Trentini in laguna

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA D'ARTE MODERNA M. FOGOLINO
Via Ss. Trinità, 30 , Trento, Italia
Date
Dal al

10:00 - 12:00 16:00 - 19:00
Chiuso Domenica e Lunedì mattina

Vernissage
08/12/2017

ore 18

Generi
collettiva, arte moderna
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In mostra un trentina di opere, fra oli, incisioni e disegni, di alcuni tra i più rappresentativi artisti trentini.

Comunicato stampa

Opere di Benvenuto Disertori, Giorgio Wenter Marini, Carlo Cainelli, Guido Polo, Carlo Bonacina, Bruno Colorio, Mariano Fracalossi, Aldo Schmid e Gino Castelli

Si inaugura venerdì 8 dicembre alle ore 17 alla Galleria Fogolino di Via S. Trinità 30 a Trento la mostra “Trentini in laguna”, nella quale saranno esposte un trentina di opere, fra oli, incisioni e disegni, di alcuni tra i più rappresentativi artisti trentini che sulla scia di Bartolomeo Bezzi, Umberto Moggioli e Tullio Garbari hanno raffigurato l’ambiente veneziano (Venezia e le sue isole) con una continuità significativa nella propria produzione artistica. Artisti come Carlo Cainelli, Benvenuto Disertori, Giorgio Wenter Marini, Guido Polo, Bruno Colorio, Carlo Bonacina, Mariano Fracalossi, Aldo Schmid e Gino Castelli (classe 1929, l’unico pittore, fra questi, ancora vivente).

L’interesse degli artisti trentini per Venezia e la laguna è antico: nel 1543, a soli 18 anni, Alessandro Vittoria giunge nella Serenissima Repubblica di Venezia e vi trascorrerà il resto della sua lunga vita, da allievo del Sansovino a maestro autonomo, realizzando capolavori della statuaria religiosa (S. Giorgio, Frari, S. Francesco della Vigna) oltre ai decori a stucco e marmorino della scala d’Oro di Palazzo Ducale e le sculture della Biblioteca Marciana. Nel 1700 a Venezia troviamo Francesco e Giannantonio Guardi, figli del pittore Domenico Guardi che dalla frazione Mastellina di Commezzadura in Val di Sole si era spostato per committenze artistiche a Venezia.
Ma è soprattutto il periodo che va dall’ultimo ventennio dell’Ottocento alla prima guerra mondiale quello che segna una presenza significativa di artisti trentini nella laguna veneziana.
Eugenio Prati, nativo di Caldonazzo, frequenterà l’Accademia di Belle arti di Venezia nel 1854 condividendo in vari suoi dipinti (alcuni appartenenti alla collezione Mart) il realismo veneto assieme a compagni di studio quali Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi, Luigi Nono.
Il solandro Bartolomeo Bezzi, nativo di Fucine di Ossana, si trasferisce a Venezia dove abita alle Fondamenta delle Zattere, quartiere al tempo frequentato da vari artisti e letterati. Qui entra in contatto, fra gli altri, con quei pittori realisti e postmacchiaioli sopra citati, come Guglielmo Ciardi, Luigi Nono, col pittore di genere Giacomo Favretto e col paesaggista Pietro Fragiacomo. Nel 1895 sarà proprio il trentino Bezzi, come membro del comitato organizzativo assieme ad Antonio Fradeletto, Mario de Maria, Augusto Sézanne e al sindaco di Venezia di Riccardo Selvatico, uno dei fondatori dell’ Esposizione Internazionale d’Arte, che diverrà la Biennale di Venezia (alla quale parteciperà fino al 1914).
Il Novecento si apre con un altro trentino, Umberto Moggioli, tra i protagonisti della scena artistica lagunare. Nel 1904 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia grazie alla donazione del podestà Antonio Tambosi (su segnalazione proprio di Eugenio Prati e Bartolomeo Bezzi che avevano apprezzato un piccolo quadretto di paesaggio en plein air di Moggioli sedicenne a casa della Baronessa Giulia Turco Lazzari). Nel 1911 Moggioli si trasferisce in una casa a Burano (dove rimarrà fino al ’15), insieme alla moglie Anna, che dopo la morte prematura del pittore ne curerà la memoria ospitando spesso artisti trentini di passaggio. La casa di Burano diverrà un cenacolo dove Moggioli si legherà al critico Nino Barbantini, direttore di Ca’ Pesaro, e ai pittori Gino Rossi, Luigi Scopinich, Pio Semeghini, Felice Casorati e al perginese Tullio Garbari (coi quali farà parte del gruppo dei “ribelli” di Ca’ Pesaro).
Tullio Garbari si trasferisce a soli sedici anni da Pergine a Venezia nel 1908 per frequentare l’Accademia di Belle Arti: ammaliato dal magico fascino lagunare, realizzerà tra il 1908 e il 1909, un gruppo di disegni intitolati “Isole di sogno”. Nel 1910 partecipa alla mostra di Ca’ Pesaro (con ben trentasei opere) ideando anche il manifesto dell’esposizione, “un cartello réclame, stampato in litografia, in rosso su carta bianca, di grandi dimensioni, vistosissimo, dovuto alla fantasia di un giovanissimo pittore trentino che abita e studia a Venezia” (come commenta la Gazzetta di Venezia).

Ai margini del gruppo di Ca’ Pesaro graviterà anche l’incisore trentino Benvenuto Disertori (iscritto all’Accademia veneziana dal 1906) che sarà un sodale amico di Moggioli a Burano, di cui ci ha lasciato dei ritratti in stile liberty. Parteciperà a vari Biennali.
Amico di Disertori (col quale condividerà anche l’amore per gli ex libris), l’incisore e pittore roveretano Carlo Cainelli, che predilesse la rappresentazione di scorci cittadini e paesaggi prevalentemente –ma non solo- della Toscana, esporrà alle Biennali di Venezia del 1920, 1922 e 1924. Morirà precocemente a soli 29 anni a Firenze.
Negli anni Trenta è il turno del roveretano Giorgio Wenter Marini che risiederà a Venezia stabilmente dal 1935 fino alla morte nel 1973, insegnando architettura e costruzioni presso l’Istituto Statale d’Arte, architettura degli interni, arredamento e decorazione presso l’Istituto Universitario di Architettura, ritornando dal 1953 all’Istituto d’Arte in qualità di direttore, per poi lavorare dal 1957 al 1961 alla Soprintendenza per i monumenti di Venezia.

Altra figura di rilievo tra i pittori trentini a Venezia, è quella di Guido Polo, nativo di Borgo Valsugana: vari i soggetti di ispirazione lagunare, nella sua vasta produzione, da Venezia a Burano a Mazzorbo. La sua prima esposizione veneziana fu nel 1923, alla 14^ Mostra autunnale di Cà Pesaro. Espose quindi varie volte alla Biennale di Venezia tra il 1942 e il 1956.

E ancora: Carlo Bonacina, nato nel 1905 a Mestrino da padre scultore milanese e madre veneziana. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia con docenti quali Virgilio Guidi per la pittura e Emanuele Brugnoli per l’incisione. Dal 1926 al 1929 partecipa alle mostre dei giovani artisti di Cà Pesaro. Nel 1928 partecipa alla XVI Esposizione internazionale d’arte di Venezia nella sezione bianco e nero. A Milano conosce gli artisti della Galleria Pesaro ed espone alla Permanente del 1929. Nel 1931 si trasferisce in Trentino (dove vivrà per altri settantenni) sollecitato dall’amico artista Gino Pancheri. Dal ’29 al ’56 esporrà a nove Biennali di Venezia.

All’ Opera Bevilacqua La Masa e alla Biennale di Venezia (con le xilografie), partecipò anche il trentino Bruno Colorio (fondatore a Trento dell’Istituto d’arte Alessandro Vittoria).

L’interesse per l’atmosfera buranese è presente anche in dipinti e incisioni giovanili del trentino Mariano Fracalossi, generoso promotore di gruppi di artisti trentini. Insegnante, decoratore, pittore, incisore, fondatore della Galleria Fogolino (ultima Galleria privata dedita all’esposizione di opere di artisti trentini rimasta a Trento), del Gruppo d’Arti Visuali e del Gruppo artisti La Cerchia (realtà tuttora attive in Trentino) col quale ha esposto in varie collettive internazionali.

Ai soggetti della laguna veneziana fu legato negli anni Sessanta anche il trentino Aldo Schmid (co-fondatore nel 1976 del Movimento di Astrazione Oggettiva), più noto come teorico e pittore dell’Astrattismo, ma con un apprendistato figurativo di notevole spessore, a partire dalla frequenza, negli anni 1959 e 1960 a Salisburgo dei corsi del pittore Kokoschka. Stringe rapporti col pittore e docente all’Accademia di Venezia Virgilio Guidi che si interesserà del suo lavoro, e con Toni Toniato animatore della rivista “Evento delle arti”, vicina alle posizioni delle estetiche fenomenologiche (teorico dello Spazialismo e futuro direttore dell’Accademia di Belle arti). Nel 1967 espone nuovamente i risultati delle sue esperienze pittoriche alla Galleria del Cavallino di Venezia . Viene invitato alla XXXVI Biennale di Venezia con un gruppo di lavori grafici.

Infine, il trentino (dei Casoni di via Vittorio Veneto) Gino Castelli, classe 1929 (vivente), ha dedicato dagli anni ’80, frequentandola periodicamente nei mesi estivi, quasi metà della sua vasta produzione pittorica e di disegni a Venezia (raffigurata in scorci e monumenti spesso scomparsi o in particolari meno conosciuti) a Burano, Mazzorbo, Pellestrina, Caorle. Diverse fra le sue chine di paesaggio sono intitolate “Nate dal mare”, e raffigurano le montagne trentine (in particolare le Dolomiti) in movimento rotatorio-vorticoso e spiraliforme, rivelando, forse, l’inconscio dell’amore di molti artisti trentini per Venezia e la laguna, affascinati dai “petrificati resti marini” delle proprie montagne.

Massimo Parolini