PriamArt duemila15

Informazioni Evento

Luogo
FORTEZZA MONUMENTALE DEL PRIAMAR
Corso Giuseppe Mazzini , Savona, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni, con orario continuato dalle 10,30 alle 18,00.

Vernissage
06/09/2015

ore 16

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Nell’emozionante e monumentale baluardo a picco sul mare, un tempo cattedrale, poi fortezza ed infine prigione militare che ha “ospitato” anche Giuseppe Mazzini, si potranno dunque ammirare le opere di artisti importanti del nostro territorio, ma anche ungheresi e spagnoli.

Comunicato stampa

Domenica 6 settembre 2015 Alla Fortezza del Priamàr di Savona si inaugura la mostra internazionale “PRIAMART duemila15”.

Domenica 6 settembre 2015, alle ore 16.00, presso il Salone della Sibilla della Fortezza del Priamàr di Savona, in corso Mazzini 1, si inaugura la mostra “PriamArt duemila15”. In visione, nelle otto suggestive cellette dell’antico fortilizio, le opere degli artisti Aurora Bafico, Berzsenyi Balàzs, Francisca Bravo, Rosa Brocato, Franco Buffarello, Marina Carboni, Leonardo Alberto Caruso, Maria Pia Fiorentini, Anna Marini, Enrico Merli, Lucio Nocentini, Nadia Ponte, Matilde Porcile Pezzoni, Paola Rapetti, Alberto Scarcella, Ondina Unida.
Hanno concesso il patrocinio la Regione Liguria, il Comune di Savona, la Camera di Commercio di Savona, il Consolato Generale di Ungheria di Milano e il Consolato Onorario di Ungheria di Genova. Al vernissage sarà presente l’assessore Elisa Di Padova.
L’esposizione è stata organizzata da Pietro Bellantone dell’associazione culturale EventidAmare di Genova, in collaborazione con l’Associazione Liguria-Ungheria. La mostra è stata curata quest’anno, dopo le precedenti prestigiose collaborazioni di Germano Beringheli, Luciano Caprile e Stefano Bigazzi, dal critico e storico d’arte, Daniele Grosso Ferrando che recensisce: « I lavori in mostra oscillano fra linguaggio figurativo e linguaggio astratto in una molteplicità di soluzioni e di esiti stilistici”. L’introduzione in sede d’inaugurazione sarà a cura dello stesso Grosso Ferrando. Seguirà, al termine, un incontro enogastronomico ligure-ungherese.
Nell’emozionante e monumentale baluardo a picco sul mare, un tempo cattedrale, poi fortezza ed infine prigione militare che ha “ospitato” anche Giuseppe Mazzini, si potranno dunque ammirare le opere di artisti importanti del nostro territorio, ma anche ungheresi e spagnoli. La mostra sarà aperta al pubblico sino a sabato 19 settembre 2015, tutti i giorni, con orario continuato dalle 10,30 alle 18,00. Ingresso libero e catalogo Erga gratuito della mostra, per i visitatori, fino ad esaurimento delle scorte.

Per ulteriori informazioni contattare l’associazione EventidAmare mobile +39.348.156.39.66, e-mail [email protected] oppure il Servizio Cultura e Turismo Comune di Savona, telefoni 019.83.10.50.05-019.83.10.50.23, e-mail [email protected].

Approfondimenti
L' io è gioco? Probabilmente sì, tenendo conto che la parola gioco, come quella francese jeu, contiene la radice “io”. La creazione é gioco, divertimento della mente e delle mani? Forse sì, in quanto l' artista è “ un eterno bambino “(Mirò) e “ la cultura nasce in forma ludica e viene innanzitutto giocata “(Huizinga). Tutta l' arte è gioco? Forse sì, perché la vita è gioco e l' homo, oltre a essere sapiens e faber, é anche ludens. Il primo a riconoscerlo è stato Kant che nella Critica del giudizio ha spiegato come “ l'arte abbia in comune con il gioco la libertà e il disinteresse “.
Il fascino dell' arte sta infatti tutto nell' incantesimo della creazione dove l' artista/ demiurgo è come il bambino che immagina di essere re, cavaliere o pirata. Del resto, il valore del gioco è presente in culture molto antiche, dove il dio che gioca, giocando crea, come nel mito sumerico di Adapa, creato per gioco da Ea, signore della sapienza e della saggezza. Giocare con l' arte è certamente uno dei principi base dell' estetica contemporanea, da Duchamp a Klee, da Savinio a Depero da Man Ray a Munari e vale come magico ritorno all' infanzia e come metaforica liberazione da una realtà sempre più enigmatica e alienante. A partire da Nietzsche il mondo pesa, infatti, sul nostro io e l' artista sente la necessità di trasformarlo in un gioco dove l' adulto lascia il posto al bambino che sfida il destino con i suoi occhi pieni di meraviglia e stupore.
Giocare, nel senso filosofico più alto, e creare sono il filo conduttore della bella mostra collettiva al Priamàr, un ' esposizione che rafforza l' amicizia culturale fra Italia e Ungheria e testimonia la vitalità, spesso incompresa, dell' ambiente artistico genovese. Le opere esposte indicano che il ritorno alla pittura e alla “ manualità “ del fare arte, iniziato nei primi anni ' 80 con la Transavanguardia, dopo le sperimentazioni anti/pittoriche degli anni '60 e '70, sia diventato una componente oramai irrinunciabile del panorama artistico contemporaneo.
I lavori in mostra oscillano fra linguaggio figurativo e linguaggio astratto in una molteplicità di soluzioni e di esiti stilistici.
AURORA BAFICO dichiara il suo amore per Genova dipingendo suggestivi scorci urbani (Campetto), resi con profonda commozione, in cui il ricordo si fa luce, emozione e colore.
La luce è protagonista assoluta nelle opere di ANNA MARINI ( Papaveri), una luce che accende i colori e trasfigura la natura in una grandiosa sinfonia cromatica .
ENRICO MERLI è anch'egli un poeta della luce e il suo Portofino cattura la bellezza e l' incanto metafisico del paesaggio con rara intensità cromatica, tanto da evocare le magiche atmosfere di Rubaldo Merello.
Echi pop si avvertono in Madonna di NADIA PONTE, dove il forte impatto visivo è ottenuto grazie alla potenza trasfigurante del colore che allontana l' immagine da una meccanica riproduzione del reale, nel ricordo delle Marilyn di Andy Warhol.
Le radici siciliane sono evidenti in Trinacria di ROSA BROCATO, un “ paesaggio alla memoria”, dove la scomposizione delle immagini evoca le visioni simultanee dei Futuristi e il colore si accende in toni corruschi e in bagliori di luce.
Per FRANCO BUFFARELLO ( in mostra il grottesco Ecce homo con fagiolini) l'ironia, amara e beffarda, svela la falsità di un mondo senza senso dove tutto è maschera e finzione e l' unico spiraglio ( o difesa?) è svelarne il lato comico e paradossale.
Il rapporto e la compenetrazione fra immagini e spazio è alla base delle ricerche pittoriche di MARINA CARBONI, come dimostra Malattia del cuore e della mente, in cui la figura umana, inquietante e onirica, si fraziona in piani di colore definiti da linee sinuose e fluttuanti.
LUCIO NOCENTINI gioca sulla dissonanza fra il soggetto (Omaggio alla Scapigliatura) e la resa pittorica, monumentale e decorativa, che genera in chi osserva un turbamento visivo e un effetto spiazzante.
Alcune opere esplorano i labili confini fra figurativo e astratto: è il caso di FRANCISCA BRAVO che in Alta marea evoca il paesaggio marino attraverso sensazioni cromatiche percorse da una inesauribile energia vitale.
Sulla stessa lunghezza d'onda è Case di Liguria di MATILDE PORCILE PEZZONI, in cui le suggestioni dell' amato paesaggio ligure si trasformano in una astratta tassellatura cromatica dove il dato naturale diventa emozione interiore.
Il colore trionfa in Paesaggio di LEONARDO ALBERTO CARUSO, un colore che satura la superficie con una violenza gestuale di matrice espressionista, esasperando così il lato emotivo della realtà rispetto a quello della pura percezione.
ALBERTO SCARCELLA, in Senza titolo, ottiene una netta contrapposizione fra la precisione geometrica dei piani colorati e il desolato grigiore di una deserta e anonima città, specchio tragico di una disperata condizione umana priva di valore e di luce.
Le sperimentazioni polimateriche di ONDINA UNIDA sono evidenti in Il messaggio e l'attesa, in cui la dimensione onirica e la sospensione temporale creano una sensazione di magica attesa che ricorda i sogni surrealisti.
In Composizione geometrica, MARIA PIA FIORENTINI usa un vocabolario astratto di segni geometrici, liberi da rigide strutture formali e lontani da ogni disciplina costruttiva, tanto da avvicinarsi agli alfabeti pittorici di Paul Klee.
Le ricerche plastiche sono rappresentate in mostra da due opere: in Senza titolo, BALASZ BERZSENYI gioca sulla dialettica fra forma astratta e allusioni figurative con un gusto ironico e una sensibilità per gli effetti di luce che richiamano le “ caricature tridimensionali “ di Honoré Daumier, mentre i Quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco di PAOLA RAPETTI hanno l' aspetto di fossili antichissimi, che sembrano provenire dalle origini dell'universo e, con la loro forma a spirale, sprigionano una carica energetica e una tensione dinamica dalle molteplici sfumature simboliche.
Daniele Grosso Ferrando
EventidAmare ha progettato e realizzato, dal 2010, anno della costituzione, eventi interculturali che hanno previsto l’incontro, lo scambio e il confronto nei settori dell’arte, della musica e dell’enogastronomia. Quella ligure è venuta così ad “abbracciare” culture alcune volte “vicine”, perché appartenenti al bacino del Mediterraneo ed altre invece lontane, grazie anche alla collaborazione ed al patrocinio delle Ambasciate o Consolati di Bolivia, Colombia, Congo, Ecuador, Francia, Haiti, Panama, Perù, Portogallo, Spagna, Tunisia, Ungheria, Uruguay e Venezuela. Importanti collaborazioni: Museo Luzzati, di Germano Beringheli e Luciano Caprile, Stefano Bigazzi, di Erminio Raiteri, Maria Cristina Castellani, Alessandro Bertirotti, l’associazione spagnola Trescucarachas, Eliano Calamaro per la musica,Virgilio Pronzati per l’enogastronomia nazionale e internazionale e Gianpaolo Belloni-Zeffirino, ambasciatore della Cucina Italiana nel Mondo.