When Forms Become Attitude – un paradigma rovesciato
Prima mostra collettiva organizzata da Mixta.
Comunicato stampa
Prima mostra collettiva organizzata da Mixta. L'intento è che, con questo primo evento importante, il progetto Mixta prenda una direzione precisa, e si faccia conoscere nel panorama genovese per affermarsi via via come una nuova frontiera dell'arte, fresca e innovativa.
Espongono: Alessandra Ciniselli - Franco Ferrari - Viviana dal Lago - Sohrab Najafi e Enrico Casini - Arianna Maestrale - Silvia Mazzella - Giulia Ottonello - Matteo Pompili - Araike Severino de Silva - Martina Spanu - Claudio Tagliamacco.
VERNISSAGE - 12/07/19 - Ex op Quarto GE Spazio 21
18:00 apertura spazio espositivo
19:00 - 22:00 live musicale di Boccanegra - Misentotale - Ginevra Nervi
FINISSAGE - 21/07/19 - Spazio 62 (via Biagio Assereto 62, Recco) 19:00 incontro e dialogo con gli artisti, a seguire Dj set e buffet.
2.1 Testo critico - When Forms Become Attitude
When Forms Become Attitude - un paradigma rovesciato Quando le forme diventano atteggiamento.
Questa formula descrive il processo dell'operazione artistica, riducendola in due fasi, una conseguente all'altra. La direzione del processo è determinata dalla parola become (diventano) che implica necessariamente un prima e un dopo. Tra le due fasi dell'operazione artistica, quindi, precisamente delimitate dal become, quella che viene prima corrisponde a un'analisi personale di qualcosa di indefinito, e si può concepire come una sorta di elemento anticipatore della comunicazione. Quella che viene dopo, invece, è la realizzazione di tale comunicazione, che si concretizza in un vero e proprio dispositivo, e che rende possibile lo scambio linguistico tra l'artista e il suo interlocutore.
In che modo la prima fase corrisponda alla forma e la seconda all'atteggiamento - come suggerito dal titolo della mostra - stiamo per scoprirlo.
Veniamo al paradigma rovesciato. Nella primavera del 1969, a Berna, venne inaugurata una delle mostre di arte contemporanea più significative dell'ultimo secolo: Live in your head: when Attitudes
Become Form, a cura di Harald Szeemann; questa esposizione è stata un importante catalizzatore delle innovative sensibilità artistiche del tempo, europee e statunitensi, dalla Minimal Art all'Arte Povera, dall'Arte Concettuale alla Body Art. Quando gli atteggiamenti diventano forme, dice, identificando in questo modo le due fasi dialettiche del processo artistico sopra citato: nella prima fase, come indefinito campo di indagine artistica che anticipa la comunicazione, gli atteggiamenti; e poi a costituire la seconda fase, come dispositivo oggettuale della comunicazione artistica, le forme. Ecco, noi diciamo il contrario. Mantenendo la stessa dialettica, rovesciamo il paradigma: prima le forme, e poi gli atteggiamenti.
È necessario fare chiarezza sui termini utilizzati, che, sebbene siano gli stessi usati da Szeemann, corrispondono per noi a campi semantici largamente differenti, con differenti implicazioni, relative a un ragionamento che cerca di aprirsi verso un orizzonte più contemporaneo, cioè più adeguato al nostro tempo.
Per forme intendiamo innanzitutto le immagini della nostra cultura contemporanea in cui Internet ricopre un ruolo preponderante: forme che si sovrappongono tra loro e si confondono con le informazioni, creando una rete pluridimensionale fatta di continui collegamenti (links) e sovrapposizioni in perpetuo movimento; un ambiente virtuale in cui siamo costantemente immersi, che alimenta il nostro immaginario. Oggi sono queste forme che condizionano e dettano il fare artistico, che lo vogliamo o no. La prima fase, dunque, quella che anticipa la comunicazione artistica, è proprio relativa al confronto con il dato indefinito delle forme in cui viviamo: è questo il nostro universo di partenza.
Per concepire cosa intendiamo per atteggiamento, è necessario nuovamente riferirci al contesto contemporaneo, laddove si
manifesta la comunicazione artistica. C'è un certo orientamento, nell'arte contemporanea, che prende in prestito le forme dei linguaggi non propri, il che comporta una progressiva perdita della dimensione oggettuale, per un'arte sempre più dispersa nell'aria, come il pensiero, come il linguaggio verbale. Questo punto è di notevole interesse, e lo assumiamo come elemento costitutivo del nostro operato.
Anche nel caso della realizzazione di opere evidentemente oggettuali - come quelle esposte qui - quello che conta davvero e che nobilita l'installazione è il richiamo a quel processo specialissimo delle pratiche di ciascun artista, quel processo che è diventato esso stesso il dispositivo di comunicazione artistica, traducendosi in atteggiamento.
Pertanto, in conclusione, l'oggetto-opera si pone come un tentativo tra molti, o più semplicemente come una traccia, a testimonianza dell'atteggiamento dell'artista; il quale atteggiamento si configura come un irrisolto tendere-verso-qualcosa, e parte dal dato incognito delle immagini e informazioni virtuali in cui siamo immersi quotidianamente.
a cura di Arianna Maestrale