Sergio Vanni – Iconica Ironica

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GRANELLI
Via Marconi 1d 57016 , Castiglioncello, Italia
Date
Dal al

da lunedì a venerdì 9,30- 12,30
sabato 9,30 - 12,30 16,00- 20,00
oppure su appuntamento
Gli orari possono variare

Vernissage
12/03/2016

ore 16

Artisti
Sergio Vanni
Generi
arte contemporanea, personale
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100 icone della storia dell’arte rivisitate con ironia.

Comunicato stampa

"Cosimo Piovasco di Rondò, il giovane protagonista del romanzo di Italo Calvino Il Barone Rampante, sale un giorno su un albero a causa di un litigio con il padre, e decide di non scendere più. Appollaiato sull’albero trascorrerà la sua vita. Cosimo, con quel gesto di ribellione, cambia il punto di vista, vede le cose da un’angolazione nuova.
Ecco, partirei da qui: il punto di vista.
E’ noto che un’opera d’arte può essere letta in modi diversi, tutti leciti e possibili. Possiamo darne una lettura puramente formale, o politica, o sociologica, o psicanalitica o quant’altro. Io ho scelto l’ironia, è quello il mio albero, il punto di vista dal quale osservare artisti classici, moderni, contemporanei, e con loro le opere..... In questa operazione non esiste critica, non c’è giudizio, solo il piacere di guardare il mondo dell’arte da una angolazione diversa, di far diventare le opere protagoniste di un gioco e di togliere l’arte da quella gabbia seriosa e criptica nella quale spesso è confinata. So bene che l’ironia è materiale pericoloso e so bene che gli illuminati saggi di scrittori e filosofi come Freud, Bergson, Pirandello in difesa dell’umorismo non sono bastati a porre il comico sullo stesso piano del drammatico, ma va bene così. A me piace ridere con l’arte, e non dell’arte, ci mancherebbe.
Perché ridere è liberatorio, e spesso è il mezzo per entrare in contatto con opere che risultano ostiche, lontane, misteriose. Perché ridere è un atto d’amore." Sergio Vanni

Sarà capitato anche a voi di avere a che fare con una lettura impegnativa, dove l’occhio scorre lungo le parole e la mente fatica a star dietro ai concetti. Improvvisamente, chiuso il passaggio difficoltoso da una punteggiatura di pausa, ecco arrivare l’ancora inattesa: un bel detto altrimenti che ci fa sperare. A questo punto ci affidiamo finalmente all’autore e alla nostra capacità di comprensione.
Ridiamo dunque con la commistione dei materiali, alti e bassi, fili di lana, statuine cambia colore, gusci d’uovo, cannucce e riproduzione di pensieri visivi magistrali. Ma è ovvio che non basta. Poiché se i materiali sono poveri, nel senso di raccolti dal quotidiano (dalle spiagge su cui passeggia in gita, agli animaletti comprati nel negozio di giocattoli dei figli) il meccanismo che li tiene insieme è altamente sofisticato. Ed è il meccanismo che conta, perché è il pensiero detto altrimenti. [dal testo in catalogo di Cecilia Scatturin]