Saul Steinberg – Omaggio Milanese

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ANNA MARIA CONSADORI
Via Brera, 2 , Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
19/10/2021

ore 17

Generi
arte contemporanea, collettiva
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L’omaggio è dedicato al ritorno di Steinberg a Milano e alle tracce che ha lasciato nella formazione di artisti che operano in città, che lo considerano un maestro ideale e in differenti maniere si sono ispirati a lui.

Comunicato stampa

L’iniziativa si ricollega alle due importanti mostre antologiche che vedranno
Tullio Pericoli esporre a Palazzo Reale (dal 13 ottobre) e Saul Steinberg alla Triennale (dal 15 ottobre). Due artisti profondamente legati in modi e tempi diversi alla città di Milano e alla sua cultura.

L’omaggio è dedicato al ritorno di Steinberg a Milano e alle tracce che ha lasciato nella formazione di artisti che operano in città, che lo considerano un maestro ideale e in differenti maniere si sono ispirati a lui.

In particolare Tullio Pericoli, più volte ospite della Galleria Consadori, lo ha ritratto in una serie di disegni; Andrea Ventura ha realizzato una serie di interni legati a Steinberg a Milano; Paolo Ventura infine si è confrontato col noto ritratto fotografico di Steinberg realizzato da Evelyn Hofer nel 1978.
La mostra rimarrà’ aperta fino al 27 novembre.

In occasione della mostra "Saul Steinberg - Omaggio Milanese", Tullio Pericoli ha scritto "Gli occhi di Steinberg". Il testo sarà accluso al catalogo.
Presentazione

Tra il 1933 e il 1941 Saul Steinberg vive a Milano, nella Città degli Studi, ossia negli isolati intorno al Politecnico, dove si laurea in Architettura nel 1940. Da due anni le leggi razziali hanno ipotecato la sua attività professionale così come la sua più brillante carriera di vignettista per i giornali satirici. Più di duecento suoi disegni erano stati infatti pubblicati sul «Bertoldo» e «Il Settebello». Essi rivelano una sottigliezza e una capacità espressiva notevoli, che il pubblico americano comin- cerà ad apprezzare nello stesso 1940. Forse pochi autori testimoniano, al pari di Steinberg, come la pratica del disegno, seppure autonoma rispetto a quella delle altre arti visive, con le quali pure intesse un virtuoso dialogo, non sia per nulla secondaria o ancillare rispetto a esse.

Le tracce della formazione milanese di Steinberg percorrono carsicamente la sua produzione, riemergendo esplicitamente, in alcuni casi, nei tangibili ricordi della città, delle sue vie, dei suoi edifici. Così mentre la Triennale di Milano gli dedica una grande mostra è nata l’idea di questa piccola esposizione: un omaggio milanese a Steinberg come corollario a uno straordinario corpus di suoi disegni realizzati dal 1949 al 1981 (con la fetta di mortadella per l’amico Aldo Buzzi). Intorno a Steinberg altri tre artisti che hanno un forte legame con la città di Milano, dove sono giunti o da cui sono partiti. Tre autori che da tempo lo considerano come un maestro ideale e in differenti maniere si sono ispirati a lui.

Tullio Pericoli lo ha ritratto in una serie di disegni che, nel primo foglio del 1992, sembrano prendere le mosse dalla cifra espressiva di Steinberg per approdare quasi subito alla modalità autonoma che tutti conosciamo (l’ultimo disegno è del 2021). E a Pericoli è nel frattempo dedicata la mostra di Palazzo Reale, sempre a Milano. Andrea Ventura ha invece realizzato per l’occasione una serie di ritratti di interni, a olio su carta, dei luoghi milanesi di Steinberg negli anni Trenta: dalle scale della casa di via della Sila fino al bar del Grillo. Paolo Ventura nel 2014 si è confrontato col noto ritratto fotografico realizzato da Eevelyn Hofer nel 1978 nel quale Steinberg posa con la sagoma a grandezza naturale di se stesso bambino.

È un rapporto complesso quello di Steinberg col passato e con Milano. «La tua lettera mi fa tornare molle e nostalgico» – scrive Steinberg a Buzzi il 23 novembre 1945 da New York – «e le vecchie cose come al solito appaiono bellissime. Ma sono stato fregato troppe volte da queste cose e so ora che la realtà e quella di dove mi trovo e posso immaginare anche la tristezza di Milano».

Roberto Dulio