Pino Settanni – Kabul 2002-2005

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA TRICROMIA
Via della Barchetta, 13 – 00186, Roma, Italia
Date
Dal al

dal martedì al venerdì 14.00 - 20.00 | sabato 10.00 - 19.00

Vernissage
10/04/2014

ore 18

Artisti
Pino Settanni
Curatori
Paola Paleari
Generi
fotografia, personale
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Della vasta produzione del fotografo pugliese, Tricromia ha deciso di presentare il progetto dedicato alle donne di Kabul: una serie di elaborazioni digitali realizzate dall’artista stesso sulla base di fotografie analogiche scattate nella capitale afghana tra il 2002 e il 2005.

Comunicato stampa

Galleria Tricromia ospita, per la prima volta presso i suoi spazi, una mostra di fotografia. La scelta di aprirsi a una diversa forma espressiva intende sposarsi alla vocazione tradizionalmente grafica della galleria; tale combinazione è magistralmente incarnata da Pino Settanni, artista sfaccettato e poliedrico che è stato definito “un pittore con la macchina fotografica”. Della vasta produzione del fotografo pugliese, Tricromia ha deciso di presentare il progetto dedicato alle donne di Kabul: una serie di elaborazioni digitali realizzate dall’artista stesso sulla base di fotografie analogiche scattate nella capitale afghana tra il 2002 e il 2005.
In questo lavoro, Settanni insiste sulle caratteristiche cromatiche e materiali del burqa, il capo d’abbigliamento tipico delle donne del luogo, amplificando le pieghe del tessuto in lunghe code e larghi vortici di colori. Grazie alla preziosa combinazione tra sensibilità artistica e sapienza tecnica, il fotografo riesce a scardinare la visione comune di questo elemento tradizionale - assunto a simbolo negativo della condizione femminile sotto il regime talebano - trasformandolo in un’esplosione di energia vitale.
La condanna all’invisibilità imposta dall’uomo viene ribaltata e la donna diventa assoluta protagonista dell’immagine: fiera erede delle antiche tradizioni, figlia della terra, del sole e del vento e a sua volta portatrice di vita. Negli stessi anni in cui i media ci restituivano solo immagini di soprusi e violenza, Settanni decide di non concentrarsi sulla guerra, operando una vera rivoluzione dello sguardo – e dunque del messaggio. Assumendosi il compito e la responsabilità di utilizzare l’arte quale reale strumento di salvezza, il fotografo cerca e trova la luce dove tutti vedono il buio e ci comunica in modo inequivocabile che la bellezza risiede negli occhi di guarda.