Riccardo Schweizer – Pittore-Designer

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
Campo Santa Maria Formosa 5252, Venezia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a domenica 10-18, lunedì chiuso

Vernissage
30/05/2011

ore 18

Contatti
Email: fondazione@querinistampalia.org
Catalogo
Catalogo: a cura di Elisabetta Barisoni
Biglietti

intero euro 10; ridotto euro 8

Patrocini

Iniziativa promossa da
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alla cultura della Provincia autonoma di Trento
Comunità di Primiero
con il patrocinio di Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

Editori
SILVANA EDITORIALE
Artisti
Riccardo Schweizer
Curatori
Elisabetta Barisoni
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra, nata da un progetto di Barbara Schweizer e a cura di Elisabetta Barisoni, presenta oltre 50 lavori, dai dipinti di matrice picassiana degli anni Cinquanta alle terrecotte, fino ai pannelli in ceramica, le vetrate e le sculture in cemento e plexiglas esposte insieme ad alcuni originali pezzi degli anni Settanta e Ottanta.

Comunicato stampa

Nelle sale progettate da Carlo Scarpa alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia il 30 maggio
2011 si inaugura un’esposizione dedicata all’artista trentino Riccardo Schweizer.
La mostra promossa dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Comunità di Primiero e
patrocinata dal Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto sarà
visitabile fino al 27 novembre 2011, proprio nella città che diede inizio al lungo viaggio di
formazione dell’artista.
Nato nel 1925 a Mezzano, nelle valli trentine del Primiero, nel 1950, dopo un periodo di studi a
Venezia, si trasferisce a Vallarius per conoscere Picasso, diventando presto il più precoce e
sensibile interprete italiano della lezione del maestro spagnolo nel secondo dopoguerra.
La mostra, nata da un progetto di Barbara Schweizer e a cura di Elisabetta Barisoni, presenta oltre
50 lavori, dai dipinti di matrice picassiana degli anni Cinquanta alle terrecotte, fino ai pannelli in
ceramica, le vetrate e le sculture in cemento e plexiglas esposte insieme ad alcuni originali pezzi
degli anni Settanta e Ottanta.
L’esposizione è quindi l’occasione per approfondire gli esiti di quel “desiderio plastico” che in
Schweizer emerge con evidenza fin dagli esordi pittorici, e per apprezzare la poliedrica espansione
del suo fare artistico nei diversi vocabolari di volta in volta impiegati.
La vasta e multiforme produzione di Schweizer, homo faber animato da un’immaginifica e vivace
creatività, prende avvio nel Sud della Francia, dove il giovane Riccardo ha occasione di
frequentare l’amato maestro Picasso, e di entrare in contatto con tutti gli artisti che operavano in
quella regione, tra cui Fernand Léger, Marc Chagall, Henri Matisse. È una lezione di libertà quella
che apprende dai suoi maestri francesi. Una libertà di essere artista nel mondo e anche di
esprimere, attraverso i più diversi linguaggi formali, la sua personalissima interpretazione dell’arte
moderna e della tradizione respirata nel suo mondo natale. Fin dai primi anni Sessanta, Schweizer
realizza grandi progetti murali e significativi cicli decorativi, mentre il decennio successivo lo vede
impegnato nel design d’interni per importanti commissioni private, come il Ristorante “Da
Silvio” del 1978, illustrato in mostra con i vivaci disegni preparatori che ne testimoniano il lungo
processo creativo.
Risale agli anni Ottanta il suo progetto più illustre, la decorazione del Palazzo dei Congressi e del
Cinema di Cannes, affiancato in mostra da altre opere significative, come l’arredamento di Casa
Trotter a Mezzano e l’intervento presso il Municipio di Cap d’Ail sulla Costa Azzurra.
“Non so come dipingerò domani: di giorno in giorno mi prendono commozioni che non posso
prevedere.”, così scrive Schweizer “Mi interessa ugualmente la strada, il mio studio, l’ambiente
naturale e il fenomeno meccanico: tutte queste cose interessano la società, ne costituiscono
l’espressione, ne esprimono il processo. Tenere conto, nella rappresentazione, di questi momenti,
di queste commozioni e tensioni umane, è il mio di modo di essere moderno e realista. Tutto può
succedere da questo”
Secondo l’insegnamento di Picasso, che incita Schweizer a “mettere una bomba all'interno di ogni
cosa per farla saltare e ricomporla altrove sui sentieri della libertà e dell'avventura”, la mostra si
sviluppa seguendo il tema della libertà espressiva e della tensione plastica, vero fil rouge della
poetica dell’artista trentino.
In questo universo creativo, Schweizer emerge non solo come interprete dell’ “industriosità
artigianale di estrazione popolare della sua valle” ma si inserisce anche in una tradizione futurista
del “fare totale”, passata dal Trentino attraverso la vicenda di Fortunato Depero.
Nella sua ricerca si fondono quindi i richiami della terra d’origine, e dall’incontro tra la
figurazione picassiana e l’asprezza delle forme e dei volumi delle montagne del Primiero nascono
opere di intenso lirismo. Riccardo Schweizer, dopo una lunga vicenda artistica trascorsa tra le valli
del Trentino, la laguna veneziana e il sud della Francia, muore a Casez in Val di Non (TN) nel
2004.
Riccardo Schweizer. Biografia
Nasce a Mezzano di Primiero nel 1925. Frequenta l’Istituto industriale Edile di Trento e Belluno
e successivamente l’Istituto d’Arte dei Carmini di Venezia, diretto dal roveretano Giorgio Wenter
Marini e dove insegna anche Carlo Scarpa. Si diploma all’Accademia di Belle Arti del capoluogo
veneto, insegnandovi pittura dal 1954 al 1960 in qualità di assistente di Bruno Saetti. Nel 1950 è
in Francia, a Vallauris, dove conosce e frequenta Picasso, Chagall, Cocteau, Campigli e Le
Corbusier. Nel 1958, in occasione del decimo anniversario delle fondazione, il Museo Picasso di
Antibes gli dedica un’importante personale. Dal 1960 si stabilisce in Costa Azzurra e si impegna
nell’attività di ceramista. All’anno successivo risalgono le prime grandi opere murali, per l’Istituto
Editoriale di Milano e per due strutture alberghiere a San Martino di Castrozza. Nel 1963 si sposa
e si ritorna nella natia Mezzano. Con il pannello in ceramica progettato per le nuove terme di
Levico (1965) inaugura il legame con Ceramica Pagnossin, industria di Treviso con cui collabora
dal 1970 al 1977, realizzando importanti oggetti d’arte applicata. Nel 1966 dedica al dramma del
Vajont un importante lavoro decorativo presso la Scuola media di Cadola a Ponte nelle Alpi. Al
1978 risale uno dei suoi interventi più ampi di decorazione d’interni presso il ristorante “Da
Silvio” a San Michele all’Adige. Negli stessi anni realizza affreschi, progetti e cicli decorativi,
oggetti di design e decorazioni d’interni per edifici pubblici e privati, in Italia e in Francia, tra cui
l’importante progetto di decorazione del 1982 per il Palazzo dei Congressi e del Cinema di
Cannes. Come designer vince, nel 1986, il Primo Premio Murano e negli anni novanta concepisce
e realizza numerose opere su commissione pubblica e privata. Insignito del titolo di Cavaliere
della Repubblica Italiana nel 2001, lavora tra Cannes e Casez, in Val di Non, dove muore nel
2004.