Vincenzo Scolamiero – Come sogni perduti

Vincenzo Scolamiero espone sei grandi tele, concepite ad hoc per la Casa Andersen.
Comunicato stampa
Il 12 maggio si apre, alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen afferente all’Istituto
Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei Nazionali della Città di Roma, in
collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, la mostra personale di Vincenzo
Scolamiero, Come sogni perduti, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Roberto
Gramiccia.
Vincenzo Scolamiero espone sei grandi tele, concepite ad hoc per la Casa Andersen; la
mostra s’incentra su due installazioni in perfetta sintonia con il luogo dove l’artista ha
disperso le tracce della sua ispirazione: tra zolle, racimoli e frammenti donati dalla natura,
con resti di opere incompiute del padrone di casa.
Il concetto espositivo è, dunque, parte integrante della mostra, ne segna il tracciato e ne
spiega l’intenzione. Non è soltanto un’installazione ma un percorso che entra in dialogo
con il sito che Scolamiero vede cristallizzato nel tempo e carico di tracce di vita vissuta e
di esperienze creative mosse da una volontà utopica: quella di immaginare una città
ideale, sede di un laboratorio perenne in cui l’arte avrebbe dovuto incontrare la scienza, la
filosofia, la musica, il pensiero religioso e quello estetico.
Il progetto ideale di Hendrik Andersen, che è rimasto inattuato, ha animato la sua fantasia,
segnandone la strada espressiva. L’utopia che resta un sogno perduto ma che non smette
di emanare la sua forza immaginifica, si è concretizzata nel titolo della mostra, Come
sogni perduti, che riporta una frase tratta dalla novella Lenz di Georg Büchner, molto
amata da Scolamiero. Una metafora del viaggio folle e allucinato attraverso una natura
vertiginosa e ostile. In essa egli riconosce la metafora della condizione dell’artista,
inesorabilmente spinto a trovare un compimento della sua creatività, un approdo
irrealizzabile e inafferrabile del suo sogno espressivo.
Nelle sei tele, disposte come lungo un cammino, trova dunque concretizzazione figurativa
ogni suggestione avvertita e vissuta intensamente dal pittore: l’incantevole chimera
universalistica di Hendrik Andersen e il fascino di questo tempio utopico ancora intatto e
oggi musealizzato, l’evocazione di una lettura che da anni stimola la sua immaginazione,
la riflessione sul senso stesso del dipingere e dell’inseguire i propri fantasmi senza pace
né tregua.
Scrive la curatrice, Maria Giuseppina Di Monte: «Una fantasmagoria di immagini poetiche
che prendono spunto dalla natura e la rielaborano attraverso visioni istantanee che danno
origine ad altre visioni oniriche; da un segno ne nasce un altro fino a saturare le tele in cui
domina il verde e il bruno, colori della terra, molto presenti nelle opere dell’artista che
sembrano scaturire proprio da un’orogenesi naturale».
Il carattere installativo della mostra si adatta all’ambiente, che nelle opere sembra
alternare gli estremi di un sogno malinconico e struggente - la coppia di tele verticali nei
due imbotti dell’atrio appaiono come fragili e cristalline cineserie che danno il benvenuto
agli ospiti della casa che fu - e quelli di un’immersione a occhi aperti nelle viscere della
terra nei quattro dipinti che, sostenuti da strutture di travertino di cava, chiudono il
visitatore in un circuito compresso e inquietante.
Dall’oro scintillante delle due tele d’ingresso, riacceso in superficie da sventagliate
cromatiche rosse e verdi che ne muovono l’aria e ne livellano lo spazio, si passa dunque
al folle viaggio attraverso un mondo instabile e misterioso, in cui le forze della natura,
pacifiche sul plinto centrale, prendono vita e sconquassano gli animi, al ritmo ondulante
delle forme che emergono da un fondo oscuro e ventoso.
Non una mostra tradizionale o un’installazione, quella di Scolamiero a Casa Andersen è
piuttosto un viaggio tra sogni e utopie, in cui l’arte è insieme ragione e immaginazione,
realtà e sogno, sentiero illuminato e burrone profondissimo.