Una storia a ricamo
La ricomposizione di un raro ciclo boemo di fine Trecento
Comunicato stampa
La recente restituzione da parte del Museum of Fine Arts di Boston di un prezioso pannello a ricamo, realizzato intorno al 1390-1391, ha permesso al Museo Diocesano Tridentino di ricomporre il più esteso ciclo figurativo di ricami boemi di quest’epoca che ancora si conservi:
quello raffigurante scene della vita di San Vigilio, patrono di Trento, che la città si appresta a celebrare il 26 giugno portando in processione la preziosa urna con le reliquie.
L’insieme, composto da una croce di pianeta e da “bruste” di dalmatica destinate a decorare un parato da messa solenne in velluto turchino, fu commissionato ad un laboratorio di Praga dal nobile moravo Giorgio Liechtenstein che si apprestava a divenire principe vescovo di Trento.
In questi giorni è stato ultimato il restauro della “brusta” mancante: il museo può ora presentare al pubblico questo straordinario e raro corredo, finalmente reintegrato. E lo fa allestendo una mostra, di taglio fortemente didattico, incentrata sulla raffinata committenza di un presule di ampi e variegati orizzonti culturali.
L’esposizione intende anzitutto raccontare una storia: quella che il Liechtenstein, partendo dalla Passio Sancti Vigilii, volle porre a decoro di quel parato solenne che avrebbe indossato durante la cerimonia della sua consacrazione episcopale. Il programma iconografico che egli dettò racchiudeva un ben preciso messaggio: affermare l’esistenza di una linea di continuità tra la sua azione e quella del fondatore della Chiesa trentina. Attestando la protezione e benedizione di Vigilio sulla sua consacrazione episcopale, il Liechtenstein legittimava il proprio ruolo di guida spirituale della diocesi; al contempo, in quanto principe del Sacro Romano Impero, vassallo dell’imperatore, Giorgio intendeva affermare da subito e con forza la propria autorità sul Principato.
In secondo luogo la mostra punterà l’attenzione su quella che potremmo definire una sorta di “pittura ad ago”: il ricamo, una tecnica di antichissima origine, a torto confinata nell’ambito delle cosiddette arti minori per il suo porsi a metà strada tra produzione artistica e artigianale. Proprio grazie al ricamo e ad altre arti applicate, prima fra tutte l’oreficeria, tra il 1390 e il 1430 si diffondono in Europa il Gotico internazionale, un nuovo linguaggio artistico in grado di soppiantare le tradizioni locali. Privo di un unico centro propulsore, caratterizzato da una forte omogeneità e internazionalità, esso produsse un’arte preziosa, ricercata, per certi versi ambigua, nella quale si rifletteva quel sogno di perfezione estetica e morale coltivato nel chiuso della cultura cortese del tempo.
I ricami Liechtenstein costituiscono un’importante espressione dell’alta civiltà cui era assurta la Boemia sotto il re Carlo IV del Lussemburgo. Al contempo, attestano la capacità di Giorgio Liechtenstein, uomo di alto profilo intellettuale, colto, amante dell’arte e collezionista di oggetti suntuari, nonché committente dei famosi affreschi di Torre dell’Aquila, di trasformare una città di frontiera come Trento nel luogo di “una felice congiunzione di culture”, in “un focolaio di irradiamento” del gusto, facendone, per il breve tempo del suo episcopato, una delle capitali europee del Gotico internazionale.
Infine la mostra intende affrontare il tema della dispersione dei beni culturali, un fenomeno di portata internazionale che solleva la questione, tanto attuale quanto delicata, delle restituzioni museali.