Sotto – There is water sleeping at the bottom of each memory
In occasione della sua prima apertura SOTTO presenta There is water sleeping at the bottom of each memory.
Comunicato stampa
There is water sleeping at the bottom of each memory
Jeanine Brito, Linda Carrara, Lulù Nuti
Un progetto a cura di Chiara Onestini
con la collaborazione di Valeria Schäfer
29 giugno - 17 settembre 2022
Opening mercoledì 29 giugno 2022, dalle ore 18 alle 21
In occasione della sua prima apertura SOTTO presenta There is water sleeping at the bottom of each memory: un progetto che riunisce le ricerche delle artiste Jeanine Brito (*1993), Linda Carrara (*1984) e Lulù Nuti (*1988). In mostra, al piano inferiore della galleria Renata Fabbri, una selezione di opere pittoriche e scultoree che esplorano l’atto dell’immersione – nell’intimità dei ricordi, nella materia che costituisce il mondo, nei luoghi che abitiamo – alludendo alla profondità del contesto espositivo in cui si inseriscono.
Scrive Gaston Bachelard in L’eau et les rêves (1942) – saggio che ispira il titolo della mostra – che “per sognare profondamente bisogna sognare con della materia”. Parole utilizzate dal filosofo francese per indicare il momento in cui l'immaginazione trasforma la materia di un elemento naturale – in questo caso, l’acqua – nella materia libera del sogno e della creazione artistica. Mettendo a confronto la diversità dei tre linguaggi espressivi, la mostra intende evidenziare il comune intento di trattenere e dare forma, attraverso il gesto artistico, a questo mutamento effimero e silente. Trasportandoci nel profondo del nostro subconscio, nel ventre del globo terrestre o ancora, nei recessi di paesaggi fisici e mentali, le opere in mostra indagano la natura liquida e onirica del pensiero, in un dialogo denso di affinità visive e rimandi concettuali.
Artista e designer con base a Toronto, Jeanine Brito articola la sua ricerca attorno ai temi della memoria, della decadenza e del desiderio attraverso la rappresentazione di nature morte e autoritratti. I suoi dipinti attingono da ricordi personali, da fantasie e frammenti di vita quotidiana che, cristallizzati attraverso il medium pittorico, generano ambientazioni fantastiche e surreali. Contraddistinti per la presenza di elementi insoliti ed inaspettati – un frutto infiocchettato, un pesce in un bouquet di rose, un’elegante mano guantata – i lavori di Brito interrogano l’affidabilità del processo mnemonico, evidenziandone la natura fallace e illusoria. Collocandosi in prima persona all’interno di scenari seducenti ed incantati, l’artista si cimenta nell’autorappresentazione, domandandosi quanto di questa corrisponda alla realtà e quanto, invece, essa sia il risultato di un processo immaginativo capace di distorcere la percezione di noi stessi e dei nostri ricordi. Nel tentativo di custodire questi ultimi, Brito ne cattura i dettagli più ambigui e sofisticati, edulcorandoli e investendoli di una raffinata nostalgia.
I lavori di Linda Carrara si compongono di livelli pittorici differenti in tempo, luce, materia e logica visiva, i quali, stratificati e sovrapposti, generano mondi in apparenza coerenti ed univoci. Se a prima vista, i suoi dipinti sembrano evocare, quasi mimando, la realtà circostante, è solamente avvicinandosi ad essi – entrando in relazione con la superficie pittorica – che accenni e dettagli del reale perdono gradualmente la propria nitidezza, trasformandosi in un’astrazione di gesti, tracce, modi ed esperienze pittoriche. In bilico fra realtà e finzione, Carrara interroga il medium pittorico mostrandocelo come soggetto di una logica figurativa che chiede alla materia stessa della pittura di trasformarsi in qualcos’altro: senza forzatamente modellare la pittura in mimesi del visibile, ma aprendola all'immaginifico e all’accidentale. Definiti dall’artista come “iper-realisti”, i suoi frottage si presentano come impronte in scala 1:1 di oggetti e paesaggi: fedeli scansioni della realtà capaci di restituire dettagli difficilmente afferrabili ad occhio nudo. Composti di stratificazioni e delicate velature di colore che lasciano trasparire, senza mai rivelare, la natura di ciò che soggiace dietro la tela, essi danno forma a realtà epifaniche ed ambigue. Simili a vedute dall’alto di paesaggi o croste terrestri, lunari e fondali marini o ad ingrandimenti di piccole particelle naturali, i dipinti di Carrara provocano in chi li osserva un senso di poetico smarrimento. Disseminati di piccoli indizi, di vuoti e silenzi, essi ci invitano ad esplorare luoghi misteriosi ed intricati, immaginati o ancora inesplorati, comunque tutti indirizzati verso un indefinito altrove.
A partire da una forte convinzione nell’intelligenza della materia e nella sua capacità di auto-trasformarsi e oltrepassare i limiti del linguaggio, Lulù Nuti progetta sculture e installazioni che interrogano la nostra percezione della realtà, la trasformazione delle abitudini, il nostro rapporto con la natura e l’ambiente. Caratterizzate da una sottile dualità fra potenza e mancanza, tra resistenza e vulnerabilità, le sue opere interpretano i sentimenti di responsabilità e di impotenza che la nostra epoca provoca sull’essere umano. Ne è un esempio Calcare il Mondo: un corpus di opere realizzate sulla base dell’esplorazione dei materiali edili – per lo più gesso e cemento – e del loro impatto ecologico. Presentato con un approccio scientifico simile a quello di un geo-ingegnere di fronte ai cambiamenti climatici, il lavoro si compone di una serie di calchi al negativo realizzati modellando porzioni di mondo e colando su di essi materiali duttili, i quali, una volta solidificati, trattengono in superficie impronte e tracce cromatiche allusive di mari ed oceani. Non più concavo ma convesso, Nuti ci presenta il globo terrestre come un involucro scavato e svuotato del proprio contenuto. Trasportandoci direttamente nel suo grembo, l’artista ne inverte il convenzionale punto di vista, questionando il nostro ruolo di abitanti e spettatori di un mondo in continua evoluzione. Come dichiarato nel titolo, Nuti manipola l’orbe terraqueo “per poterlo riprodurre altrove", per ripensare poeticamente ed idealmente ad un nuovo sistema circolare in cui sono le opere d’arte a salvaguardare la forma del mondo.
Biografie
Jeanine Brito è nata in Germania nel 1993. Vive e lavora a Toronto, in Canada, dove ha conseguito il Bachelor in Design e Fashion Communication presso la Ryerson University nel 2015. Nel 2014 ha studiato presso l'Amsterdam Fashion Institute, completando un corso di specializzazione in riviste indipendenti per la moda. Il suo lavoro è stato esposto in gallerie come Prior Art Space a Berlino e Eve Leibe Gallery a Londra ed è incluso in diverse collezioni internazionali.
Linda Carrara è nata a Bergamo nel 1984. Vive e lavora a Bruxelles e a Milano. È diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera con Vincenzo Ferrari e ha conseguito un Master alla Kask School di Gent nel 2014-2015, anno in cui ha collaborato con Michaël Borremans come assistente di studio. Tra le mostre personali recenti: The Open Box, Milano (2021); RizzutoGallery, Palermo (2020); Boccanera Gallery, Trento (2019); Galleria Iragui, Mosca (2019); Istituto Italiano di Cultura, Bruxelles (2018); Musumeci Contemporary, Bruxelles (2017). Tra le collettive: AIS gallery e Rinko-KAKU (Tea Room) Giappone (2019); Museum Floris Romer, Gyor (2019); Casa Testori, Novate (2019 e 2018); Villa d’Este, Tivoli (2018); Artopia-Rita Urso Gallery, Milano (2018); Villa Vertua, Nova Milanese (2018); Boccanera Gallery, Trento (2016); Still of Peace and everyday life. L’arte contemporanea tra Italia e Francia, Atri (2016); Atelier Tonoli Adamo, Berlino (2016); L.A.C. Lieu d’Art Contemporain, Sigean (2016). È stata artista in residenza a PALAZZO MONTI Brescia 2020, MOMENTUM Berlino 2015; LKV Trondheim 2016; NCCA Krontadt San Pietroburgo 2017.
Lulù Nuti è nata a Roma nel 1988, vive e lavora tra Parigi e Roma. Dopo essersi diplomata all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris nel 2012, ha esposto in Italia e all’estero in istituzioni pubbliche e private: Biwako Biennale (2012); MFW, MO.CO. Montpellier (2018); Istituto Italiano di Cultura, New Delhi (2019); Museo CAMUSAC, Cassino (2020); Villa Medici, Roma (2021); ha esposto in gallerie private tra cui Galleria Alessandra Bonomo, Roma (2021); Galerie Italienne, Parigi (2020); Studio La Città, Verona (2020). Tra le personali: la mostra site-specific Sistema nel sito archelogico delle Case Romane del Celio, Roma (2015); Terrain Amère, Galerie Chloé Salgado (Parigi (2021). Nel 2022 la sua opera in ferro forgiato Too much heat, Nothing to eat è stata esposta in mostre itineranti presso Istituto Italiano di Cultura, New-York; Istituto Italiano di Cultura, Seoul; Changijang Museum of Contemporary Art, con il Progetto We Love Art, vision and creativity Made in Italy, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e CDP, curato da Ludovico Pratesi e Marco Bassan. Ha preso parte a numerose residenze, tra cui The Owner’s Cabin, a bordo di una nave Cargo (Oceano Atlantico, 2017). Nel 2018 ha fondato con Pamela Pintus il duo LU.PA, identità artistica che opera soprattutto a traverso azioni performative e opere site-specific.