Venire alla luce

Informazioni Evento

Luogo
MUSME - MUSEO DI STORIA DELLA MEDICINA IN PADOVA
Via San Francesco 94 35121, Padova, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
05/12/2017

su invito

Uffici stampa
CIVITA TRE VENEZIE
Generi
documentaria

L’innovativo Museo di Storia della Medicina di Padova propone un nuovo, entusiasmante progetto, volto ad approfondire e capire uno dei temi più sorprendenti di sempre: la vita.

Comunicato stampa

L’innovativo Museo di Storia della Medicina di Padova propone, dal 6 dicembre 2017 fino al 10 giugno 2018, un nuovo, entusiasmante progetto, volto ad approfondire e capire uno dei temi più sorprendenti di sempre: la vita.
La mostra Venire alla luce. Dal concepimento alla nascita, promossa dalla Fondazione MUSME, realizzata con il significativo contributo scientifico dell’Università di Padova, è curata dal Prof. Giovanni Battista Nardelli (Dipartimento di Salute della Donna), dal Prof. Maurizio Rippa Bonati (Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche e Vascolari), in collaborazione con il Prof. Raffaele De Caro e il suo team (Dipartimento di Neuroscienze), con il contributo del dott. Andrea Cozza, sotto la supervisione del comitato scientifico del Museo, presieduto dal Prof. Vincenzo Milanesi.
Attraverso le collezioni storiche della Clinica Ginecologica dell’Università di Padova e installazioni multimediali, exhibit interattivi e video in 3d, sarà possibile conoscere e sperimentare da vicino l’evoluzione dell’essere umano, sia dal punto di vista scientifico che emozionale. Il percorso, coniugando passato e presente, storia e tecnologia, in piena continuità con l’approccio del MUSME, permetterà di vivere mese per mese la magia della crescita nel grembo materno, scoprirne i segreti, condividerne le sensazioni con una doppia prospettiva: quella della madre, delle sue percezioni e dei cambiamenti del suo corpo, e quella del feto, fino al momento in cui esso “viene alla luce”.

Le preziose collezioni dell’Università di Padova presentano modelli anatomici, in cera e cristallo e creta, esposti al pubblico per la prima volta, risalenti alla seconda metà del ‘700, che costituiscono un’occasione unica per avventurarsi nella storia dell’ostetricia e seguire il suo passaggio da arte manuale a scienza.
Il Settecento ha rappresentato, a livello europeo, un secolo particolarmente fecondo per il rinnovamento dell'arte ostetrica, che conosce una tradizione lunghissima, dalle prime tavolette sumeriche raffiguranti scene di parto al più noto Corpus Hippocraticum con trattati e scritti, tra gli altri, relativi alla gravidanza, alla leggendaria Trotula de Ruggiero, la più celebre tra le Mulieres Salernitanae, le personalità femminili che hanno operato nell'ambito della Scuola medica salernitana, cui è attribuito, non senza controversie, il De passionibus mulierum ante in et post partum, fino ai secoli successivi – lo stesso Leonardo da Vinci studierà la morfologia e la fisiologia degli organi riproduttivi. In Italia, anche sulla scorta di esigenze di tutela della salute pubblica, vennero istituiti i primi veri e propri insegnamenti universitari di materia ginecologica-ostetrica. Sono gli anni in cui si gettano le basi per l’ancora giovane scienza moderna, anni di straordinaria innovazione e sperimentazione grazie all'utilizzo di nuovi, potenti strumenti scientifici e didattici.
È a questo sviluppo del progresso che guarda il Museo di Storia della Medicina, evidenziando la connessione tra arte e medicina, diventata sempre più forte da quando le arti visive hanno contribuito all’insegnamento delle scoperte medico-scientifiche.

I modelli esposti sono tra i primi, a livello mondiale, usati in questo contesto. È il medico bolognese Luigi Calza (1737-1784), fondatore del Primo Gabinetto Ostetrico, a Padova nel 1765, a farli realizzare, quattro anni dopo, al ceroplasta Giovan Battista Manfredini e allo scultore Pietro (o Giovan Battista) Sandri.
Le cere, di cui è esposta una preziosa selezione, rappresentano l'apparato riproduttore femminile e il feto, nonché alcune tappe cronologiche della gravidanza e del parto. Le crete raffigurano le varie presentazioni fetali e originariamente erano costituite da componenti mobili (ora saldamente ancorate) affinché gli allievi medici e le levatrici potessero esercitarsi sui meccanismi del parto.
Dal forte impatto visivo, questi modelli permettono al visitatore non solo di conoscere la storia della ginecologia e dell’ostetricia, ma anche di ripercorrere alcune tappe fondamentali dell’insegnamento dell’epoca, “entrando” in una sorta di laboratorio dove ogni esemplare racconterà le idee, gli studi e gli esperimenti, che animavano le università.
Completa il nucleo della collezione una raccolta di strumenti chirurgici iniziata da Rodolfo Lamprecht (1781-1860), con il quale nel 1819 viene fondata la Clinica Ostetrica, nell’Ospedale Civile di Padova, oltre a preparati anatomici, tavole didattiche (realizzate a mano con tecnica ad acquerello o con stampa tipografica editoriale policroma), strumenti per il parto risalenti al XIX e XX secolo e il primo ecografo acquistato in Italia, a Padova, nel 1969.

In linea con la natura high-tech del Museo, non mancano postazioni multimediali e interattive, cui si affianca un video in 3d che mostra il contrasto – come evoca il titolo della mostra – fra la dimensione ovattata, buia e protetta, nella quale si trova il feto durante la gravidanza, e quella luminosa in cui è immerso dopo la fuoriuscita dall’utero, iniziando un’esistenza sempre più autonoma. Una speciale pinacoteca virtuale permetterà di visualizzare meravigliose opere d’arte legate al tema della maternità, potendo con un click analizzare tanti temi e aspetti, ma anche di leggere ecografie, con diversi approfondimenti e osservazioni.

Un viaggio nella storia di tutti alla scoperta della meravigliosa avventura che è la nascita attraverso la storia della medicina e la più moderna tecnologia.