Rosalia Rabinovich – Stella rossa

Informazioni Evento

Luogo
BIFFI ARTE
Via Chiapponi 39, Piacenza, Italia
Date
Dal al

da martedì a domenica 11|19

Vernissage
29/04/2015

ore 18

Artisti
Rosalia Rabinovich
Generi
arte contemporanea, personale
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La Galleria Biffi presenta, per la prima volta in Italia, l’opera di Rosalia Rabinovich (Kiev, 1895 – Mosca, 1988), una delle più originali e meno conosciute interpreti della propaganda sovietica.

Comunicato stampa

La Galleria Biffi presenta, per la prima volta in Italia, l’opera di Rosalia Rabinovich (Kiev, 1895 – Mosca, 1988), una delle più originali e meno conosciute interpreti della propaganda sovietica. In una raccolta inedita di 90 disegni, realizzati dal 1930 al 1938, la Rabinovich racconta i miti, i simboli e i protagonisti dell’era staliniana.

Rosalia Rabinovich, nata in una famiglia di artisti, lavora negli anni tra la fine dell’epoca più rivoluzionaria delle avanguardie, e l’annuncio e il pieno sviluppo del Realismo sovietico. La pittrice testimonia il passaggio tra le due epoche e fonde con originalità entrambi i linguaggi, riunendo nei colori primari della sua opera, il rosso, il nero e l’oro, il dinamismo costruttivista e la propaganda di Stalin. E’ un’epoca in costruzione, e Stroim! (costruiamo) è la parola d’ordine che riecheggia tra ciminiere, treni in corsa, ingranaggi, torri del Cremlino, gru, scavatrici, bandiere e naturalmente stelle rosse.

Nel progetto di creazione di questo mondo dal “radioso avvenire” tutti sono coinvolti: i padri della patria, da Lenin a Stalin, le giovani leve, dai pionieri ai ragazzi del Komsomol, e gli eroi, dagli operai alle kolchoziane, dagli aviatori alle nuove donne sovietiche. In una scenografia grandiosa, in un’esaltazione eroica della geometria, le ciminiere salgono al cielo, Lenin indica la via, gli aerei e i dirigibili volano da un capo all’altro dell’Unione Sovietica, Stalin annuncia i piani quinquennali, i pionieri suonano i tamburi, i paracadutisti si lanciano coraggiosi, i trattori e le scavatrici conquistano nuove terre, e le locomotive, simbolo della civiltà delle macchine, uniscono in poche ore Mosca e Leningrado.
A cantare quest’epopea di muscoli e ingranaggi è una donna minuta, timida, sorella di Isaac Rabinovich, uno dei più importanti scenografi del Bolshoi. Insieme studiano a Kiev negli atelier di Alexander Murashko e di Alexandra Exter. Insieme arrivano a Mosca sull’onda della Rivoluzione. E a Mosca Rosalia si iscrive alla classe di pittura di Robert Falk nella prestigiosa scuola del Vhutemas. Sotto l’ala del fratello, che la protegge ma le fa ombra, la Rabinovich realizza una serie di disegni per tessuti, manifesti di propaganda, pubblicità per i magazzini GUM, e ancora bozzetti per diplomi ed onorificenze di partito. Nel 1933 entra come insegnante nella “Casa centrale dell’educazione artistica per i bambini”. Nel 1937 le opere dei suoi allievi sono esposte all’Expo di Parigi e poi nel 1939 alla World’s Fair di New York. Dopo la guerra, nel 1948, partecipa alla costruzione del Palazzo dei Soviet. Dagli anni ’50 insegna nell’atelier di pittura per bambini presso la “Casa dell’Architettura di Mosca”. Dopo la morte di Stalin, si dedica a temi più sentimentali e intimisti. Scompare il rosso ed emerge una tavolozza di colori tenui e delicati.
Nei suoi novantatré anni di vita, Rosuchka, come veniva chiamata in famiglia, ha visto la fine della dinastia degli zar, la rivoluzione bolscevica, la nascita dell’Unione Sovietica, la morte di Lenin, l’ascesa di Stalin, gli anni del Terrore, le purghe, le deportazioni – uno dei suoi fratelli, Naum, ingegnere, verrà deportato a Norilsk – quindi la guerra, l’evacuazione in Turkmenistan, il ritorno a Mosca, la morte di Stalin, il primo disgelo, la stagnazione brezneviana e l’arrivo di Gorbaciov.
Alla fine dello Stalinismo, il materiale di propaganda viene nascosto da Rosalia Rabinovich nella sua abitazione, presso la komunalka al n.17 di Ulitsa Staraya, a Mosca, dove l’artista ha vissuto dal 1929 al giorno della sua scomparsa, il 4 febbraio 1988. Soltanto dopo la sua morte, i disegni degli anni ’30, affidati a un nipote, sono tornati fortunosamente alla luce.

La Galleria Biffi Arte nasce a Piacenza il 19 Dicembre 2009 per desiderio del Presidente di Formec Biffi azienda leader nel settore alimentare, che nella creazione della Galleria testimonia e mantiene vivo lo storico legame tra il marchio Biffi, Milano 1852 e il mondo dell'arte: fu proprio intorno ai tavolini del Caffè Biffi, infatti, che Marinetti, Balla, Depero diedero vita al movimento Futurista, che avrebbe influenzato tanta cultura del Novecento. Nel corso degli anni Biffi Arte si è trasformata in polo culturale aperto all’espressione di tutte le arti, ponendosi come territorio di incontro fra gli artisti e la collettività, alla ricerca di una cultura libera e innovata. Per questo motivo nel programmare le proprie attività, Biffi Arte coltiva un’ampia pluralità di iniziative promuovendo, accanto all’allestimento di mostre, conferenze e incontri con filosofi, autori, critici e pensatori, eventi speciali, concerti e performance in collaborazione con istituzioni italiane e straniere.

L’azienda Formec Biffi
Biffi Arte è parte di Formec Biffi, un’azienda dal cuore lombardo ma attiva sui mercati del mondo. Orientata all’innovazione e alla sperimentazione del gusto, da sempre Formec Biffi guarda con speciale attenzione al mondo dell’arte, trovando nella sponsorship delle arti un territorio espressivo privilegiato per iniziative pubbliche offerte alla cittadinanza. E lo spirito che la sostiene è il principio per il quale le imprese possono svolgere un ruolo fondamentale per la promozione e la diffusione della cultura, aiutando anche e soprattutto i giovani artisti a diventare protagonisti del loro tempo.

“ La forza della nostra Galleria sta nel sodalizio che riesce a ospitare: è l’incontro fra le arti nella pluralità dei loro linguaggi, alla ricerca di percorsi trasversali, inattesi, sempre nuovi. A questo incontro, estraneo alle logiche del profitto, le porte di Biffi Arte saranno sempre aperte ” Pietro Casella, fondatore e artefice di Formec Biffi