e spartiti musicali, così come tra danza e disegno, diventa una forma di ginnastica mentale o di yoga per il cervello, esercizi per espandere e migliorare l’intelligenza umana nella nostra epoca in cui le protesi dell’intelligenza artificiale e l’uso crescente dei social media finiscono per atrofizzare pericolosamente le nostre capacità cognitive ed emotive.

 

L’arte di Kentridge affonda le proprie radici in Sudafrica, dove l’artista continua a vivere e a creare la maggior parte dei suoi lavori”, afferma Carolyn Christov-Bakargiev, “e nasce dal tentativo di affrontare la natura delle emozioni e della memoria umana, nonché il rapporto tra conoscenza, desiderio, etica, pratica e responsabilità. Kentridge indaga su come le nostre identità vengono modellate attraverso le nostre mutevoli idee di storia e luogo, osservando come costruiamo le nostre storie come forme di collage e cosa ne facciamo, sia a livello individuale che nella collettività. La sua è un'arte elegiaca ma allo stesso tempo beffarda che esplora le possibilità della poesia nella società contemporanea, anche in assenza di visioni utopiche per il futuro, e fornisce un acerbo commento satirico sulla nostra società, proponendo al contempo un modo di vedere la vita come un continuo processo di cambiamento e incertezza piuttosto che come un mondo controllato dai fatti. In questa nuova serie, gli alter ego e i doppelgänger di Kentridge dibattono su una serie di questioni: come funziona la memoria? Cosa crea il sé? Perché la storia va sempre storta? Si potrebbero interpretare le opere come un’inversione dell’ossessiva divisione narcisistica delle personalità della nostra epoca di avatar sui social media in forme di tranquilla psicoanalisi”.