Quarta Vetrina – Enrica Borghi

Informazioni Evento

Luogo
LIBRERIA DELLE DONNE
Via Pietro Calvi 29 , Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
17/05/2017

ore 18,30

Curatori
Francesca Pasini
Generi
arte contemporanea, personale
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Enrica Borghi ha iniziato molti anni fa a “riciclare” le bottiglie d’acqua per farne delle sculture: Regina (Castello di Rivoli,1999), Architettura di luce (Maga-Gallarate, 2004), Palle di Neve (Luci d’Artista Torino,1998/2008-2009), Meduse (Mambo-Bologna 2013). Per la Quarta Vetrina crea Groviglio.

Comunicato stampa

Enrica Borghi ha iniziato molti anni fa a “riciclare” le bottiglie d’acqua per farne delle sculture: Regina (Castello di Rivoli,1999), Architettura di luce (Maga-Gallarate, 2004), Palle di Neve (Luci d’Artista Torino,1998/2008-2009), Meduse (Mambo-Bologna 2013).
Per la Quarta Vetrina crea Groviglio.
Una miriade di bottiglie tagliate, scaldate e deformate in filamenti quasi organici. Si addensano in vari colori, creano varchi quando le bottiglie sono trasparenti, qualche “organismo” guizza a lato come volesse liberarsi, qualcun altro pende verso terra.
I resti che nuocciono (la plastica) virano nell’arte trasformando la confusione in fusione con la conoscenza che ognuno deve districare per sé.
Enrica Borghi tocca il punto nevralgico tra rifiuto e ricerca di altre energie, così sfida la scultura. Marmo, bronzo, ferro sono i suoi materiali, richiamano l’origine della materia e delle civiltà alle quali hanno dato nome. I materiali di scarto danno nome alla civiltà attuale?
Le sculture di Enrica Borghi giocano sull’indistruttibilità della plastica e sulla fusione, un processo tipico della scultura, ma seguono un altro tipo di gravità. Pendono dal muro, dal soffitto, suggerendo un ribaltamento dello spazio.
Groviglio tiene in equilibrio l’invasione quotidiana della plastica e l’intrico psichico che può essere altrettanto indistruttibile. Lei dice, “a volte bisogna accettare qualcosa di sé, che è sprofondato, allora il residuo diventa presente”. E se il Groviglio è in vetrina, non c’è che guardarlo, cercando il punto in cui il materiale vira nella creazione. Allora, avviene una fusione con l’arte e con sé.