Raul Gabriel – Il corpo fuori norma (Via Crucis)

Informazioni Evento

Luogo
ROCCA DI ROMANENGO
Via Castello 2 (26014) , Romanengo, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni 16.30-19, esclusa domenica 16 aprile (Pasqua). Accompagnerà la mostra una pubblicazione con testi critici di Stefano Castelli e Giovanni Cesare Pagazzi.

Vernissage
11/04/2017

ore 21

Contatti
Telefono: +39 037372117
Email: protocollo@comune.romanengo.cr.it
Artisti
Raul Gabriel
Generi
arte contemporanea, personale
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Segni neri su una superficie bianca raccontano una storia in quattordici tappe. Le forme sono grumi di bitume, memorie di grafismi, aloni. Eppure il significato è trasparente: è la Via Crucis contemporanea che Raul Gabriel porta a Romanengo (Cremona), nella Sala mostre nei sotterranei della Rocca.

Comunicato stampa

Segni neri su una superficie bianca raccontano una storia in quattordici tappe. Le forme sono grumi di bitume, memorie di grafismi, aloni. Eppure il significato è trasparente: è la Via Crucis contemporanea che Raul Gabriel porta a Romanengo (Cremona), nella Sala mostre nei sotterranei della Rocca (via Castello, 2), dall’11 al 17 aprile 2017. La mostra, organizzata dall'assessorato alla Cultura del Comune di Romanengo, si inserisce come tappa conclusiva di un percorso che ha chiamato l’artista italoargentino di stanza tra Milano e Londra a confrontarsi con ipotesi per la riqualificazione dell’antica chiesa francescana di Santa Maria della
Misericordia.
Una Via Crucis per nulla tradizionale, «interpretata in modo peculiare, eccentrico e anticonvenzionale ma anche paradossalmente fedele» afferma Stefano Castelli, curatore e critico di “Arte” e “Artribune”: «Tra apparizione e sparizione, la presenza umana (divina) è suggerita, sempre sospesa tra concretezza ed evanescenza. Merito di una pittura che mescola tratti di solidità e momenti più “liquidi”, in movimento. In questi dipinti, i tratti di espressività (mai di espressionismo) sono compensati da tratti di solidità, fermezza, quasi di freddezza. Al gesto costruttivo risponde un gesto che ha a che fare con la sottrazione, con l'economia espressiva, con il raffreddamento. I due gesti contrari non giungono però uno dopo l'altro, in una sequenza di affermazione e negazione, ma simultaneamente, fusi in un insieme volutamente controverso. Con un cambio di prospettiva la protagonista dei patimenti sarebbe la forma stessa. La Via Crucis di Raul Gabriel racconta le vicissitudini della forma per affrancarsi da una logica binaria che la oppone al contenuto. Si manifesta così la persistenza di una forma astratta ma non completamente disincarnata».
Nelle stazioni di Gabriel, infatti, a essere protagonista non è il simbolo dello strumento del martirio ma il corpo: “Il Corpo fuori norma. La Via Crucis della forma”, come recita il titolo della mostra. Il perché lo spiega il teologo Giovanni Cesare Pagazzi, docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e all’Accademia di Brera: «Non si riesce a distogliere lo sguardo da questo coagulo di carne la cui forma è appena percepibile nella sua quasi deformità. Non si tratta di un corpo “messo a norma”, come tanti corpi che girano su questo mondo; corpi corrispondenti a norme anatomiche, culturali, alla moda, o artistiche. Norme così severe che escludono i corpi non “a norma”: malati, vecchi, brutti, deformi perché non perfettamente conformi alle norme. Questa Via Crucis è come la restituzione – in presa diretta – della plasmazione del corpo di Cristo, da parte delle esperte mani del Padre. Sono mani che aggiungono dove non vorremmo aggiungessero, tolgono e asportano dove non vorremmo togliessero e asportassero. Ma solo così si dà forma. Perciò il corpo di Cristo di questa Via Crucis è un corpo ospitale: non avendo forma “a norma”, è in grado di ospitare tutti i corpi, quelli “a norma” e non».
È dopotutto il cuore della poetica di Raul Gabriel, per il quale «il corpo è imprendibile, sempre in processo; non è semplice trovare il modo di trasmettere l’idea di corporeità vitale, renderla incontrabile. Non credo vi
sia una formula stilistica. A differenza che in altre epoche, sappiamo che la corporeità non coincide necessariamente con la figura o la non-figura. Il punto è comunicare una forza interna che palpita, inserire nel dipinto un fremito: e questa è un’operazione che non dipende dalla rassomiglianza delle linee, dei segni e delle materie con un elemento riconoscibile, bensì dalla capacità di trasferire la vibrazione vitale nel gesto e nella forma».
Accompagnerà la mostra una pubblicazione con testi critici di Stefano Castelli e Giovanni Cesare Pagazzi.

RAUL GABRIEL
È nato nei sobborghi di Buenos Aires nel 1966. Dopo un periodo dedicato alla sperimentazione in musica e un lungo viaggio a Santa Fe de Bogotá, alla fine del 1998 si converte alle arti visive, si reca a Milano, poi a Londra, dove in pochi anni gli vengono dedicate numerose mostre pubbliche e private. La sua ricerca artistica parte dal corpo, meglio inteso come identità biologica della realtà, e dai suoi processi mutazionali declinati nelle varie forme estetiche. Ha esposto a Milano a Palazzo delle Stelline, Fondazione Mudima, Fondazione Rivoli 2, Museo Diocesano; a Roma alla Quadriennale, Studio Pino Casagrande e Fondazione Wunderkammern; a Firenze nella basilica di San Lorenzo; a Spoleto a Palazzo Collicola e nell’ambito del Festival dei 2 Mondi; a Londra a Battersea Park e alla Broadbent Gallery; a Berlino al Flughafen Berlin Tempelhof. Vive e lavora tra Milano e Londra.

STEFANO CASTELLI
Nato a Milano nel 1979, è critico d'arte, curatore e giornalista. Come curatore si occupa di mostre in spazi pubblici e privati, di giovani artisti e autori affermati. Pubblica i suoi articoli sulle riviste specializzate “Arte”
e “Artribune”.

GIOVANNI CESARE PAGAZZI
Insegna Teologia alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale (Milano) e allo Studio teologico riunito dei Seminari di Crema - Cremona - Lodi - Vigevano. È docente di Estetica del sacro all'Accademia delle Belle Arti
di Brera.