Questo progetto non ha un futuro

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA RAUCCI/SANTAMARIA
Corso Amedeo Di Savoia Duca D'aosta 190, Napoli, Italia
Date
Dal al

mar-ven ore 15-18.30

Vernissage
24/02/2017

ore 18,30

Artisti
Danilo Correale, David Robbins, Paolo Puddu, David Jablonowski
Generi
arte contemporanea, collettiva
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“Questo progetto non ha un futuro” indica il pericolo contenuto in una formula che , svincolata dalle caratteristiche della ricerca e della storia, induce a farci pensare in limiti temporali funzionali l’esistenza delle persone negando il futuro soprattutto per le giovani generazioni.

Comunicato stampa

Pensare di non avere un domani è sicuramente qualcosa che atterrisce ogni persona. Non avere la certezza di una autodeterminazione nel futuro conduce ad una statica impotenza e all’ ansia. Eppure inconsapevolmente, e condizionati dai prodotti che ci circondano, viviamo in un’epoca in cui ogni cosa è fatta per essere consumata e con tempi limitati di durata. Ciò che viene definito come obsolescenza programmata non solo è determinante per gli aspetti psicologici e sociali ma modifica la percezione del futuro e si relaziona a discussioni di carattere culturale ed estetico. Questo uso limitato nel tempo è soprattutto parte integrante dell’offerta dei prodotti del mercato dell’elettronica. Con promesse di efficienza e rivestite da un involucro estetizzante, non sempre soddisfano le aspettative e tradiscono la semplicità e funzionalità dei programmi precedenti.
I prodotti, resi desiderabili nella loro finzione di sviluppo contemporaneo, adottano stili di un passato recente. Essi rappresentano un placebo di un ibrido e scadente modernismo, legati ad una memoria rassicurante, che si traducono in forme generate da una perversione moderna.
È un desiderio di modernità a buon mercato che paralizza la memoria selettiva per favorire il consumo. Si esclude qualsiasi qualità nella realizzazione del progetto dell’oggetto, che ha già predeterminato in sé la sua fine ed è soffocato da un’estetica fittizia.
Oggetti che sono pubblicizzati dai messaggi che si autoriproducono attraverso algoritmi e invadono i social che determinano l’appartenenza al gruppo nella condivisione. Sia funzionalità che estetica sono banalizzate e non producono più alternative perché indirizzate solo all’immediato effimero compiacimento di una memoria collettiva deprivata di tutto il processo creativo che lo ha prodotto e della parte fondante del progetto.
Progetto che, in questo caso, è inevitabilmente svilito e slegato dalla ricerca perchè è totalmente subordinato a un processo economico che non può più permettersi sperimentazione producendo un’ambigua versione del domani. Le caratteristiche del processo creativo, legate all’analisi della storia in simbiosi con le opportunità date dalle nuove tecnologie, cadono in contradizione con gli aspetti principali della fase progettuale che considera le possibilità di un avanzamento proiettato in un domani migliore. Il concetto di utopia è oramai desueto ed è stato etichettato negativamente per fare spazio al contrabbando della mercificazione. Anche una parte dell’arte, che è sede principale di ricerca, non è immune dalle caratteristiche obsolescenziali. In parte risponde ai dictat fin qui descritti piegandosi al volere di un mercato che soddisfa gli appetiti attraverso opere facilmente digeribili e consumabili nel minor tempo possibili. “Questo progetto non ha un futuro” indica il pericolo contenuto in una formula che , svincolata dalle caratteristiche della ricerca e della storia, induce a farci pensare in limiti temporali funzionali l’esistenza delle persone negando il futuro soprattutto per le giovani generazioni. L’argomento trattato suggerisce diverse tipologie di discussioni così vaste che non potrebbero essere spiegate in queste poche righe. Gli artisti invitati in questa mostra sono scelti per caratteristiche di argomenti e studio che analizzano nel loro lavoro e che coincidono con il tema trattato. Con diversa sensibilità essi decifrano i rapporti con i nuovi media, le implicazioni sociali ed economiche che intrecciano con il mondo. Conducono, nell’investigazione degli effetti che i media producono, una ricerca relazionabile alla propria sfera emozionale ed interiore nella possibilità di un auspicabile ed utopico cambiamento.

Didascalia foto in cover: Paolo Puddu: "Smerghetto Time (behind his back)" 2017 – Stampa fotografica su carta cotone - 90x72 cm ognuna - C.sy l’Artista e Galleria Raucci/Santamaria Napoli/Milano