Umberto Mònterin – Di ghiaccio di sabbia
Umberto Mònterin, noto anche come lo scienziato alpinista, è stato uno dei pionieri della climatologia in Italia e ha dedicato tutta la sua vita allo studio della montagna.
Comunicato stampa
Il Forte di Bard persegue il suo impegno nella promozione di progetti scientifici e di ricerca legati alla montagna e al cambiamento climatico. In questo filone, si colloca la mostra Umberto Mònterin, di ghiaccio di sabbia che sarà allestita, dal 22 aprile al 4 dicembre 2022, nella sezione del Museo delle Alpi dedicata alle attività espositive temporanee. Umberto Mònterin, noto anche come lo scienziato alpinista, è stato uno dei pionieri della climatologia in Italia e ha dedicato tutta la sua vita allo studio della montagna, concentrandosi in modo particolare sui fenomeni meteorologici che caratterizzano l’alta quota e i ghiacciai. Uno studio appassionato, minuzioso, fatto sul campo, osservando fenomeni naturali che ancora oggi sono oggetto d’indagine.
Grazie alla collaborazione di diversi enti di ricerca e istituzioni e dei nipoti, Umberto e Marta Mònterin che hanno concesso l’accesso agli archivi fotografici di famiglia e la disponibilità di strumenti scientifici, la mostra presenta una selezione di fotografie e documenti di grande fascino ed importanza. Le lastre fotografiche realizzate da Mònterin ai primi del ‘900 rivelano la sua capacità di unire la qualità fotografica con la necessità di cogliere aspetti della natura funzionali alla sua ricerca. Ogni inquadratura non è mai casuale ma permette di cogliere particolari poi opportunamente descritti nelle sue pubblicazioni scientifiche. Proprio le immagini, selezionate dal fotografo Enrico Peyrot e dal curatore scientifico Michele Freppaz, mettono in luce le attività condotte in campo glaciologico e climatologico dallo scienziato. Esposte le fotografie dei pluvionivometri totalizzatori e degli Osservatori meteorologici al Col d’Olen, alla Capanna Margherita e a D’Ejola a testimonianza dell’attività di Mònterin in campo meteorologico e climatologico. Straordinarie poi le immagini della spedizione che effettuò nel Sahara libico nel 1934 per conto della Reale Società Geografica Italiana, accompagnate anche dal restauro e proiezione del “film di Cufra” e dai campioni dei campioni geologici raccolti nel corso della spedizione, ora conservati al Museo di Scienze Naturali di Torino. In questa sezione Michele Soffiantini, esploratore degli ambienti desertici, conduce il visitatore dai deserti di ghiaccio ai deserti di sabbia, mettendo in luce l’eccezionalità dell’impresa compiuta da Mònterin.
«E’ evidente come questo uomo di scienza sia stato un vero precursore degli studi sulla montagna - commenta la presidente del Forte di Bard, Ornella Badery -. La speranza è che questa iniziativa possa contribuire a conservarne il ricordo e a presentare alle nuove generazioni spunti di ricerca da cogliere con la stessa passione».
Biografia
Ultimo di quattro figli, Umberto Mònterin nacque a Gressoney-La-Trinité il 20 dicembre 1887 dall’unione di Alberto Mònterin e Maria Caterina Squinobal. Il cognome Mònterin è di origine walser e negli antichi documenti è riportato con la “g” finale “Mòntering”, indicando l’origine svizzero-tedesca del ceppo famigliare. E’ cresciuto in una delle ultime frazioni dell’alta Valle di Gressoney a D’Ejola (1850 m), ai piedi del massiccio del Monte Rosa. Nei primi anni del Novecento i suoi genitori decisero di trasferire la famiglia a Torino affinché i figli potessero condurre gli studi superiori. Umberto frequentò il Liceo Classico Cavour e, successivamente, gli studi universitari presso la facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Torino, dove si laureò il 16 luglio del 1912. Nell’ambito dei suoi studi, iniziò ad approfondire le diverse tematiche legate ai ghiacciai, cominciando a raccogliere dati e osservazioni su quelli del Monte Rosa fin dal 1910, a soli 23 anni, anno in cui fu nominato Segretario del Comitato Glaciologico Italiano.
Dopo la laurea, tra aprile e giugno 1913, si recò a Berlino per perfezionare la conoscenza della lingua tedesca. Chiamato alle armi dopo lo scoppio della Grande Guerra, il giovane Umberto, in virtù delle sue conoscenze scientifiche, fu impiegato come ricercatore nel laboratorio chimico-fisico dello Stabilimento di Riserva Vestiario ed Equipaggiamento Militare di Alessandria. Al termine della guerra riprese la sua attività di geologo all’Università di Torino. Nell’ottobre 1923 sposò Rosetta Rolle di Lanzo; dal matrimonio nacquero Guglielmo (1925, detto Willy), Maria Caterina (1927) e Anna Maria (1932).
Nel 1925 fu indetto un concorso per un posto da Direttore dei Regii Osservatori Geofisici del Monte Rosa; Umberto lo vinse grazie alla sua esperienza nelle osservazioni meteorologiche e alle sue attitudini alpinistiche. Assunse l’incarico nel 1926 e lo svolse per i seguenti 14 anni. Gli osservatori meteorologici erano dapprima tre: ad Alagna Valsesia a 1200 m di quota, il Laboratorio Scientifico “Angelo Mosso”, al Col D’Olen a 2901 m e il terzo a Punta Gnifetti, presso la Capanna Regina Margherita a 4554 m. Per arricchire le sue osservazioni, Mònterin decise di aggiungere una stazione base anche a D’Ejola, nei pressi della sua abitazione. Mònterin riportò la strumentazione degli osservatori ad uno stato di piena funzionalità consentendogli di raccogliere un’enorme mole di dati, quantificabile in circa 400.000 osservazioni meteorologiche (temperatura, precipitazioni, direzione del vento, umidità, pressione atmosferica, stato del cielo), che costituiscono, unitamente a quelle raccolte in seguito dal figlio Willy, una tra le sequenze di dati storici più importanti e continue delle Alpi. Fu membro di numerose associazioni di carattere scientifico culturale tra cui la Società Italiana per il Progresso delle Scienze, il Cai e la Société de la Flore Valdôtaine.
Nel 1938 Mònterin partecipò ad un concorso nazionale indetto dal Ministero dell’Educazione per la cattedra di Geografia; si aggiudicò la cattedra triennale presso la Regia Università di Palermo. Purtroppo la sua salute non gli permise di avviare questa esperienza. Morì a Torino nel 1940.