Ritenere
Primo evento del programma espositivo dell’Associazione culturale L’arca degli esposti, con l’inaugurazione della mostra collettiva Ritenere a cura di Eliana Urbano Raimondi.
Comunicato stampa
Sabato 25 maggio 2019, alle ore 18,30, a Palermo, nella sua sede di via Dante Alighieri 25, avrà luogo il primo evento del programma espositivo dell’Associazione culturale L’arca degli esposti, con l’inaugurazione della mostra collettiva Ritenere a cura di Eliana Urbano Raimondi.
In esposizione, opere di Philippe Berson, Desideria Burgio, Gaetano Costa, Gandolfo Gabriele David, Chiara Gullo, Raffaele Milazzo, Moio&Sivelli, Germain Ortolani.
La mostra, corredata da un catalogo e dedicata alla duplice interpretazione del verbo a cui si intitola - Ritenere nella desueta accezione di “contenere”/“ricordare”, così come nella più comune di “giudicare secondo il proprio pensiero”/“interpretare” - sarà articolata secondo un percorso plurisensoriale/rituale atto a stimolare suggestioni mnemoniche attraverso la sollecitazione dei cinque sensi, grazie anche a un ampio numero di opere inedite appositamente realizzate per il progetto.
Per l’evento, sostenuto dalla prestigiosa galleria Davide Paludetto - Arte Contemporanea, l’azienda Zàgara Paradiso F.T.F. (dal 1944) esporrà eleganti prodotti appositamente selezionati per l’evocazione di antiche essenze, una delle quali parte integrante di una delle installazioni multisensoriali in mostra. L’inaugurazione sarà occasione per assaporare i ricercati prodotti biologici dell’Antica Forneria Porzio (dal 1960), accompagnati dall’ottimo vino offerto dalla cantina Terre di Giafar.
INGRESSO LIBERO
La mostra resterà visitabile fino al 13 giugno 2019 su appuntamento (tel. 366 3462971).
SINOSSI TEMA
«[…] ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso» spiegava Beatrice a Dante nel V canto del Paradiso, sostenendo che la conoscenza implichi una continenza, un trattenere, un vero e proprio “ri-tenere”, “tenere due volte”, un legame a doppia mandata, con cui si indicava nel volgo desueto l’atto del ricordare. Ma “ritenere” - scrive la curatrice - è anche sostenere, giudicare secondo la propria interpretazione, avere un’opinione. Così, tra il ricordo (nitido o sfumato) e l’interpretazione - come attitudine in generale e in specie rivolta ai brani di memoria, ai fini di una ricostruzione di uno stato (di fatto o mentale) preesistente - si costruisce un percorso votato alla conservazione (materica, mentale e affettiva), articolato in opere dal sapore vintage, connotate da una sacralità, dovuta ora all’iconografia ora all’aura con cui la preservazione riveste tali oggetti eletti. La fruizione si svolgerà pertanto quale “processione” di reminiscenza poetica, come nel permeabile confine di un tempio in cui, per mezzo delle colonne, forte è l’ambiguità del limite dentro/fuori, termini questi fisici quanto psicologici.
A profilarsi sulla lama del rasoio di questo filone, però, è anche l’aspetto misterico/grottesco relativo al rito, tanto nel suo stesso processo quanto nei suoi esiti, scarti di un’avvenuta profanante consumazione.