Senza meta
La mostra presenta una scelta, tra le pubblicazioni più recenti, di “libri d’autore” realizzati da fotografi che affrontano la fotografia e la forma del libro per indagare e mettere in atto il pensiero visivo.
Comunicato stampa
Il libro è ancora il luogo ideale di deposito del pensiero visivo fotografico. Lo è stato storicamente, quando i fotografi non esponevano le loro fotografie ma le pubblicavano e la loro ambizione era di farne, appunto, dei libri; torna ad esserlo in quest’epoca di internet e di immagini virtuali. Perché?
Perché è proprio nei confronti di queste ultime che la sua forma è competitiva: con il piacere della sua materialità, che perciò viene giocata nelle diversità delle carte, dei formati, degli inserimenti, delle amplificazioni; ma soprattutto con la sua infinita possibilità di organizzazione dei materiali, delle immagini, dei testi, degli oggetti e altro – e dunque design, grafica, tipografia – con cui dar corpo alla propria visione.
Proprio nel libro il “pensiero visivo” emerge meglio, più efficacemente, che in qualsiasi altra modalità. Spazio e tempo convivono nel libro, e costringono l’autore a fare i conti con essi: una pagina dopo l’altra e le due facciate accostate obbligano a confrontarsi con la sequenza, e al tempo stesso offrono la possibilità di disporre i materiali con libertà, di andare avanti e indietro, di guidare lo sguardo o di invitarlo a riempire i salti, le discontinuità. Insomma di pensare per immagini, diversamente che pensare per parole e concetti, e darsi il tempo per guardare, invece che essere trascinati dallo scorrere del flusso.
La mostra presenta una scelta, tra le pubblicazioni più recenti, di “libri d’autore” realizzati da fotografi che affrontano la fotografia e la forma del libro per indagare e mettere in atto il pensiero visivo. Non cataloghi, non raccolte, ma “collezioni” che si costruiscono di mano in mano, che vanno per accostamenti e salti, per spostamenti e intervalli, per dinamiche e attenzioni.
Molti giovani fotografi internazionali lavorano in questo modo, che costituisce per loro non solo una possibilità di libertà di movimento ma anche una risposta all’epoca attuale, un modo per affrontarla e coglierne i segni più nuovi.