Renato Ranaldi

Informazioni Evento

Luogo
VILLA ROMANA
Via Senese 68, Firenze, Italia
Date
Il
Vernissage
29/11/2014

ore 18

Artisti
Renato Ranaldi
Generi
presentazione
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Le tre opere presentate a Villa Romana – dove Renato Ranaldi nel 1984 ha già esposto una serie di disegni raccolti nel volume Angherie – sono nuclei cellulari di un atteggiamento artistico che si realizza in un ricco dispiegamento di concetti e linguaggi adottati nell’arco di tempo di oltre cinquanta anni.

Comunicato stampa

Renato Ranaldi

Presentazione di:

Teoria, 1976
Mancamenti, 1978
Timparmonico, 1971

Sabato 29 novembre ore 18.00

Le tre opere presentate a Villa Romana – dove Renato Ranaldi nel 1984 ha già esposto una serie di disegni raccolti nel volume Angherie – sono nuclei cellulari di un atteggiamento artistico che si realizza in un ricco dispiegamento di concetti e linguaggi adottati nell’arco di tempo di oltre cinquanta anni.

Teoria, 1976, legno di cipresso e carta
Teoria, 1976

Il lavoro Teoria è costituito da tre scatole di cipresso contenente sessantatre colonnine doriche e quarantadue fra architravi e stilobati di legno. Può essere considerato un gioco che, attraverso nascite spontanee e casuali, rivela possibili "sistemi". I centocinque piccoli pezzi raffigurano gli elementi basilari dell’architettura, il verticale e l’orizzontale. Ogni elemento è caratterizzato da una parola-concetto estratta dal lessico, ma potrebbe essere adottato un lemma qualsiasi o addirittura un nome proprio. Il gioco si fonda sul principio combinatorio: si sceglie una base, si colloca su questa tre o più colonne, quindi si chiude con l’architrave, ne risulta un’impalcatura teorica; ogni elemento può essere sostituito a piacere con qualsiasi altro elemento. L’impalcatura eidetica prodotta dai termini decisi dal grande Caso pretende il diritto di esistere, chi interpreta quell’ipotesi si trova al confine fra parola e senso. Un vocabolo accanto a un altro è in cerca di un nesso per il significato che si merita. Si può dire che la costruzione di senso include il fallimento del senso stesso, perché ogni impalcatura teorica può significare tutto e il suo contrario.

Mancamenti, 1978, super 8 mm, colore, sonoro magnetico, 11 min.
Mancamenti, 1978

Una porta si apre, una persona dopo l’altra entra nella stanza (lo studio dell’artista che a quel tempo era in piazza dei Ciompi) e, fatti due passi, crolla a terra sullo sfondo di una parete bianca. La cinepresa è fissa, undici minuti di pellicola super 8, una parata di cadute accompagnate dal suono della cornamusa. Sembra un slapstick perché si conosce in precedenza cosa farà il prossimo che entra. Ognuno, all’invito di fingere un malore, aderisce a modo suo più o meno realisticamente, ma "il pavimento è duro" come recita la didascalia finale della pellicola. Come morire evitando di farsi male? E’ la finzione del dramma e il suo comico rovescio. Il film racconta i fallimenti reiterati di sembrare convincenti, è radicalmente farsesco quanto drammatico nell’esprimere l’autenticità della finzione. Tutto viene a mancare, chi agisce, uno dopo l’altro, svanisce proiettando un segnale debole generato dalla costrizione a rappresentare.

Timparmonico, 1971, acciaio inossidabile
Timparmonico, 1971

Il timparmonico è un idiofono. E’ un corpo metallico sonoro costituito da due tronchi di piramide in lamiera d’acciaio uniti alla base da una saldatura. L’autore dichiara che durante la costruzione dello strumento non sapesse esattamente quale sarebbe stato l’esito sonoro dell’oggetto perché, contrariamente agli strumenti musicali della tradizione che tendono a favorire l’uscita del suono con una svasatura, presentava alle estremità della forma due strette aperture di sfogo. Percuotendo la superficie in due punti precisi la vibrazione produce all’interno dell’oggetto una sonorità che implode generando l’armonico. Il timparmonico, attraverso ogni genere di contatto fisico, prevede una vasta gamma di possibilità acustiche; percuotendolo, nei punti dove l’armonico si sviluppa, si irradiano e si addensano nello stesso tempo certe risonanze che accendono l’immaginario relativo allo spazio.

Renato Ranaldi è nato nel 1941 a Firenze dove vive e lavora. Ha esposto in varie mostre in Italia e all’estero, ha pubblicato numerosi testi e cataloghi, nel 2014 è uscito il suo libro Calamaio mistico che tratta le ragioni intime del suo disegno. Il suo lavoro negli anni sessanta attraversa varie espressioni e modalità linguistiche. In seguito l’uso semantico dei materiali e delle tecniche sarà sempre originato dall’idea di sovvertire sistemi adottando rovesci di senso. Si serve del linguaggio visivo e sonoro per tracciare i confini tra il probabile e l’improbabile e i segni tendono a dichiarare cosa includere o escludere dei linguaggi correnti.