Readesign – Rietveld-Sottsass-Belpoliti
Prelevati dallo spazio del vissuto, i complementi d’arredo possono interrogare la nostra esistenza? Da questo quesito nasce il progetto READESIGN, il quale prende spunto dalla collezione di design del MAC di Lissone e intende mettere a confronto un autore – sia esso un critico oppure uno scrittore, un attore o un personaggio dello spettacolo – con una delle sedie che hanno segnato la storia del design, rendendola protagonista di un breve testo.
Comunicato stampa
Prelevati dallo spazio del vissuto, i complementi d’arredo possono interrogare la nostra esistenza? Da questo quesito nasce il progetto READESIGN, il quale prende spunto dalla collezione di design del MAC di Lissone e intende mettere a confronto un autore – sia esso un critico oppure uno scrittore, un attore o un personaggio dello spettacolo – con una delle sedie che hanno segnato la storia del design, rendendola protagonista di un breve testo. Il discorso, spezzato/speziato in forma di racconto o di commento, si appellerà all’arguzia e alla vivacità intellettuale dell’autore, al suo spirito d’osservazione e alla sua disposizione d’animo. A fianco della sitzmaschine (“macchina da sedere” secondo la definizione che ne diede Josef Hoffmann) sarà posizionata una macchina da scrivere, che servirà a dattiloscrivere il testo fornito per l’occasione.
LEGGERE IL DISEGNO, RACCONTARE IL DESIGN: la parola design (che è un ritorno semantico alla parola rinascimentale “disegno”) significa “progetto”, ovvero disegno di un’idea. Diversamente dai designer che chiamano in causa il ductus, gli autori interpellati invocheranno per sé il diritto al dilectus e alla capacità di s-piegare gli oggetti a proprio piacimento, appellandosi alla possibilità di crogiolarsi in un loisir estetico che li metta “a proprio agio”, come se si stessero effettivamente accomodando sulle sedie esposte in mostra e volessero picchiettare sui tasti delle macchine da scrivere. Ovviamente READESIGN non è un’esposizione concepita per sedersi ma per sedurre lo spettatore: l’arredo domestico sarà il momento/motivo scatenate per funambolici intrichi (di senso) e imprevedibili incontri (tra persone e oggetti).
Dopo il trinomio Thonet-Krüger-Francalanci, il nuovo appuntamento della rassegna READESIGN si pone in polemica con la sedia No.14 esposta negli scorsi mesi. Rispetto alla tecnica della curvatura vaticinata da Thonet, molto in voga tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, nel 1917 Gerrit Thomas Rietveld progetta una sedia in legno laccato ricorrendo a un sistema di angoli retti e piani inclinati. Mediante giunzione e incasso, i listelli e le tavole di legno usati da Rietveld si ispirano alle teorie del Neoplasticismo (la cui fondazione, a Laren, in Olanda, risale non a caso al 1917) in rapporto con gli ambienti del vissuto. Molto più che un semplice arredo, la Red and Blue è una scultura che sintetizza lo spirito di De Stijl con elementi plastici-coloristici in blu, giallo e rosso.
La predominanza del colore rosso caratterizza anche la macchina da scrivere Valentine di Ettore Sottsass jr – portatile che veniva famigliarmente chiamata “La Rossa” e aveva la particolarità di scivolare in un contenitore con cui faceva corpo – realizzata negli stabilimenti della Olivetti di Ivrea, che per decenni è stata sinonimo di scrittura meccanicizzata. Alla maniera di Rietveld, anche la Valentine di Sottsass è priva d’ornamento, la forma e la funzione si armonizzano tra loro, dimostrando come l’aspetto progettuale e produttivo fossero in grado di traghettare l’industria verso la modernizzazione. Il connubio tra la Red and Blue e la Valentine è stato affidato a Marco Belpoliti, che si interrogherà su questi due capolavori del design internazionale.