Politica e leader nel Lazio ai tempi di Enea

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DELLE SCIENZE - MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ETNOGRAFICO PIGORINI
Piazza Guglielmo Marconi 14, Roma, Italia
Date
Dal al

Feriali ore 9:00 - 18:00 / festivi 9:00 - 13:30

Vernissage
18/11/2011

ore 17

Biglietti

6.00 €; Riduzioni: 3.00 €

Curatori
Anna De Santis
Generi
documentaria, archeologia
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La mostra presenta alcuni documenti archeologici, in gran parte di recente scoperta, di grande importanza per la ricostruzione delle fasi iniziali dello sviluppo del Lazio e di Roma, grazie soprattutto alla loro qualità espressiva.

Comunicato stampa

Questa mostra, a cura di Anna De Santis della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, in collaborazione con la Sezione di Preistoria della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini", presenta alcuni documenti archeologici, in gran parte di recente scoperta, di grande importanza per la ricostruzione delle fasi iniziali dello sviluppo del Lazio e di Roma, grazie soprattutto alla loro qualità espressiva.
L’obiettivo di portare questi materiali all’attenzione del pubblico e di farne percepire il significato e la rilevanza storica, che amplia e rende più articolato il quadro del periodo che va dall’emergere dell’identità latina (XI-X sec. a.C.) alla data tradizionale della fondazione di Roma (ca. 750 a.C.).
La prima comparsa di un aspetto archeologico che documenta il definirsi dell’identità culturale dei Latini si riconosce nell’ultima fase dell’età del Bronzo finale (XI-X sec.a.C., I periodo laziale) nel territorio compreso fra il Tevere e il Circeo. Questa è la regione che gli storici chiamavano Lazio antico (Latium vetus)
I ritrovamenti più consistenti di questo periodo si distribuiscono sui Colli Albani e nell’area circostante.
La facies laziale mostra una forte connotazione regionale. Gli aspetti più appariscenti e significativi si colgono nelle complesse manifestazioni funerarie che vengono elaborate in questo momento, sviluppando il rituale dell’incinerazione che si era affermato nella regione nelle fasi più antiche dell’età del Bronzo finale (XII-XI sec.a.C.) in stretto collegamento con l’Etruria meridionale.
In queste fasi le comunità del Lazio riservavano la sepoltura, con il rituale dell’incinerazione, solo ai personaggi che rivestivano i ruoli sociali più importanti: capi politico-militari e sacerdoti.
Gli elementi distintivi di queste funzioni sono presenti nei corredi funerari in forma miniaturizzata, ma fedele in tutti i particolari agli oggetti reali: il coltello, i doppi scudi e la statuetta, che riproduce il defunto in atteggiamento di offerta alla divinità, sono gli indicatori del ruolo sacerdotale; mentre la spada indica il ruolo di capo politico-militare.
In alcuni casi, i defunti rivestono sia il ruolo sacerdotale che quello politico-militare, come nella tomba 1 di Quadrato di Torre Spaccata.
Alcune sepolture femminili documentano la presenza di sacerdotesse, come la tomba da San Lorenzo Vecchio.
Nella I età del Ferro, quando compaiono vere necropoli per tutti i membri delle comunità latine, capi e sacerdoti continuano ad essere incinerati e forniti di un corredo miniaturizzato.
Nella mostra sono esposti i corredi di alcune tombe dai Colli Albani e delle sepolture ad incinerazione scoperte recentemente nel territorio alle pendici nord-occidentali dei Colli, nelle località Quadrato di Torre Spaccata e Santa Palomba. Viene illustrato il processo di rafforzamento dell’identità etnica e culturale dei Latini che si sviluppa in questo periodo nel Latium vetus sotto la guida di capi religiosi e politici, il ruolo trainante svolto in questo processo dalle comunità dei Colli Albani con l’area immediatamente adiacente e il profondo significato politico e sociale del rituale dell’incinerazione che viene elaborato in questo momento.