Soft Spot
Prima mostra italiana, Soft Spot, in collaborazione con Numeroventi a Firenze, residenza d’artista che coltiva le arti e la cultura, con l’obiettivo di fornire un rifugio stimolante ad artisti e professionisti creativi che cercano uno spazio mentale e fisico per sviluppare i loro progetti.
Comunicato stampa
SOFT SPOT
Nel 1969, l’artista Claes Oldenburg disse che “la ragione principale per creare una versione morbida di un oggetto conosciuto come solido potrebbe essere (e penso sempre più che lo sia) per esagerare o per isolare la condizione di morbidezza. E altre condizioni come la gravità – ovvero la condizione per la quale alcuni oggetti sembrano esistere, e noi come oggetti, come materia, sembriamo esistere.”
Un artista che opera con il concetto di Morbidezza vuole affrontare l’arte e le sue regole e la vita e le sue regole. L’aggettivo morbido è associato al lino bianco, a nuvole vaporose, a shampoo schiumosi, a torte soffici, a coperte pelose, alla neve silenziosa, alla luce pallida, al latte caldo. La Morbidezza crea aspettative nella nostra testa, ha un posto tutto suo nella nostra mente. E se la Morbidezza diventasse provocatoria? Cosa accadrebbe se la Morbidezza, intrinsecamente sottomessa, calmante, rassicurante e confortevole, diventasse colorata, stonata, travolgente, richiamando gli occhi del visitatore al fine di farlo sentire scomodo, a disagio?
Forme tondeggianti, materiali curvati, figure vellutate si trasformano nel Soft Spot – punto debole – del visitatore, vittoriose e forti si presentano le opere di Manon Steyaert, Amelia Briggs e Mona Broschar, incantando lo spettatore con dolcezza attraverso una bellezza intangibile. Le opere delle tre artiste danno alla Morbidezza un duplice significato, calmante diventa scomodo, pallido e bianco diventa sgargiante e vivace, sottomesso, rassicurante e fragile diventa potente, spiazzante, esistente.
Ciascuna artista ha il suo modo di esplorare questo tema, un'esplorazione intima che si concentra sulle qualità materiali e sui sentimenti che opera puo evocare.
Le opere di Manon Steyaert rispecchiano al suo interesse per la moda e i tessuti. Arricciati o lasciati cadere, i tagli sgargianti di silicone di Manon, vogliono attrarre il visitatore, avvicinarlo, sempre di più. Le sculture morbide di Amelia Briggs creano esperienze tattili, invitanti e giocose, ci affascinano e ci catturano. Astratte, gonfie e vivaci, le opere di Amelia ci appaiono come oggetti familiari, come ricordi d’infanzia che appartengono ad un tempo lontano. A volte aliene, ma invitanti, morbide e pelose, le sculture sembrano invogliarci a giocare, indipendentemente dalla nostra età. La morbidezza delle opere di Mona Broschar è meno letterale e più figurativa, plastica e dolce, il lavoro di Mona ci rivela il nostro avido appetito. Le curve perfette dipinte su tela si trasformano in un secondo momento da ricordi d’infanzia ad una fastidiosa voluttuosa perfezione. Le opere di Mona si focalizzano su proprio questo momento cruciale: invitanti e seducenti finché diventano per il visitatore troppo da sopportare, creando questa sensazione fastidiosa di desiderio e irraggiungibilità.
Testo by Cecilia Monteleone