Verónica Vázquez / Marco Maria Zanin – Le Opere e i Giorni

Informazioni Evento

Luogo
TORRE DELLE GRAZIE
Viale dei Martiri , Bassano del Grappa, Italia
Date
Dal al
Vernissage
07/06/2019

ore 18,30

Artisti
Marco Maria Zanin, Verònica Vàzquez
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Le Opere e i Giorni. Verónica Vázquez e Marco Maria Zanin è il titolo della mostra bipersonale organizzata da Marignana Arte in collaborazione con Piero Atchugarry Gallery, con testi critici di Ilaria Bignotti e Antonio Grulli, che i Musei Civici di Bassano ospitano nella affascinante sede cittadina della Torre delle Grazie, un luogo carico di memorie storiche che oggi rappresenta una sede espositiva di rilevanza culturale.

Comunicato stampa

LE OPERE E I GIORNI. VERÓNICA VÁZQUEZ E MARCO MARIA ZANIN
Un progetto a cura di Marignana Arte e Piero Atchugarry Gallery
Testi critici di Ilaria Bignotti e Antonio Grulli
Torre delle Grazie - Bassano del Grappa
Opening: venerdì 7 giugno, ore 18.30
7 giugno - 21 luglio 2019
Con il Patrocinio del Comune di Bassano del Grappa
In collaborazione con i Musei Civici di Bassano del Grappa

Le Opere e i Giorni. Verónica Vázquez e Marco Maria Zanin è il titolo della mostra bipersonale organizzata da Marignana Arte in collaborazione con Piero Atchugarry Gallery, con testi critici di Ilaria Bignotti e Antonio Grulli, che i Musei Civici di Bassano ospitano nella affascinante sede cittadina della Torre delle Grazie, un luogo carico di memorie storiche che oggi rappresenta una sede espositiva di rilevanza culturale.
Il titolo dell’esposizione, che vede in dialogo un’artista visuale e plastica uruguayana, di fama internazionale, Verónica Vázquez (Trienta Y Tres, Uruguay, 1970), e un artista italiano, Marco Maria Zanin (Padova, 1983), che fa della sua ricerca un mezzo per rivolgersi alle culture materiali dei Paesi emergenti e all’antropologia applicata alle arti visive, è tratto dal poema di Esiodo e immediatamente rimanda alla stretta relazione che, pur provenendo da geografie culturali differenti, i due artisti hanno con il tema del lavoro quale matrice formativa del linguaggio dell’uomo e della sua identità, espressione di una collettività e di una società.
Scritto agli esordi dell'età greca, culla della cultura occidentale, il poema esiodeo infatti oggi suggerisce che i due artisti fanno del loro operato, solerte, faticoso anche, rivolto alla terra, ai materiali, ai cicli della vita dell'uomo e della natura, una costante scelta quotidiana, che si traduce in opere di grande potenza e fortemente narrative.
Opere, appunto, come "miti" che raccontano delle età dell'uomo, del suo vivere nel presente, complesso e certo difficile, ma al contempo pronto a riscattarsi nella possibilità che l'arte ci offre, di rileggere il passato, di forgiare la materia, di rappresentare i nostri desideri e i nostri bisogni.
Verónica Vázquez sceglie elementi e materiali spesso di riuso, metalli e legno che l'artista piega e contorce, in opere di plastica energia. Partendo dalla riflessione sulla trasformazione della scultura del secondo dopoguerra, attraverso un costante confronto sia con la grande cultura della propria terra sia con i linguaggi internazionali, Vázquez interpreta la pratica dell’assemblage e della tessitura contemporanea, creando opere di grande potenza plastica, teatri di una storia che si svela attraverso la memoria dell’uso dei materiali impiegati. Risultato di una azione plastica inquieta, veloce, vulcanica, Vázquez affida al suo lavoro una funzione critica, riflettendo sulla condizione lavorativa e sulla storia civile del suo Paese, per provare, attraverso il messaggio affidato all’opera, a trasformare lo stato sociale, offrendo stimoli per l’educazione e la sensibilizzazione collettive.
Aspetti che emergono con potente energia dalle opere esposte, in dialogo con quelle di Marco Maria Zanin. Partendo dallo studio delle civiltà e dei manufatti, l’artista indaga le diverse geografie socio-culturali connesse al tema del fare dell’uomo: il lavoro, inteso come eredità di una conoscenza atavica e capace di produrre ancor oggi archetipi di senso, è tra i temi preferenziali di Zanin, che intende la fotografia non solo come un medium di documentazione ma in quanto linguaggio di autonoma rielaborazione, realizzando lavori anche installativi, di altissima poesia concettuale.