Venezia 1450. Intorno alla Madonna Tadini di Jacopo Bellini
Mostra dossier Venezia 1450. Intorno alla Madonna Tadini di Jacopo Bellini, organizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti Tadini di Lovere (BG) e Intesa Sanpaolo.
Comunicato stampa
Il Castello Sforzesco inaugura martedì 9 ottobre alle ore 18 presso la Pinacoteca la mostra dossier Venezia 1450. Intorno alla Madonna Tadini di Jacopo Bellini, organizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti Tadini di Lovere (BG) e Intesa Sanpaolo.
La mostra è l’occasione per presentare a Milano il recente restauro della Madonna Tadini di Jacopo Bellini, realizzato nell’ambito della XVIII Edizione di Restituzioni, il programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce dal 1989 a favore del patrimonio artistico nazionale, e offre la possibilità di una lettura incrociata sul tema dell’influenza esercitata dalla bottega dei Bellini sulle forme del tabernacolo devozionale a Venezia nella fase di passaggio che segue la metà del XV secolo.
L’opera, proveniente dalla Galleria dell’Accademia Tadini, sarà presentata nella Sala XXIII della Pinacoteca, che riunisce alcuni dei capolavori delle collezioni civiche, la Madonna in gloria e santi (1497) di Andrea Mantegna, la Madonna con il Bambino, santi e angeli (1429-1432) di Filippo Lippi e la Madonna con il Bambino (1460-1465) di Giovanni Bellini.
Proprio il confronto con la Madonna di Giovanni Bellini e la Madonna orante di Jacopo da Cattaro (1462) delle Raccolte d’Arte Applicata del Castello permette di approfondirne l’ambito e le influenze.
La mostra è inoltre occasione per presentare il “Quaderno dell’Accademia Tadini” Nr. 4, Jacopo Bellini. La Madonna Tadini. Studi e Ricerche intorno a un restauro, a cura di M. Albertario e A. Mazzotta, (Milano, Scalpendi editore, 2018) che raccoglie i più recenti studi sull’opera.
Dall’introduzione di Claudio Salsi, Soprintendente del Castello Sforzesco, al Quaderno dell’Accademia Tadini 4:
“La piccola mostra dossier Venezia 1450. Intorno alla Madonna Tadini di Jacopo Bellini nasce da un consolidato rapporto di collaborazione, quasi un’amicizia, con l’Accademia Tadini di Lovere. Le relazioni tra le due istituzioni museali sono da molti anni amichevoli intense e hanno già avuto un momento di scambio in occasione della mostra A tavola con il conte: porcellane europee della collezione Tadini, curata da Marco Albertario nel 2011, a cui le collezioni del Castello hanno partecipato con diversi prestiti. Oggi la direzione degli scambi si inverte ed è Milano ad ospitare uno dei dipinti più prestigiosi e interessanti della collezione di Lovere, la Madonna di Jacopo Bellini, che da pochi mesi è stata restituita alla pubblica fruizione dopo un importante restauro, finanziato da Intesa Sanpaolo, che ne ha permesso una nuova lettura. L’esposizione del dipinto al Castello, che segue quella alla mostra La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati, a Venaria Reale, fase conclusiva della XVIII edizione del progetto Restituzioni, è nata dalla volontà di verificare i risultati del recente restauro a fianco di un’altra opera di grande fama dei musei lombardi, la Madonna col Bambino (Madonna Trivulzio), opera giovanile del figlio di Jacopo, Giovanni, che replica la composizione del padre dando però già prova di autonomia. L’occasione di vedere i due dipinti affiancati è diventata pretesto per verificare un’affinità anche tra opere del Castello, spostando di poche sale la Madonna di Jacopo da Cattaro, un’anconetta lignea dello stesso giro di anni che, nell’ambito di una produzione più seriale, documenta l’assorbimento delle invenzioni della bottega belliniana a Venezia.”
Il restauro della Madonna Tadini di Jacopo Bellini
Il complesso intervento di restauro, reso possibile grazie alla XVIII edizione di Restituzioni, il programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce dal 1989 a favore del patrimonio artistico nazionale, è stato avviato nel maggio 2017 e concluso nel gennaio 2018. L’intervento è stato condotto da Roberta Grazioli e accompagnato da una campagna di indagini diagnostiche affidate a Kos ArteIndagine finanziata dal Circolo Amici del Tadini.
Il restauro presentava qualche difficoltà per i precedenti interventi (intorno al 1813; nel 1860-1866, ad opera di Giuseppe Rillosi; nel 1903, ad opera di Luigi Cavenaghi; nel 1981-82, da Guido Fiume; negli anni ’90, con un intervento di verniciatura a bitume). Grazie alle indagini diagnostiche e a un calibrato intervento di restauro si è raggiunto un risultato che permette la lettura “quattrocentesca” dell’opera di Jacopo Bellini e ne rispetta le vicende che ci hanno consegnato il dipinto allo stato attuale.
Uno dei risultati più evidenti, nelle immagini che allego (prima e durante il restauro), è il progressivo recupero dell’azzurro del fondo sotto la campitura nera di gusto ottocentesco, ma non va trascurata la restituzione del complesso tratteggio a lacca rossa al quale il pittore aveva affidato la costruzione dell’immagine, riscaldata da una complessa stesura in oro solo in parte conservata e integrata nel corso del restauro ottocentesco.
Il dipinto prima del restauro (maggio 2016) e a conclusione dell’intervento (febbraio 2018).
Dalle ricerche condotte da Antonio Mazzotta per gli aspetti storico-artistici e da Vincenzo Gheroldi e Sara Marazzani per lo studio delle tecniche, sono emerse la grande qualità dell’opera e la conferma di una datazione intorno agli anni ’50 del Quattrocento.
È parsa interessante allora la possibilità di accostare l’opera di Jacopo Bellini alla Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini (Madonna Trivulzio), conservata nella Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano, databile agli stessi anni e quindi utile a misurare la diversa risposta di due artisti di diversa età e formazione alle sollecitazioni del contesto culturale padovano. Interessante anche il diverso approccio al tema della cornice, in entrambi i casi di collezione, improntata ad un clima di rievocazione storicista che inquadra la Madonna milanese in una solenne struttura neo-rinascimentale, mentre per Jacopo si volle un modello di transizione di gusto ancora marcatamente tardogotico, in contrasto con la sia pur timida presa spaziale dell’immagine.
Il rapporto tra la composizione pittorica della Madonna col Bambino e la cornice trova una terza possibilità di declinazione dal confronto dei due dipinti con un’altra opera del Castello, la Madonna col Bambino intagliata da Jacopo da Cattaro e datata 1462 (inv. Sculture lignee 164), molto più tradizionale nella composizione centrale, ma la cui cornice deriva dal modello impostato da Donatello per l’altare del Santo a Padova.