The Body The Space

Informazioni Evento

Luogo
CA' OTTOLINA
Via Pilastro , Bonavigo, Italia
Date
Dal al

venerdì 21.30-24.00 | sabato e domenica 18-22 e su appuntamento

Vernissage
29/06/2012

ore 21.30

Contatti
Telefono: +39 3403811675
Curatori
Luigi Meneghelli
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Non è un caso che in occasione di ArtFarm Pilastro, da più di dieci anni si diano appuntamento in questo luogo estremo artisti provenienti un po’ da tutto il mondo: dagli Stati Uniti, dalla Spagna, dall’Africa, dall’Austria, dalla Svizzera. Intendono dare un’anima e un po’ di follia a ciò che resta e resiste oltre il cambiamento. Inedite installazioni, “corti”, fotografie sterminate, performance.

Comunicato stampa

Titolo: The Body, The Space
Artisti: Andrea Bianconi, Matteo Cavaioni & Tiziano Olivieri, Sara Faccin, Giancarlo Lamonaca, Valentina Miorandi, Diego Morandini, Massimo Reniero, Stefano Scheda, Silvia Vendramel, Nicola Vinci.
a cura di Luigi Meneghelli
Sede esposizione: ArtFarm Ca' Ottolina, Pilastro di Bonavigo (VR)
Inaugurazione: venerdì 29 giugno ore 21.30
Periodo: 29 e 30 giugno 2012 – 1° luglio 2012
Orario: venerdì 21.30-24.00 | sabato e domenica 18-22 e su appuntamento cell. 340 3811675 – 338 6748896
ingresso libero

“La natura non è fotografabile, ci vuole sempre un elemento umano”: così scriveva il fotografo Luigi Ghirri, facendosi poi scandalosamente attrarre dal vuoto, dallo spazio senza le persone, o da dove le persone se ne sono andate via.
Ca' Ottolina a Pilastro di Bonavigo è un angolo della Bassa veronese, un luogo dove davvero il mondo sembra essersi sciolto e lo skyline essersi fatto uniforme. E' una vastità senza confini, segnata solo dalle tracce di un passato (essicatoi del tabacco, porticati, rimesse, masserie del '600) che è ancora vivo, anche se trasformato, modernizzato. Non sono indizi di fine del mondo, ma punti di partenza; non lutti, ma albe di nuove esistenze.
E non è un caso che in occasione di ArtFarm Pilastro, da più di dieci anni si diano appuntamento in questo luogo estremo artisti provenienti un po' da tutto il mondo: dagli Stati Uniti, dalla Spagna, dall'Africa, dall'Austria, dalla Svizzera. Intendono dare un'anima e un po' di follia a ciò che resta e resiste oltre il cambiamento. Inedite installazioni, “corti”, fotografie sterminate, performance. Quasi un suk palpitante di odori, umidità, scenari da libro delle fiabe. Gli stessi titoli dati ai vari appuntamenti annuali hanno sempre avuto un che di eccentrico e di stralunato: “Unlimited” o “Transpulmina” (il nome di un farmaco). Gli artisti alzano le proprie tende per pochi giorni, poi arrotolano il tutto e se ne vanno come mercanti arabi.
Quest'anno, all'interno della manifestazione, è stato invitato Luigi Meneghelli per curare una sezione particolare dal titolo “The Body, The Space”, capace di dare un ordine, un filo rosso, di superare l'idea di caravanserraglio e di costruire un percorso organico tra le varie opere degli artisti invitati. Difficile, però, congelare in una teoria il labirinto dei luoghi, il loro senso di parziale abbandono o di vuoto. Così ha invitato dieci artisti emergenti (Andrea Bianconi, Matteo Cavaioni & Tiziano Olivieri, Sara Faccin, Giancarlo Lamonaca, Valentina Miorandi, Diego Morandini, Massimo Reniero, Stefano Scheda, Silvia Vendramel, Nicola Vinci) e ha proposto loro di lavorare intorno a due termini, Body e Space, che potevano essere affrontati come dati speculari o consequenziali, sempre comunque come relazioni irrisolvibili tra l'io e il mondo. Esisterebbe l'uomo senza lo spazio? Ma anche viceversa: che spazio sarebbe senza l'uomo? E se fosse l'uomo stesso a costruire lo spazio, come fa Richard Long in A line made by walking, una linea di luce che si forma, percorrendo avanti e indietro un prato? O ancora: non sarebbe bello, come suggerisce il filosofo Bachelard, se si potesse fare tutto, rifare tutto, “dare a ogni oggetto un gesto supplementare”: una facciata in più, “un supplemento di vita”? Non è questione di rileggere, di “ridefinire” gli spazi, ma di impregnarli della propria presenza: cioè dei propri ricordi, sogni, attese. Di collaborare con la terra, lasciando in essa il proprio segno, anche se sfumato, vacillante, fantasmatico. Con l’augurio che con il tempo questo luogo sperduto possa diventare una autentica “Cittadella dell’Arte".