Vincenzo Agnetti / Luca Pozzi – La profezia del vaso di petunie

Informazioni Evento

Luogo
ARCHIVIO VINCENZO AGNETTI
Via Machiavelli 30, Milano, Italia
Date
Dal al

da lunedì a sabato su prenotazione al 328 8840143

Vernissage
12/04/2023

ore 18,30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Luca Pozzi, Vincenzo Agnetti
Uffici stampa
ALESSANDRA SANTERINI
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Una nuova mostra curata in collaborazione con The Swan Station, che mette in dialogo le opere di Vincenzo Agnetti con quelle del giovane artista Luca Pozzi (Milano, 1983).

Comunicato stampa

In occasione dell'artweek milanese, l’Archivio Agnetti inaugura mercoledì 12 aprile in via Macchiavelli 30 a Milano una nuova mostra curata in collaborazione con The Swan Station, che mette in dialogo le opere di Vincenzo Agnetti con quelle del giovane artista Luca Pozzi (Milano, 1983). Questa esposizione, ideata come site specific, si apre a nuovi territori e contaminazioni diventando l’occasione per assistere all’incontro tra due sculture generative, la “Macchina drogata” del 1967 di Agnetti e “Arkanian Shenron” realizzata da Pozzi nel 2020. Da una lato, la calcolatrice Olivetti Divisumma 14 manipolata personalmente da Vincenzo Agnetti in modo che eseguendo normali operazioni matematiche vengano prodotti dei testi; dall’altro una scultura in bronzo di Pozzi equipaggiata di un rivelatore di particelle, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di fisica nucleare, e di un’intelligenza artificiale capace di tradurre il passaggio dei muoni provenienti dallo spazio in messaggi dal sapore divinatorio e di condividerli in real-time su Twitter.

Il progetto prevede inoltre una cometa digitale ricostruita da Pozzi a partire dalle stratigrafie originali dell’European Spacial Agency su cui sono stati collocati alcuni “Assiomi” di Agnetti e un dialogo tra la performance “Lezione di design” degli anni 70 e operazioni virtuali della contemporaneità artistica. Una mostra intergenerazionale su due ricerche accomunate dall’ossessione per il linguaggio e per i processi probabilistici che tendono alla perfezione, ma che sono soggetti all’irresistibile imprevedibilità della fluttuazione e della caduta.

La mostra è accompagnata dalla pubblicazione, a cura dell’Archivio Vincenzo Agnetti, dei Quadernidedicati rispettivamente alla mostra del Dialogo 01 (allestita nel 2022) e a questa che inaugura Dialogo 02.

Vincenzo Agnetti
Figura di primo piano nel panorama dell’arte concettuale e la sua intensa attività artistica, concentrata in quindici anni dal 1966 al 1981, trae linfa da uno straordinario lavoro, iniziato ancor giovanissimo, di ricerca e di sperimentazione nel campo della poesia, della pittura e della tecnologia. Ha viaggiato molto accumulando scritti, progetti, schemi, idee, costruendo e sedimentando nei suoi Quaderni argentini quello che esprimerà nel suo lavoro, in modo da “iniziare dalla fine”, come egli stesso scriverà. Il fermento degli anni ‘70 è il contesto ideale per sviluppare il suo discorso: le sue opere si propongono come strumenti critici che si incuneano nella ricerca dell’intervallo, dell’interspazio, del margine. Si tratta di critica operante che ingloba aspetti della politica, del linguaggio, dell’arte. La ricerca del negativo, propria di quegli anni, trova in Agnetti uno dei suoi massimi esponenti e si svilupperà lungo tutto il suo percorso con modalità espressive e tecniche di volta in volta diverse, all’incrocio tra tecnologia, arte e poesia. E’ un maestro della poetica dell’azzeramento che invita l’operazione concettuale ad entrare paradossalmente in contatto con un mondo visionario e profondamente ancorato alle emozioni. Il medium espressivo per Agnetti è organico al discorso che vuole rappresentare, per questo la sua ricerca sui differenti modi di creare arte, sulle tecniche e sui materiali è così importante: la parola, l’immagine fotografica, la tecnologia manipolata, la carta fotografica esposta e graffiata, la scultura accompagnata alla fotografia e ancora alle registrazioni e ai video, le installazioni, le performance sono sempre utilizzati come supporto del progetto artistico. E’ un artista concettuale che non espone concetti ma li costruisce e li rende visibili e percepibili all’occhio dell’osservatore, che può decodificare il senso concettuale delle sue opere e che entrando nel suo spazio è invitato attraverso un’operazione concettuale rigorosa a entrare i contatto con un mondo visionario paradossalmente ancorato alle emozioni.

Luca Pozzi

Artista e mediatore interdisciplinare Luca Pozzi si ispira ai mondi dell'arte, della fisica, della cosmologia multi-messaggera e dell'informatica. Dopo la Laurea in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e le specializzazioni in Computer Graphics e Sistemi, collabora con visionarie comunità scientifiche tra cui la Loop Quantum Gravity (PI), il Compact Muon Solenoid (CERN) e il Fermi Large Area Telescope (INFN, NASA).

Studiando gravità quantistica, cosmologia e fisica delle particelle, la ricerca teorica è convertita in una serie di installazioni ibride caratterizzate da sculture magnetiche, oggetti in levitazione, esperienze VR / AR e un uso performativo della fotografia basata su una straniante sensazione di tempo sospeso e multi-dimensionalità. Il suo lavoro è stato esposto presso importanti musei e gallerie in Italia e all’estero e le sue opere sono parte di prestigiose collezioni pubbliche e private tra cui il Mart di Rovereto, il Mambo di Bologna, il MEF di Torino, Il Ministero degli Affari Esteri La Farnesina e L’Archive of Spatial Aesthetics and Praxis di New York. E' conosciuto per la serie fotografica “Supersymmetric Partner”, che documenta i suoi salti di fronte alle pitture rinascimentali di Paolo Veronese e per l’utilizzo di tecnologie a levitazione elettromagnetica in opere dal sapore futuristico come “Schroedinger’s cat through Piero della Francesca influence” (Museo Marino Marini, 2010), “9 Churches 9 Columns” (Moscow Biennale, 2011) e “The Star Platform” (Marrakech Biennale, 2012). Nel 2013 mette a punto il dispositivo di disegno di luce da remoto “Oracle” (DLD, Haus der Kunst, Monaco), del 2015 é la mostra “The Messengers of Gravity” (MEF,Torino), mentre del 2017 il progetto “Blazing Quasi-Stellar Object” al CERN di Ginevra. Nello stesso anno partecipa a “Documenta 14” come parte del collettivo “Eternal Internet Brotherhood” (Kassel). Successivamente ha lavorato ad installazioni site-specific immersive in ambienti storici (The Grandfather Platform - Sala Carracci, Palazzo Magnani, Bologna, Art City, 2018). Nel 2019 e durante la crisi pandemica da Covid-19 approfondisce gli strumenti della realtà aumentata con le serie “Dark Collection Brera” e “Dark Collection Sistine-Chapel”, mentre del 2020 il suo primo lavoro in Realtà Virtuale “Rosetta Mission 2020” risultata vincitrice del fondo europeo ERC An-Iconology (History, Theory, and Practices of Environmental Images) dell'Università Statale di Milano. A settembre 2021 inaugura il progetto Hyperinascimento presso la FMAV (Fondazione Modena Arti Visive) incentrato sulla definizione di un nuovo umanesimo ipertecnologico, mentre nel 2022 e' parte della 23°Triennale di Milano “UNKNOWN UNKNOWNS” curata dall'astrofisica dell'ESA Ersilia Vaudo.