Teodora Axente / 42K

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GHETTA
Streda Rezia 59, Ortisei, Italia
Date
Dal al
Vernissage
04/12/2015

ore 20

Artisti
Robert Bosisio, Aron Demetz, Walter Moroder, Peter Senoner, Teodora Axente, Arnold Holzknecht
Generi
arte contemporanea, personale, collettiva
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Mostra personale di Teodora Axente e mostra collettiva.

Comunicato stampa

42K
5 artists, 168h, 10960 kg, 813m3, 120dzb, 1007RAL
Robert Bosisio, Aron Demetz, Arnold Holzknecht, Walter Moroder, Peter Senoner

Inaugurazione 04.12.2015 ore 10:00 – 03:00
05.12.2015 – 20.02.2016

La formula 42 K si riferisce all'esemplare di gru a montaggio rapido che a dicembre 2015 verrà introdotta temporaneamente nella Galleria Doris Ghetta trasformando gli spazi al pianterreno in un cantiere artistico. Attorno alla voluminosa installazione troviamo a lavoro una squadra di cinque artisti della galleria: Robert Bosisio, Aron Demetz, Arnold Holzknecht, Walter Moroder e Peter Senoner. Attraverso la mastodontica gru dormiente gli artisti trasportano una metafora altrettanto invadente e costruttiva all'interno dello spazio espositivo della galleria e allestiscono un cantiere artistico fatto di improvvisazione, spontaneità, giocosità e mutevolezza.
I cinque artisti lavorano provvisoriamente in squadra: al centro del campo di gioco, in cui capeggiano schiettezza e struttura, non stanno le rispettive opere dei singoli ma il dialogo e gli esperimenti e le realizzazioni artistiche comuni.

Se di norma le mostre della galleria si concentrano sulle particolari forme espressive di singole personalità artistiche, su strategie e metodi caratteristici di un certo artista, su uno stile specifico e inconfondibile, l'azione collettiva apre ad un cantiere artistico all'insegna di lunedì ricchi di sorprese che ospitano sovrapposizioni artistiche più o meno spontanee.

L'aspetto centrale è il dialogo, l'entrare in relazione; non l'opera fatta e finita, bensì l'incompiuto, ciò che è in divenire, ciò che ha da venire; non ciò che è stato prodotto, ma la produzione in sé, il fare da cui scaturisce qualcosa di nuovo.
L'imponente comparsa sposta l'attenzione dall'opera all'evento e soprattutto vuole essere un riferimento alla galleria che ha già ospitato singolarmente i protagonisti di questo collettivo offrendo il suo spazio espositivo alla loro produzione personale: uno spazio sempre pieno di energia e teso a ricostruzioni permanenti. Con questo spirito gli artisti hanno concepito questa dedica alla loro galleria nella forma di un lavoro di gruppo più che di un'esposizione collettiva, all'insegna del motto: più party e meno partiture.

Marion Piffer Damiani

Con il generoso contributo della Niederstätter SPA

DIPPING INTO MATTER
Teodora Axente

Inaugurazione 04.12.2015, ore 20:00
05.12.2015 – 20.02.2016

La serie di lavori concepiti per la mostra "Dipping into matter" trae origine da vecchi soggetti e vecchie tematiche, cercando di offrirne una selezione e di carpirne l'essenza.
L'opera di Antexe è unica nel suo processo di creazione. Il punto di partenza può essere la stesura di una storia oppure uno stato emozionale, si procede quindi alla “concretizzazione” di queste attraverso un allestimento teatrale.
Nelle fotografie scattate in questa fase della produzione artistica si ritrovano gli arredi di scena quali metafore della nota emotiva fondamentale, simboli degli stati emozionali e dei moti dell'anima.
Da tale scena hanno origine vari dipinti che vertono intorno al soggetto iniziale: “Lavoro in serie e mi concentro su particolari e dettagli che emergono dal grande spazio dell'allestimento scenico. Essi si trasformano poi in attori legati da nuove concatenazioni”, racconta l'artista.

Il concetto di “materia” (matter) fa pensare innanzitutto a qualcosa di solido, di compatto. Dall'altro lato, il verbo “immergere” (dipping) suggerisce qualcosa di fluido o viscoso, come sono appunto sono i colori. In questo caso sono le astratte vicissitudini dell'anima, della battaglia spirituale con sè stessi ad essere immersi nella materia, ad essere visualizzati ma anche materializzati in una tavolozza di colori che rimane sempre scura. Talmente scura da indurre a credere che si tratti di una degenerazione del colore come avviene nei dipinti ad olio del XVI secolo. Proprio questo espediente conferisce ai dipinti un'aura simile ai quadri prodotti in tempi remoti.

Incline a questa unità tra spirito e materia nei motivi come nella forma, Axente si richiama a Gaston Bachelard.
Il filosofo francese, in reazione ai grandi cambiamenti avvenuti nel XX secolo in ambito scientifico (il tramonto della logica aristotelica, della meccanica newtoniana e della geometria euclidea) argomenta che anche nell'ambito del pensiero filosofico debba darsi un'unità tra Empirismo e Razionalismo.
L'incontro tra queste due correnti tradizionalmente considerate in antitiesi, un pluralismo di pensiero dunque, risponderebbe in maniera adeguata ad una realtà in cui non sono date tematiche semplici e chiare, ma necessariamente complesse, come complessa è la vita interiore che Teodora Axente cerca di fissare sulle sue tele.

“Per mezzo dell’arte l’uomo si appropria della realtà attraverso un’esperienza soggettiva... La scoperta artistica, invece, nasce ogni volta come un’immagine nuova ed inimitabile del mondo, come un geroglifico della verità assoluta. Essa si presenta come una rivelazione, come un desiderio appassionato e improvviso di afferrare intuitivamente tutte in una volta le leggi del mondo – la sua bellezza e il suo orrore, la sua compassione e la sua crudeltà, la sua infinità e la sua limitatezza... Per mezzo dell’immagine si convalida la percezione dell’infinito: l'eterno con il caduco, lo spirituale attraverso il materiale, lo sconfinato grazie ai confini.” (Andrej Tarkovsky)

Victoria Dejaco