Prière de Toucher
Prière de Toucher è un “dispositivo” costruito attraverso gli scambi di idee con Giulia Brivio e grazie al lavoro di tutti gli artisti che fino ad ora vi hanno partecipato, consentendogli di “prendere corpo”.
Comunicato stampa
PRIÈRE DE TOUCHER
Giulia Brivio, Ermanno Cristini,
Davide Allieri, Roberto Amoroso, Emanuela Ascari, Marco Belfiore, Lorenza Boisi, Maurizio Bongiovanni, Maurizio Candeloro, Gaia Carboni, David Casini, Daniele Carpi, Lia Cecchin, T-Yong Chung, Rudi Cremonini, Carl D'alvia, Valentina D'Amaro, Giovanni De Francesco, Oppy De Bernardo, Sara Enrico, Francesco Fossati, Enza Galantini, Nicola Genovese, Marco Lampis, Filippo La Vaccara, Lucia Leuci, Tiziano Martini, Franco Menicagli, Yari Miele, Concetta Modica, Gianni Moretti, Marzia Moretti, Aldo Mozzini, Andrea Nacciarriti, Marco Pezzotta, Fabrizio Prevedello, Arend Roelink, Marzia Rossi, Laura Santamaria, Lidia Sanvito, Dario Sbrana, Luca Scarabelli, Gian Paolo Striano, Cristiano Tassinari, Marcello Tedesco, Eugenia Vanni, Devis Venturelli
Mercoledi 15 Ottobre 2014 dalle ore 18
MARS, Via Guido Guinizelli 6, Milano
Prière de Toucher è un “dispositivo” costruito attraverso gli scambi di idee con Giulia Brivio e grazie al lavoro di tutti gli artisti che fino ad ora vi hanno partecipato, consentendogli di “prendere corpo”.
Sì, perché Prière de Toucher ha a che fare con il corpo e, saccheggiando il titolo del noto lavoro di Marcel Duchamp, rimanda inevitabilmente al mostrare. In breve Prière de Toucher si interroga sui confini del corpo e sulla natura dell’esibizione, e, forse, è una modalità del mostrare nonostante si preoccupi solo di nascondere.
"Prière de toucher" è un ciclo di mostre, ognuna con una propria caratteristica strettamente dipendente dal luogo che la ospita. La prima è stata fatta ad Imola a Novella Guerra nell’ottobre 2013 insieme a Patrizia Giambi e a Microcollection; la seconda a Something Like This a Firenze il maggio scorso insieme a Oppy De Bernardo e Aldo Mozzini e questo è il terzo apputamento.
Recentemente, il n°12 della rivista Boite dedicato all’”opera nascosta” presenta l’intera operazione.
Nella mostra pensata per MARS ho voluto coinvolgere tutti gli artisti che in tempi diversi hanno esposto in questo spazio invitandoli a preparare un lavoro la cui esposizione si risolvesse in un nascondimento. Normalmente quando siamo inviati ad una mostra ci preoccupiamo di come mostrare il nostro lavoro; in questo caso si tratta di preoccuparsi di come nasconderlo, magari presentando anche cose molto visibili ma che in realtà servono solo a nascondere un’opera che non si vede.
Hanno aderito una cinquantina di artisti ed è curioso pensare allo scarto tra l’elevato numero di opere e le “microdimensioni” dello spazio; uno scarto entro cui si consuma il paradosso di un eccesso di visione dove però in realtà quello che si vede non è quello che c’è da vedere.
“Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto”, annotava Italo Calvino; dietro a tutto aleggia una domanda: si può toccare ciò che non si vede? E, nascondere è forse l’essenza del mostrare?
In tempi in cui non c’è realtà fuori dall’“exhibire”, l’interrogativo assume un senso particolare.
Ermanno Cristini